Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  giugno 14 Giovedì calendario

ROMA —

In principio, il testo del disegno di legge varato dal ministro Angelino Alfano, subito dopo lo scandalo della Cricca, prevedeva una norma per disciplinare l’incandidabilità a diverse cariche elettive e di governo per chi avesse riportato condanne definitive per delitti non colposi. Però al Senato, per iniziativa di Lucio Malan (Pdl), la materia è stata inserita in una delega al governo che anche con il testo attuale avrà un anno di tempo (dalla pubblicazione della legge in Gazzetta) per piantare i suoi paletti: per tutte le condanne superiori a 2 anni scatta dunque l’incandidabilità (o la decadenza per chi è già in carica) anche per il Parlamento. E questo significa che l’aumento delle pene voluto dal ministro Paola Severino determinerà l’esclusione dalle cariche elettive e di governo di tutti i condannati per reati contro la Pubblica amministrazione. Pierluigi Mantini (Udc), il Pd, l’Idv e anche il governo hanno provato a trasformare la delega in una norma subito vigente — in modo da essere pronti con le nuove norme per le elezioni del 2013 — ma con la fiducia sono venuti meno anche gli emendamenti sull’articolo 10.
Gli articoli di competenza del ministro Filippo Patroni Griffi riguardano, poi, il limite di 5 anni (rinnovabili una volta dopo un’interruzione) per gli incarichi dei magistrati fuori ruolo (emendamento Giachetti); il divieto degli arbitrati non più autorizzati nella Pubblica amministrazione; la garanzia dell’anonimato per il dipendente che denuncia le condotte scorrette di un collega, bilanciate da pene severe per chi calunnia un compagno di lavoro.
Ancora più delicati sono gli articoli del codice riscritti dal ministro della Giustizia, Paola Severino, che alla fine ha dovuto imporre la sua piramide di reati e di pene. Del tutto nuovi sono la corruzione tra privati procedibile d’ufficio (articolo 2635 del codice civile), con pena fino a 3 anni, e il traffico di influenze illecite (fino a 3 anni, fino a 4 se si tratta di pubblico ufficiale) che punisce la «mediazione illecita» tesa a «ottenere indebitamente un vantaggio in denaro...». La concussione viene spacchettata: ci sarà la concussione per induzione (fino a 8 anni) che prevede una pena anche per il concusso (fino a 3 anni). Rimane alta la pena della concussione con minaccia e violenza (fino a 12 anni, con il privato sempre parte lesa).
Sulla concussione per induzione, il 319-quater, è scoppiata una polemica feroce: è «una legge contra personam», argomenta Manlio Contento del Pdl, perché «il reato è stato creato pur di non cancellare il processo contro Silvio Berlusconi sul caso Ruby». Inoltre, il medesimo 319-quater aiuterebbe in termini di prescrizione Filippo Penati (Pd) che comunque deve rispondere anche di corruzione e di finanziamento illecito. Nel pacchetto Severino, ci sono anche la corruzione per l’esercizio della funzione (il funzionario a libro paga) punibile fino a 5 anni, quindi oggetto di intercettazioni; l’innalzamento a 4 anni del massimo per l’abuso d’ufficio (con possibilità di custodia cautelare); la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici: sempre perpetua per le pene sopra i 3 anni ma non per la concussione per induzione. Che interessa l’imputato Berlusconi e l’indagato Penati.
Dino Martirano