Davide Frattini, Corriere dell Sera 14/6/2012, 14 giugno 2012
La Grecia avrebbe in cassa ancora 2 miliardi di euro, sufficienti a pagare le pensioni e gli stipendi degli impiegati pubblici fino al 20 di luglio
La Grecia avrebbe in cassa ancora 2 miliardi di euro, sufficienti a pagare le pensioni e gli stipendi degli impiegati pubblici fino al 20 di luglio. Dopo non si sa. Come ammette anche Antonis Roupakiotis, ministro del Lavoro nel governo che ha amministrato il Paese per un mese tra un’elezione e l’altra. Non conferma le cifre ma dice: «Agosto è fuori dalle mie competenze». Domenica i greci tornano a votare, si preparano a infilare la scheda nell’urna e continuano a ritirare i soldi dai conti correnti: in queste settimane sono usciti dai depositi — calcola il quotidiano Kathimerini — 500/800 milioni al giorno tra prelievi di contanti, bonifici verso l’estero e disinvestimenti. In fuga dal rischio che Atene possa lasciare l’euro, poco rassicurati da rivelazioni come quella del giornale tedesco Die Zeit: «Servirà un terzo piano di salvataggio e verrà discusso nelle prossime settimane». O dagli ammonimenti di François Hollande, il presidente francese: «Gli elettori hanno la piena sovranità, ma devono sapere che se vogliono allontanarsi dagli impegni presi, ci saranno alcune nazioni che preferiranno farla finita con la presenza della Grecia nella moneta unica». Parigi avverte, Washington spera. «Il presidente Barack Obama è convinto che debba restare nell’euro», commenta il portavoce Jay Carney. «Altrimenti andremmo incontro a circostanze peggiori». La minaccia francese suona rivolta ai sostenitori di Alexis Tsipras, il leader della sinistra radicale, che ieri sul Financial Times ha ribadito di puntare a «sostituire il fallito Memorandum con un piano nazionale per la ricostruzione e la crescita». Tsipras sostiene di voler mantenere il Paese nell’euro, boccia le misure economiche «che stanno causando una crisi umanitaria»: «Siamo gli unici a poter garantire la stabilità, perché non portiamo su di noi il peso politico di chi ha portato la Grecia sull’orlo della rovina. Ci impegniamo a ridurre la spessa pubblica attorno al 44 per cento del Prodotto interno lordo entro quattro anni». A 37 anni è il più giovane tra i capi di partito e ha spinto il suo Syriza al secondo posto nel voto del 6 maggio. Gli ultimi sondaggi — quelli resi pubblici risalgono a due settimane fa — confermano che la sfida è ancora tra lui e i conservatori guidati da Antonis Samaras. Che annuncia di voler «modificare» il piano di tagli in cambio di aiuti concordato con la Troika (Unione Europea, Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale). «Quanto sta accadendo in Europa ci offre l’occasione di rinegoziarlo. Non possiamo stracciare l’intesa, sarebbe la ricetta per la catastrofe. La posta in gioco in queste elezioni è chiara: euro o dracma, governo di coalizione o niente governo». Un mese fa nessuno dei partiti era riuscito a formare l’esecutivo. Questa volta Sinistra Democratica (fondata da un gruppo di fuoriusciti da Syriza) potrebbe accettare l’alleanza con il centrodestra di Nuova Democrazia e i socialisti del Pasok, che continuano a crollare nei sondaggi. Tsipras ha sempre rifiutato un patto con i due partiti che hanno dominato per trentotto anni. Samaras calcola che per implementare il piano economico degli avversari «ci vogliono 45 miliardi di euro, non capisco dove possano trovarli». Paragona Tsipras ad Andreas Papandreou, leader storico del Pasok, e dice: «Negli anni Ottanta la Grecia aveva i soldi, adesso non ci sono più». Tsipras viene accusato di populismo anche da quelli che dovrebbero essere i suoi compagni di strada politica. Lo scrittore Vassilis Vassilikos, autore del romanzo Z da cui è stato tratto il film Z - L’orgia del potere sulla dittatura dei Colonnelli, si è candidato a 77 anni con Sinistra Democratica. «Non sono un politico, ho voluto fare un gesto simbolico. Sono rimasto indignato dai toni e dal linguaggio doppio di Syriza. Non è la sinistra a cui ho sempre appartenuto. Ho visto i suoi capi in televisione, appaiono troppo soddisfatti di loro stessi». Davide Frattini