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 2012  giugno 12 Martedì calendario

PER SALVARE LE BANCHE AFFOSSANO GLI STATI



Adesso è sotto gli occhi di tutti: se c’è una legge che non esiste, è proprio quella più sventolata in questi anni per giustificare ogni tipo di operazione, la legge di mercato. Quel che è accaduto nell’ultimo anno prima alla Grecia, poi all’Italia e ora alla Spagna, dimostra senza ombra di dubbio che la legge di mercato è solo un fantasma. Appare quando si decide che questo o quel governo non fa più al caso della ristretta oligarchia internazionale che ormai muove le redini di finanza, economia e politica in quasi tutti gli Stati. Così è stato in Grecia quando il mercato ha fatto fuori governi democraticamente eletti per sostituirli con tecnici più graditi. È accaduto in Italia, con la caduta del governo di Silvio Berlusconi e l’applaudito (solo all’inizio) ingresso a Palazzo Chigi di Mario Monti e della sua squadra di tecnici. Il fantasma svanisce però improvvisamente quando davvero dovrebbe decidere il mercato: lampante il caso delle banche sia in questi mesi che nel clamoroso salvataggio spagnolo di queste ore. La Bce di Mario Draghi con due operazioni di finanziamento a basso costo ha messo a disposizione del sistema bancario europeo un trilione di liquidità. Se la sono bevuta tutta, senza concederne nemmeno un sorso ai popoli d’Europa che boccheggiavano. Ora arrivano i 100 miliardi di euro per Bankia e gli altri mostri della finanza iberica.Un caso lampante di applicazione a rovescio della legge di mercato: si premia chi ha compiuto errori gravi e soprattutto chi ha fatto il furbo. Se la legge di mercato avesse un senso, non dovrebbero essere gli stati ad esserne soggetti, ma certamente dovrebbero esserlo le banche: se una di queste compie investimenti arrischiati, brucia liquidità con speculazioni avventate, dovrebbe fallire. Ogni fallimento di chi sbaglia o viola le regole dovrebbe rendere più solido il mercato. E invece accade il contrario: si salva chi dovrebbe essere condannato, e si fa morire chi è stato alle regole. Non c’è nulla più del doppio caso Bce-Spagna a dimostrare come i popoli e le democrazie di Europa contino meno che zero, mentre il potere vero è in mano alle banche. Il caso Spagna per l’Italia vale gran parte dei 48 miliardi di euro di debito pubblico già emesso o di prossima emissione proprio per finanziare i due fondi di salvataggio previsti nell’Unione europea. È un caso grottesco: all’Italia non è concesso di emettere nuovi titoli per pagare le imprese che hanno venduto beni o servizi alla pubblica amministrazione (hanno crediti per 70 miliardi di euro). Ma viene costretta - come gli altri paesi europei, ad aumentare di due o tre punti di Pil il proprio debito pubblico per pagare i buffi delle banche spagnole. Perché - attenzione - non si tratta di disgrazie o di improvvise disavventure: ma di vere e proprie truffe finanziarie che oggi vengono premiate anche con l’aiuto dei contribuenti italiani. Dobbiamo svenarci per pagare gli errori compiuti da Aurelio Izquierdo, direttore generale di Bankia, il quarto gruppo spagnolo, fuggito alla vigilia dell’incendio al Banco di Valencia con una buonuscita da 14 milioni di euro. Dobbiamo pagare gli errori commessi da un sistema di cui fa parte ad esempio quel Banco Santander di Emilio Botin, signore condannato e poi perdonato grazie al legame con la famiglia reale, per un’ evasione fiscale da 200 milioni di euro. Gli italiani che sudano sette camicie per avere un prestito dalla loro banca ora sono costretti - volenti o nolenti - a tirare fuori dalle loro tasche un fiume di euro che vada a pagare anche il buffo (un miliardo di euro) che gli istituti di credito spagnoli hanno con le principali squadre di calcio di quel Paese. Soldi usati per comprare prima e poi per pagare lo stipendio a Cristiano Ronaldo o Leo Messi, per citare i due calciatori più famosi. Oramai cinque anni fa la crisi esplose in tutto il mondo per le speculazioni compiute dalle banche americane sul mercato immobiliare. Si disse che era una bolla, e che la finanza doveva trovare nuove regole imposte dagli Stati. È accaduto il contrario: soldi pubblici in tutto il mondo sono stati messi a disposizione dei banchieri per ripagare i buchi provocati dai loro errori. E loro hanno continuato a fare come prima, tanto è che adesso salta in aria il sistema bancario spagnolo per le stesse identiche ragioni per cui saltò quello americano. La differenza è che con quei soldi pagati dai popoli le banche hanno iniziato a decidere pure il destino di quei popoli. Aiutare la Spagna oggi invece di punirla rischia di essere la fine della democrazia in Europa.