Federica Cavadini, Corriere della Sera 13/06/2012, 13 giugno 2012
SE LA PAGELLA DIVENTA VIRTUALE. PRESIDI DIVISI SUI VOTI IN RETE —
L’appuntamento con i compagni di banco. La lenta marcia di avvicinamento, alla scuola, all’atrio, ai tabelloni. La messa a fuoco, classe, nome, primo colpo d’occhio sui sei, i sette, gli otto. Scorsa veloce alla colonna «esiti finali», per vedere se chi era in bilico è ancora in gara. Poi la telefonata a casa, ancora in apnea. E di nuovo sui cartelloni, a perlustrare quelle caselle, a scambiare commenti fra silenzi, sorrisi, emozioni, proteste. Rito collettivo dei tabelloni, superato. «La scuola è in chiaro», è lo slogan del ministero dell’Istruzione. E le pagelle sono online (in questi giorni, perché è tempo di scrutini).
Un clic e la scheda è servita, cruda, immediata, brillante o grigia che sia. La aprono i ragazzi dal pc di casa, nel silenzio della loro cameretta, la vedono i genitori da uffici e smartphone. I voti sono sul sito della scuola materia per materia, da italiano a ginnastica fino alla voce «ammesso». C’è la classe e la scuola intera, una foto di gruppo pubblica come un tweet (con il benestare del Garante della privacy, perché «le informazioni sul rendimento scolastico sono soggette a un regime di trasparenza»).
Prendi il Beccaria di Milano, uno dei primi a compilare pagelle elettroniche: un clic su informazioni, uno su tabelloni ed entri nell’atrio (virtuale) dello storico liceo classico, ecco i risultati delle quinte, sezione A, da Margherita a Carlotta non manca nulla, l’unico spazio bianco è quello della compagna «non ammessa» alla maturità. A bocciati e rimandati i voti vengono comunicati per lettera o telegramma.
Il tema è quello della semplificazione e della scuola digitale, (caro al ministro Francesco Profumo che ha introdotto quest’anno l’esame di maturità con «plico telematico» archiviando un altro rito, quello della buste consegnata nelle scuole dai carabinieri). La risposta — dalla platea dei presidi — è lenta. Il gradimento ancora incerto.
Qualcuno fa il passo ma con riserva: risultati sul sito, con accesso riservato. Altri tentennano o prendono tempo (ma era già stato annunciato il passaggio a pagelle soltanto online a partire dal 2013). Intanto. «Noi esponiamo i tabelloni e li pubblichiamo online lo stesso giorno, lo facciamo da qualche anno — dice il preside del Beccaria, Roberto Proietto —. Fra bacheca fisica e online non c’è differenza. La valutazione è e deve essere pubblica. Entro domani esporremo i risultati delle altre classi e il giorno successivo invitiamo studenti e famiglie a scuola per i colloqui».
Dall’Ufficio Scolastico lombardo l’approvazione del direttore Giuseppe Colosio. «I voti sono atti pubblici, giusto metterli sul sito. È in corso, finalmente, il passaggio graduale dalla carta al digitale, pagelle comprese. E tutte le comunicazione scuola-famiglia dovranno avvenire con questa modalità». «Asettica», è un’obiezione. Non sono tutti entusiasti. «Voti sul sito? Non ci penso nemmeno. Tabelloni nell’atrio e preside sulla porta, disponibile per ragazzi e genitori, la formula è questa. L’aspetto umano conta», è il punto di vista di Michele d’Elia, alla guida dello scientifico Vittorio Veneto.
Monica Galloni, da due anni preside del liceo Righi di Roma, spiega perché anche da lei voti e crediti non saranno sul sito: «Per quest’anno niente. Sappiamo che la direzione è quella, ma ci vuole personale anche per preparare gli scrutini elettronici. In ogni caso preferiamo incontrare studenti e famiglie. E continueremo a farlo».
La pagella online non entusiasma Silvia Vegetti Finzi, psicologa e scrittrice. «Non fa bene né ai ragazzi né alla scuola», sostiene. E spiega: «Andare a vedere i voti a scuola è un avvenimento della classe, la privatizzazione di questo passaggio lascia tutti più soli. Manca l’aggregazione e si conferma la tendenza dei ragazzi a una comunicazione senza presenza fisica. Meglio la condivisione. Meglio i tabelloni. Anche per la scuola: un errore svuotare l’edificio scolastico di avvenimenti che lo rendono istituzione».
Federica Cavadini