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 2012  giugno 13 Mercoledì calendario

Italia e Svizzera, cosa cambia? - Italia e Svizzera stanno discutendo un nuovo pacchetto di accordi fiscali, di cosa si tratta? Le trattative tra i due Paesi sono in corso da alcune settimane

Italia e Svizzera, cosa cambia? - Italia e Svizzera stanno discutendo un nuovo pacchetto di accordi fiscali, di cosa si tratta? Le trattative tra i due Paesi sono in corso da alcune settimane. Ieri a Roma il presidente del Consiglio Mario Monti e la presidente della Confederazione svizzera, Evelin WidmerSchlumpf, si sono confrontati per affrontare cinque questioni: la revisione della Convenzione per evitare le doppie imposizioni Italia-Svizzera («Cdi»), la revisione dell’accordo sui frontalieri, lo stralcio della Svizzera dalle liste nere, la regolarizzazione dei patrimoni (conti e depositi) detenuti in Svizzera da contribuenti italiani, il miglioramento dell’accesso al mercato italiano per gli istituti finanziari svizzeri. Come sta procedendo il confronto? Bene. Quelle che intercorrono tra Italia e Svizzera sono relazioni bilaterali eccellenti, ha spiegato ieri in conferenza stampa Monti. Il 9 maggio Svizzera e Italia avevano già ripreso il dialogo bilaterale sul dossier fiscale annunciando l’istituzione di un gruppo di pilotaggio congiunto. Un primo incontro tecnico si è tenuto a Roma il 24 maggio. Il secondo incontro si terrà a Berna a fine mese. Quanto vale per noi il mercato d’Oltralpe? L’interscambio commerciale 2011 ha superato i 32 miliardi di euro, con un incremento delle esportazioni italiane pari al 30% rispetto all’anno precedente e un saldo attivo per l’Italia di 9 miliardi. Veniamo alle questioni fiscali. Come è regolata la doppia imposizione tra i due Paesi? La Convenzione Italia-Svizzera sulle doppie imposizioni risale al 1976. I lavori avviati nel 2001 per rivedere la Cdi non si sono mai concretizzati. Diversamente dalle rivedute Cdi in vigore, come quelle con la Germania e la Francia, la clausola sullo scambio di informazioni contenuta nel testo attuale non rispecchia la norma internazionale, ma corrisponde alla prassi fiscale svizzera in materia di assistenza amministrativa antecedente al 2009. La revisione della Cdi con l’Italia permetterà di adeguare questa disposizione e di risolvere anche altre questioni, segnatamente le aliquote dell’imposta alla fonte. Cosa prevede l’accordo sui lavoratori frontalieri? L’intesa sull’imposizione dei lavoratori frontalieri, che risale al 1974 e si applica ai Cantoni dei Grigioni, del Vallese e del Ticino, è parte integrante della Cdi. Secondo l’accordo, il Cantone Ticino preleva un’imposta alla fonte sui redditi dei frontalieri e riversa il 38,8 % di questo gettito all’Italia. I fondi erano bloccati fino a poche settimane,ma per fare leva sulle autorità dei due Paesi affinché venga riveduto l’accordo l’anno scorso il Canton Ticino ha deciso di versare all’Italia soltanto la metà dell’importo dovuto a titolo di compensazione e di bloccare l’altra metà su un conto. Il mese scorso il Canton Ticino ha liberato l’importo (28 milioni di franchi svizzeri). In quali liste nere è inserita l a Confederazione? Da diversi anni la Svizzera figura su due liste nere italiane. Di conseguenza, l’Italia ha adottato una serie di misure che penalizzano gli scambi transfrontalieri, gli investimenti diretti e l’industria d’esportazione elvetica. La prima lista concerne le persone fisiche e si riferisce all’imposizione dei contribuenti che hanno trasferito il loro domicilio dall’Italia verso un Paese che non ha concluso una clausola di scambio d’informazioni conformemente allo standard internazionale. La seconda si applica alle imprese domiciliate in uno Stato che gode di un regime d’imposizione privilegiato. Che trattamento si prevede in futuro per i depositi italiani in Svizzera? Nel mese di aprile la Ue ha riconosciuto la conformità alla legislazione europea delle convenzioni sull’imposta alla fonte firmate dalla Svizzera con Germania e Gran Bretagna. Con questo via libera l’Italia ha così manifestato a sua volta un certo interesse per il tipo di soluzione. Le convenzioni prevedono il pagamento di un importo forfettario unico per regolarizzare il passato, come pure il prelievo di un’imposta alla fonte che preserva l’anonimato del contribuente (imposta liberatoria per il futuro). Quanto si prevede di incassare da una misura di questo tipo? La stima più attendibile del Tesoro italiano va da un minimo di 10 miliardi di euro ad un massimo di 25 una tantum. A questi si potrebbe aggiungere il gettito annuale dell’applicazione sui capitali anonimi di una aliquota secca del 20%. Cosa pensa di ottenere in cambio la Svizzera? La Svizzera punta ad ottenere un migliore accesso al mercato italiano per i suoi istituti finanziari, così come è avvenuto con gli accordi firmati con Germania, Gran Bretagna e Austria. Esempio: in base alla convenzione con la Germania, per offrire i loro servizi le banche svizzere non sono più tenute ad aprire una filiale nel Paese stesso.