Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  giugno 12 Martedì calendario

LE NOTTI SENZA SONNO INCUBO DEI TERREMOTATI



«Caro mi è il sonno» dice una statua nella più bella quartina di Michelangelo. Che continua così: «E più l’esser di sasso / mentre che il danno e la vergogna dura». Effettivamente oggi in Emilia converrebbe esser di pietra per non sentire le scosse, che seppur attenuate continuano sia di notte che di giorno, per non vedere i guasti arrecati dal terremoto, che suscitano uno sconforto indicibile, e per non prefigurarsi la vergogna di una ricostruzione lenta e incompleta, che chiunque abbia seguito le vicende aquilane vede incombere come una spada di Damocle su ogni paese della pianura tra Carpi e Ferrara. Un emiliano va a letto e, se si ricorda come si fa, prega. Del resto è quello che l’ingegnere dei sopralluoghi ha consigliato di fare alla mia amica Ester Grossi, pittrice emergente che abita a Bologna in un palazzo decadente dotato di una vecchia, lunga crepa nel vano scale che già impressionava prima e figuriamoci adesso. Dopo ogni minima scossettina gli amici la chiamano per chiedere: «Come sta la crepa?». E lei ogni volta corre a misurarla col righello. Si vive così in Emilia, pensando alle crepe altrui e a quelle proprie, specialmente quando si va a letto. Quella screpolatura sul soffitto c’era anche prima? La crettatura sulla parete riguarda solo la pittura o anche l’intonaco o, peggio, si insinua fra i mattoni? E, comunque, trattasi di muro portante o di tramezzo? Vattelapesca. Che poi comincia a fare caldo e anche l’innalzarsi della temperatura è una brutta notizia per l’emiliano insonne. Una brutta notizia per colpa di due sgradevoli conseguenze: 1) quando si suda è ancora più difficile addormentarsi; 2) non è più pensabile usare il pigiama e c’è il rischio, nel caso di fuga repentina, di ritrovarsi per strada in mutande. E se poi, davanti al portone, subisci l’agguato dello sciacallo mediatico che ti fotografa e ti getta seminudo nel mare magnum della rete? Vengono in mente anche queste cose, dove la terra ha tremato e non sembra voler smettere. A Ferrara gli alberghi hanno visto dimezzare le prenotazioni e poteva andare peggio: «Le disdette erano iniziate con la prima scossa» dice l’assessore comunale alla cultura, «poi sono aumentate col terremoto del 29. La comunicazione della Commissione Grandi rischi ha fatto il resto». Che l’annuncio del terzo scossone, stavolta con epicentro negli immediati dintorni della capitale estense, abbia lasciato in piedi metà della prenotazioni è una notizia fra l’ottimi - stico e l’incredibile: va bene il Palazzo dei Diamanti, va bene il Museo di arte moderna, ma Boldini e Cosmé Tura secondo me possono pure attendere (fra l’altro la mostra dedicata al maestro spagnolo Sorolla è chiusa fino a data da destinarsi). Pernottare a Ferrara se non si è di Ferrara? Ci vuole un certo sprezzo del pericolo e come scriveva Manzoni «il coraggio, uno non se lo può dare». A Bomporto conosco persone con case rimaste intatte che di giorno frequentano la propria abitazione come se nulla fosse accaduto ma al calar delle tenebre scappano nei camper: per loro è l’unico modo di dormire senza riempirsi di sonniferi. Bisogna anche tener presente che c’è casa e casa, solaio e solaio. Quando mi sdraio vedo travetti di legno dall’aria tutto sommato abbastanza amichevole, capisco che possa nutrire pensieri peggiori chi di notte si ritrova sulla verticale una trave di cemento pesante un numero spaventoso di quintali. Ma pure io, al buio, non faccio che pormi domande: non sarebbe il caso di trasferirsi in una casa più bassa? O più nuova? Ho sentito di terremotati che meditano di trasferirsi in Sardegna, la regione meno ballerina d’Italia. Sono cose che si dicono ma non si fanno. Ho letto di edifici di nuova concezione, garantiti antisismici che nemmeno in Giappone: non dubito, e alcuni sono perfino belli, ma quanto costano? Oppure si potrebbe tentare la strada del restauro, del consolidamento: ma come fai a difendere il tuo patrimonio immobiliare se oltre che dal terremoto viene aggredito da quella patrimoniale neanche troppo mascherata che è l’Imu? Alle due di notte non sono riuscito a rispondere nemmeno a una domanda e posso solo sognare di addormentarmi come la statua di Michelangelo: come un sasso.