Marco Zatterin, La Stampa 14/6/2012, 14 giugno 2012
La Grecia lascerà l’euro? Igufi dell’Europa lavorano a tempo pieno in queste ore che seguono il salvataggio delle banche spagnole e conducono alle elezioni greche
La Grecia lascerà l’euro? Igufi dell’Europa lavorano a tempo pieno in queste ore che seguono il salvataggio delle banche spagnole e conducono alle elezioni greche. Profetizzano disastri e bancarotte. Lo scenario è un cataclisma politico ellenico, con conseguente uscita dall’euro, contagio mortale verso Spagna e Italia, fine dell’Eurozona. «Non dico che non possa succedere confessava ieri una fonte europea -. Però le assicuro che non sta succedendo. E sono convinto che non accadrà». A Bruxelles si registra la diffusa convinzione che chiunque domenica vinca le elezioni in Grecia riaffermerà la sua fede nel processo di integrazione continentale. Sanno anche che chiederà di rivedere il memorandum firmato in marzo con Ue e Fmi per il secondo piano di aiuti. E lasciano capire che la spunterà, si immagina con tempi più lunghi e tassi ridotti. Così la Grecia non uscirà dall’Eurozona e tantomeno dall’Unione. L’incognita vera, vista l’incertezza dei sondaggi, è se si arriverà a una maggioranza. Il peggior pericolo sul fronte greco, è proprio l’ingovernabilità. Il resto no. «Non so come sarà la partita, ma posso dirle il risultato», assicura la fonte. Vediamo. Lo scenario non cambia se al potere saliranno Nuova Democrazia o il Pasok, non promettono sorprese. La novità è che non preoccupa nemmeno Syriza. Alexis Tsipras, capo della sinistra radicale, s’è spiegato bene ieri con una lettera al Financial Times . E’ pro Europa. Vuole solo «sostituire il memorandum vecchio con piano nazionale per la crescita e la ricostruzione». E’ vero che brandisce «l’eccessiva austerità che potrebbe portarci fuori dall’euro», ma è considerata una posizione preelettorale. Negoziale. Vuole condizioni migliori. Sa di poterle ottenere. A Bruxelles nessuno vuole ammettere di essere aperto al miglioramento del programma per Atene. In realtà la voce chi si rincorre è che ci sia disponibilità, sebbene non si tratterà di un negoziato facile. Del resto, è la sola via ragionevole per cercare di rimettere tutto in carreggiata. Tsipras è in campagna elettorale, ha capito che giocare contro l’Europa cattiva lo aiuta. Se eletto, cambierà tono. Lo ha fatto anche François Hollande. Qualcuno ricorda ancora i proclami contro il Fiscal Compact da rinegoziare o non ratificare? Chiusi i seggi, sono finiti nel poco o nulla.