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 2012  giugno 12 Martedì calendario

CHI HA PAURA DI IANOUKOVITCH?

L’abbraccio di Napolitano a Gigi Buffon negli spogliatoi dell’Italia felice ha l’aria di un’amnistia morale dispensata a chi butta via – poker e scommesse - un milione e mezzo di euro; un anno di vita di 300 pensionati. Dei soldi guadagnati fa ciò che gli pare e l’ Italia ringrazia per come salta fra i pali. Era nelle previsioni che l’etica sbiadisse nella festa del pallone e l’abbraccio del presidente diventa l’abbraccio della repubblica degli smemorati contenti. Ma se la nazionale crescerà (come sorridono gli analisti sportivi ) finali e semifinali ci aspettano nell’Ucraina di un altro capo di stato, Victor Ianoukovitch, autarca di un paese con giornali, Tv, giustizia al guinzaglio, non ancora dittatura ma la strada è giusta. Ha rovesciato le istituzioni, chiuso in galera Yulia Timochenko, primo ministro dalle trecce bionde che lo aveva sfidato alle elezioni: il processo alla maniera della vecchia Mosca l’ha cancellata per 7 anni dalla scena politica. Il ritorno di Putin riavvicina Ianoukovitch agli amici di sempre e per essere amici si parla allo stesso modo. L’ucraino era la lingua ufficiale di un paese che provava a dimenticare l’ Unione Sovietica. Ianouk lo resuscita e il russo viene riabilitato nella maggior parte delle regioni: scuole, tribunali, radio e Tv devono parlare anche così. Come se il tedesco dell’Alto Adige obbligasse la Sicilia al bilinguismo dei cartelli per strada. Non importa la rivolta del parlamento e piazze agitate. Per evitare l’immagine della nazione scontenta, l’autarca ha in canna una legge che copia l’ultima censura del Cremlino. Chi protesta paga multe da capogiro: 300 mila rubli (7mila euro ) se per caso passa da lì; 600 mila (14 mila euro ) se canta la rivoluzione; mille rubli (22 mila euro) a chi organizza la rabbia anti Putin. Operai a 300 euro al mese, impiegati a 800, dipendenti banche a mille possono mangiarsi il fegato in silenzio o finire ai lavori forzati (“socialmente utili”) per non costringere i figli alla fame. L’Ucraina non dà ancora i numeri delle multe: li preciserà alla vigilia delle finali per isolare nell’ “ammirazione popolare” il palco d’onore del suo presidente seduto fra i presidenti d’ Europa. La Merkel, capo di stato e ministri tedeschi annunciano di rifiutare la poltrona accanto a un personaggio così fino a quando la Timochenko non torna in libertà. Napolitano cosa farà? Scelta che ogni tanto si ripropone. 1976, finale di coppa Davis a Santiago del Cile: Panatta, Barazzuti. Bertolucci e Zugarelli nel piccolo stadio attorno al grande stadio dove nei giorni del golpe Pinochet aveva costretto chi difendeva la democrazia. Torture e colpo alla nuca, più di 3 mila scomparsi. Da noi si accendeva la protesta: “Panatta milionario, Pinochet sanguinario”. Andreotti al governo dice e non dice imbarazzato perché Washington ha riconosciuto la dittatura mentre Italia ed Europa chiudono le ambasciate. Berlinguer fa capire: bisogna restare a casa, invece lentamente cambia idea. La diaspora dei cileni in esilio e le voci di chi provava a resistere imploravano stampa e Tv di raccogliere le speranze sepolte dalla paura. Alla fine Panatta e gli altri giocano e vincono. Con un veniale incidente diplomatico: Panatta cambia maglia, rossa, anziché azzurra e il regime protesta: “comunisti”. Sconsolante che dalle galere dell’ex impero sovietico, la Timochenko ripeta le stesse parole. Guai boicottare l’occasione che può aprire gli occhi su questo paese: corruzione atroce, saccheggio dei notabili, abuso di potere dalla prima poltrona all’ultimo vigile urbano. E poi raccontare strade che non sono strade ma percorsi di guerra. Un suicidio non aprire agli stranieri. La Merkel ci ripenserà ? Napolitano ci sarà? Nel ‘82 Pertini sedeva al fianco di Juan Carlos quando l’ Italia vinceva la coppa del mondo: purtroppo nessun paragone tra l’ultimo Borbone e un comunista riciclato negli egoismi del liberismo centralizzato