Malcom Pagani, il Fatto Quotidiano 12/6/2012, 12 giugno 2012
PALLE, ORANGHI E L’ESORCICCIO: ALTRO CHE NOVITÀ IN VIALE MAZZINI
Vuole la sintesi? Va a casa perché le sono mancate le palle.
A chi, Cesare Lanza?
All’incantatrice di serpenti che dirigeva la Rai. Lorenza Lei ha il cuore incastonato in un petto più villoso di un orango, ma neanche l’ombra di mezzo attributo. Peccato. Sa chi aveva palle d’acciaio? Ettore Bernabei. Il ruvido Agnes, uno che aveva capito la vitale diversificazione della Rai da Mediaset, aveva palle d’acciaio.
Si consoli. Cambierà tutto,
dicono.
Ho visto, come no? Editori, banchieri, economisti. Non si capisce se è un 25 aprile o un 8 settembre. Se li immagina ora i capetti nel bar aziendale? Terrorizzati, a cercar sponde politiche? Un film.
Quale film?
“L’esorciccio”. Scongiuri, riassesti del “cavallo”, acqua santa. “Ma secondo te mi fanno fuori?”, “Resisto o devo chiamare l’onorevole?”.
Cesare Lanza, 70 anni. Matrimoni in serie: “Due legittimi, due semillegali”, 5 figli. Direttore di giornali, fungaiolo di talenti (assunse, tra gli altri, Gian Antonio Stella), sceneggiatore, autore, giocatore d’azzardo. Portò in tv Donato Bilancia e Mike Tyson. Lo fermarono, sulla porta, con Monica Lewinsky. Da due stagioni, nessuno punta più una fiche su “Cesarone”. Epurato. Anche se la parola: “piagnucolosa, insopportabile”, lo ripugna: “Sono pronto a farmi da parte, l’età è quella, mi basta che in Rai chiamino quelli bravi”.
Nomi?
Se parliamo di alto livello, i soliti: Arbore, Fiorello, Gabanelli, Freccero, Santoro. Per il medio, a patto che stia rigidamente nei suoi confini, anche Lucio Presta. Con il basso, invece, sta direttamente parlando.
Presta si offenderà. Lui si considera nei pressi di Dio.
Era un amico, poi è diventato arrogante e vendicativo. Abbiamo rotto e il suo ventriloquo, Mazza, si è occupato del lavoro sporco. Mi blandìva: “Sei un autore di riferimento”. Poi questo campione di stile mi ha fatto fuori impedendomi persino le comparsate come ospite.
Lanza, ma lei a Febbraio è andato in onda in prima serata su Rai uno.
“Socrate” era un progetto di 6 puntate. Mazza ha lavorato perché ne venisse girata una sola. Ho fatto l’11,5%, oltre 3 milioni di spettatori.
Un risultato medio.
Mazza fu più severo. Mi mandò un adorabile sms: “Share deludente, operazione inutile”. Allora mi sono incazzato e ho spulciato negli archivi. Dal primo gennaio, allo stesso orario, non meno di 70 programmi sono andati come o peggio del mio.
Con Mazza ha più parlato?
Mesi fa mi spiegò i rapporti di forza: “Tu al posto mio, tra Presta che porta in dote gli artisti e te, chi sceglieresti?”
Lei cosa rispose?
Che sulla sua poltrona per frequentazioni e opportunismo, non sarei mai arrivato a sedermi. Ai Presta hanno dato in mano le chiavi della Rai.
E domani?
Nella devastazione non c’è domani. C’è una Rai pulita e c’è la squadra dei soliti noti. Ciechi, molli, egoisti. Sa qual è la principale occupazione di molti dirigenti della tv di Stato? Trascorrere due terzi della giornata alla cornetta per prolungare il proprio poterino.
Lei vota?
Agnostico. Dal ’92. Se la Rai fosse un’azienda vedremmo il repulisti. Invece niente. I gattopardismi di sempre.
Monti è andato al capezzale di Lorenza Lei.
Se i banchieri amministrassero con giudizio e persone come Lorenza, enciclopedie del retrobottega Rai, si mettessero al servizio di un’idea, una speranza ci sarebbe. Il problema è che la Lei vuole occuparsi di programmi. Ed è una tragedia. Pensare che le professionalità ci sarebbero.
Qualche nome?
Giancarlo Leone. Di una sublime democristianità. Dirige la divisione intrattenimento, ma al momento giusto, dominando alla Rai un terrificante ambientino commisto a tracce di dirigismo sovietico, gli strappano di mano ogni invenzione.