Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  giugno 12 Martedì calendario

MONTEZEMOLO SI SCANSA: IL CANDIDATO NON SARÀ LUI


ROMA-Fin dalla sua nascita l’obiettivo di Italia Futura è stato quello di far emergere una nuova classe dirigente. E ci si è riusciti, visto che a guidare la fondazione creata dal presidente della Ferrari c’è un gruppo di ricercatori, intellettuali, manager quasi tutti under 40. Del resto l’analisi di Luca Cordero di Montezemolo su questi ultimi vent’anni, quella da cui tutto è cominciato, è proprio che «la nostra generazione », quella di chi ora ha sessant’anni e fa parte dell’establishment di questo Paese, «ha fallito». Ed è un concetto che in queste settimane il presidente della Ferrari è tornato a ripetere ai suoi. Per questo non è detto che, quando Italia Futura entrerà nell’agone politico, la faccia di questo impegno sia quella di Montezemolo. Il quale, ovviamente, è e resterà il regista dell’intera operazione. Ma, per dirla in breve, l’eventuale candidato premier di una lista nazionale legata a Italia Futura potrebbe essere un altro. O, meglio, un’altra. Da qualche temposi fa ilnome diIrene Tinagli, 38 anni, docente di Economia all’Università Carlos III di Madrid, ma anche consulente del Dipartimento Affari Economici e Sociali dell’ONU e della Commissione Europea. Tinagli, che Walter Veltroni aveva voluto nella prima segreteria del Pd, si è conquistata molta visibilità. E una donna candidato, oltretutto giovane, sarebbe un grande segno di novità. Ma non è l’unica leadership che Montezemolo può mettere in campo. Nella scuderia ci sono altri possibili candidati: Andrea Romano, scrittore e docente di Storia contemporanea all’Università Tor Vergata di Roma, oltre che editor di Marsilio, Carlo Calenda, direttore generale del gruppo Interporto campano e oggi il vero motore organizzativo dell’associazione, oppure un’altra donna, Sofia Ventura, un tempo spin doctor di Gianfranco Fini, oggi in prima linea nel proporre il presidenzialismo e il doppio turno. Naturalmente in ambienti vicini a Montezemolo si frena su queste ipotesi. E persino sull’evoluzione dell’associazione: «Discuteremo nei momenti opportuni e con tutti i nostri associati di una eventuale trasformazione politica di Italia Futura». Si ribadisce, in ogni caso, che «la nostra associazione non è mai stata un one-man-show.Ha sempre voluto portare in prima fila una nuova classe dirigente». La road map di quella trasformazione, comunque, si definisce ogni giorno di più. Anche se non ci sarà un momento preciso in cui il presidente della Ferrari annuncerà la sua discesa in campo. «Italia Futura», dicono i suoi, «è già in campo». E lo sarà ogni giorno di più. Con una progressione lenta, ma continua. L’appuntamento con tutti gli aderenti, inizialmente fissato a luglio, si terrà probabilmente a settembre. «Ma non sarà una convention, sarà una riunione interna». Pubblico, invece, sarà il «manifesto per la crescita» che verrà lanciato dopo l’estate. E che sarà rivolto a tutte le associazioni di categoria, le forze produttive, le personalità della scena pubblica e anche alle forze politiche interessate. Una sorta di programma alternativo ai due «poli della conservazione»: quello di sinistra, rappresentato dalla a foto di Vasto (Pd, Sel e Idv) e quello di destra, incarnato da Pdl e Lega. Attorno a questo manifesto si punta a creare una polo nuovo: «riformista, innovativo, liberale». A lavorarci sono anche alcuni think tank vicini all’associazione, tra cui l’Istituto Bruno Leoni, presieduto dall’economista Nicola Rossi, che fa anche parte del direttivo di Italia Futura e sta mettendo a punto il programma economico. Lo spazio che vuole occupare la creatura montezemoliana è, dunque, nel mezzo tra quel che resta dei due poli attuali. Ma senza velleità terzopoliste. Piuttosto, l’idea è che in lì si costruirà il polo vincente o, a seconda di quale sarà la legge elettorale, quello che sarà perno della nuova coalizione di governo. Per questo non deve stupire la scelta a favore del presidenzialismo e del doppio turno, ribadita nell’appello pubblicato sul Corriere della Sera e firmato da una serie di docenti universitari ed esperti tra cui anche Romano e Ventura. Perché il bipolarismo, dicono, è una conquista positiva. Il problema non era lo schema di gioco, ma le squadre. Ossia Pd e Pdl.Ma«il bipolarismo va salvato». Pena, il rischio di finire come la Grecia, con un Parlamento ingovernabile. Per questo si guarda con attenzione alla proposta Alfano. Scommettendo sul fatto che nel 2013 si creeranno nuove squadre. Ma sia chiaro: chi spera di riciclarsi in Italia Futura, può mettersi il cuore in pace. Come si dice in ambienti vicini a Montezemolo, «non imbarcheremo naufraghi». Né si faranno accordi con partiti o leader. Piuttosto si cercherà di occuparne gli spazi. Magari dando seguito all’esperienza del governo Monti. Giovedì all’ Hotel Plaza, per esempio, dove Montezemolo chiuderà i lavori di un’iniziativa sulla crescita digitale, parteciperanno anche due esponenti del governo: Alessandro Fusacchia, coordinatore di una task force del ministero dello Sviluppo Economico e Paolo Peluffo, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.