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 2012  giugno 13 Mercoledì calendario

IL CANALE VERO «RUBA» DA RAI E MEDIASET

Possiamo fare tutte le ironie che ci vengono in mente, da «a volte ritornano» a «la tv dei morti viventi», ma l’esordio di Vero (canale 137 del digitale terrestre) merita qualche considerazione in più. Non per la lunga diretta di Corrado Tedeschi, una sorta di Telethon del banale quotidiano, né per gli angosciosi appelli di Maurizio Costanzo, direttore editoriale del canale (sine cura et studio), provenienti da qualche misteriosa Hibernation Cave, né per il ritorno di Marisa Laurito o di Laura Freddi, ma perché questa rete, il grado zero dell’intrattenimento televisivo, è pur sempre una costola significativa di Rai e Mediaset.
Vero è fatto della stessa sostanza di trasmissioni come «Uno mattina», «Verdetto finale», «La vita in diretta», «L’arena», «Domenica in», «Mattino Cinque», «Uomini e donne», «Pomeriggio Cinque», «Forum» e altri appuntamenti simili, nasce dallo spirito di conduttori come Mara Venier, Massimo Giletti, Barbara D’Urso. Scaturisce da un rapporto mortificato con lo spettatore. Certi programmi di Vero non sfigurerebbero nel palinsesto Rai e, ovviamente, vale anche il contrario.
Quella che Alberto Savinio chiamava l’invincibile attiranza, agisce magneticamente di fronte a una discussione condotta da Margherita Zanatta del GF 11 e sostenuta da Francesca Lovatelli Caetani con la partecipazione di Justine Mattera e l’esperto di bon ton Walter Rossi (sembrava la brutta copia di un programma di Paolo Limiti, ma almeno Limiti su Marilyn Monroe era preparato; qui, in poco tempo, il cumulo di scempiaggini si è fatto imbarazzante); o di fronte a una ricetta proposta da Marisa Laurito.
La cosa più curiosa è che Vero, seguendo i dettami della stampa più popolare, fonda la sua strategia comunicativa sul già visto, sul già detto, sul già sentito. Esattamente come fa una larga fetta della Rai, in nome del Servizio pubblico. Abbassando il tiro si diventa padroni del mondo.
Aldo Grasso