Massimo Gaggi, Corriere della Sera 13/06/2012, 13 giugno 2012
IL BRACCIALE DI GATES CHE SCOPRE GLI ALUNNI ANNOIATI —
Un insegnante che spiega bene e sa catturare l’attenzione degli studenti è un patrimonio di valore inestimabile, ma come distinguere i docenti validi da quelli meno capaci o demotivati? Il degrado della qualità scolastica, problema ben noto in Italia, sta diventando un’emergenza nazionale negli Stati Uniti: Paese dell’eccellenza accademica ma nel quale il profitto scolastico sta scivolando su un piano inclinato. Tra le sue tante attività filantropiche, Bill Gates ha investito ben 335 milioni di dollari anche nel «New Teacher Project»: un tentativo di migliorare la qualità dell’insegnamento introducendo nuovi e più efficaci criteri di valutazione.
Ma se il ricorso alla videoregistrazione a tappeto delle lezioni, da sottoporre poi a un esame standardizzato da parte di ispettori che non hanno mai visto scuola, studenti e insegnanti dal vivo, aveva già sollevato molte perplessità, adesso suscita grande sconcerto la sperimentazione di un apposito braccialetto elettronico. Uno strumento che non serve a localizzare gli studenti (come avviene nel caso dei detenuti in libertà vigilata), ma a misurare la loro «risposta galvanica epidermica». In sostanza il braccialetto dovrebbe individuare gli alunni attenti, concentrati, distinguendoli da quelli annoiati, distratti, sulla base degli impulsi elettrici trasmessi dalla cute.
Quello del braccialetto galvanico è solo uno dei tanti esperimenti finanziati dal fondatore di Microsoft (un progetto da 1,1 milioni di dollari), ma la scoperta che la Clemson University ha accettato di aprire le porte a questi test in cambio di un pingue grant (una donazione), sta già provocando polemiche feroci. Gli insegnanti non vogliono apparire una corporazione che rifiuta ogni controllo, dicono che la videoregistrazione delle lezioni può essere positiva se seguita da sessioni moderate da esperti nelle quali studenti e professori, rivisto il filmato, discutono di come rendere più efficace l’insegnamento.
Ma il braccialetto proprio no: roba da galera che, per giunta, non funziona. «Serve solo a misurare l’attività elettrotermica che cresce con l’attenzione ma anche con l’ansia e cala quando si è annoiati, ma anche quando si è rilassati» sostiene Diane Ravitich, attivista e blogger del fronte degli insegnanti. Un ragazzo che emette poca attività elettrica diventa un titolo di demerito per l’insegnante. Ma potrebbe essere un allievo che apprende senza farsi prendere dall’ansia o dall’eccitazione. Mentre non è detto che un alunno teso (e quindi molto «elettrico») sia anche uno che apprende bene.
In realtà i curatori del progetto non si basano solo sul braccialetto. Il piano è di incrociare i suoi risultati con un altro test basato sull’uso della risonanza magnetica. Ma la cosa ha fatto addirittura crescere il tono delle proteste. Nei commenti indignati dei giornali scolastici online sono spuntate immagini del film Arancia meccanica, mentre su Education Week Antony Cody mette in guardia dal rischio di affidare alle macchine valutazioni che solo l’essere umano, con la sua naturale empatia, è in grado di elaborare.
Ed è certamente vero che la macchina (o un esame video standardizzato) non tiene conto di vari fattori, come la difficoltà di insegnare in un ambiente sociale degradato con molti allievi che non hanno il sostegno di una famiglia. Ma è anche vero che fin qui i controlli effettuati negli Usa da ispettori in carne e ossa si sono conclusi con più del 90 per cento dei professori promossi col massimo dei voti. Gates magari esagererà nell’ispirarsi a una cultura digitale che fissa ranking, graduatorie, per qualsiasi cosa. Ma le frustrazioni dalle quali parte il suo esperimento sono più che giustificate.
Massimo Gaggi