Roberta Camesasca, varie, 13 giugno 2012
EATALY, PER VOCE ARANCIO
Opinione comune. In periodo di crisi, troppo spesso ci si rassegna a rinunciare alla qualità del cibo che si mette in tavola perché si da per scontato che costi troppo e sia solo per pochi. Non sempre è così. Con un po’ di attenzione, comprando dove la catena distributiva dei prodotti è ridotta al minimo, si riesce comunque a trovare l’eccellenza della gastronomia italiana a prezzi sostenibili.
Eataly apre a Roma. Il 21 giugno sarà inaugurato, a Roma, l’Eataly più grande al mondo: 4 piani sopra l’Air Terminal della stazione Ostiense, per un totale di 17 mila metri quadrati di superficie, 23 ristoranti, 40 aree didattico-emozionali, 8 aule didattiche e più di 5000 prodotti agroalimentari di qualità. «A questo aggiungiamo anche tutta la parte emozionale della produzione a vista. Avremo un punto dove verrà fatta a mano la mozzarella di bufala: si potrà comprare, mangiare in loco o portare a casa», ci spiega Nicola Farinetti. «Poi ci sarà un birrificio, dove produrremo la nostra birra». Ma si farà in diretta anche la pasta fresca (persino fritta come lo gnocco), il pane (fatto con farine biologiche e un lievito madre di oltre 30 anni, il cioccolato e la tostatura del caffè. Eataly sarà aperto dal lunedì alla domenica dalle 10 a mezzanotte. Fino a 6000 i coperti.
Storia. Il primo Eataly aprì a Torino, nel 2007. Oggi si trova a Torino, Pinerolo, Monticello d’Alba, Genova, Milano, Bologna, New York e Tokyo. Oltre a Roma, aprirà anche a Bari, Firenze, Milano, Piacenza.
Cos’è un Eataly. È un luogo in cui comprare, mangiare, degustare e conoscere cibi italiani di alta qualità a prezzi sostenibili e a km zero. «Si può cenare con 10 euro come con 100. Vogliamo convincere la gente che mangiar bene non è un lusso», ha assicurato Oscar Farinetti, il fondatore di Eataly, alla Repubblica. A Roma, ci conferma Nicola Farinetti, «avremo il vino sfuso a due euro, la pizza margherita a 6 euro, piatti di carne piemontese presidio Slowfood sotto i 10 euro. Tutti prodotti, che magari costeranno come gli altri, ma avranno una qualità più alta». Come è possibile? «Il concetto è semplice: abbiamo accorciato la filiera. Compriamo sempre e quasi esclusivamente dai produttori locali e non abbiamo intermediari, così riusciamo a proporre cibi di qualità a prezzi sostenibili».
Analisi. Oscar Farinetti alla Repubblica: «La nostra esperienza nasce da un lungo lavoro di analisi. Abbiamo guardato dove erano più bravi gli altri. Dalla grande distribuzione abbiamo preso l’ informalità, la possibilità di trovare tutto in un posto solo senza che nessuno ti dica "desidera". Dai piccoli negozi abbiamo preso i prodotti eccelsi, la descrizione fantastica, la possibilità di una spesa quotidiana». Il problema era la descrizione del cibo. «Abbiamo riempito un buco raccontando i prodotti».
A vista. Di sicuro richiamo sarà la parte dedicata alla produzione a vista. Perché questa scelta? «Semplicemente perché molte persone non sanno come si fa una mozzarella. La mangiano da quando sono nati, ma non hanno la minima idea di come venga prodotta», spiega Nicola Farinetti. «In secondo luogo, perché così abbiamo un controllo sulla filiera altissimo. In più, mangiare una mozzarella a temperatura ambiente, fatta da poco e non passata in frigorifero, è un’esperienza incredibile. Molto più buona di quella che viene messa su un camion e portata a Milano».
Riconoscere la qualità. Abituati a prodotti industriali, la qualità artigianale dei prodotti agroalimentari si riconosce ancora? «Chi assaggia i prodotti di qualità capisce che sono buoni. Naturalmente più li si conosce, più li si apprezza. Al momento dell’acquisto, è importante capire da chi e come viene prodotta la materia prima che ci si sta portando a casa». Come faccio a capire cosa sto acquistando? «In Eataly, ogni prodotto ha una cartellonistica che racconta la qualità del prodotto, come è fatto, la storia di chi lo produce. Poi basta guardare gli ingredienti: non ci sono conservanti, coloranti o acidi». Al di là di quello che è scritto, spiegherete anche come riconoscere al gusto i prodotti di qualità? «Certo. Per questo sono previsti tantissimi corsi: di pura degustazione, di puro apprendimento, di cucina vera e propria. Teniamo molto al fatto che i nostri produttori vengono in prima persona a spiegare il loro mondo, a raccontare la loro storia, a far assaggiare i loro prodotti».
Corsi di servizio pubblico. Un’ampia parte sarà anche dedicata alla cultura e ai libri. «Abbiamo otto aule didattiche – prosegue Farinetti - ognuna dedicata a un tema diverso e in più una libreria dedicata al mondo del cibo». Cosa verrà proposto? «Un’aula sarà dedicata interamente a quelli che noi chiamiamo “corsi di servizio pubblico”. In pratica, faremo corsi gratuiti di educazione alimentare per i bambini piccoli e corsi gratuiti per i pensionati chiamati “piatti ricchi con ingredienti poveri”: insegneremo alle persone come comprare materia prima di alta qualità ma che costa poco. Ad esempio, invece di comprarsi un branzino, si può prendere una buga». Perché questa scelta di dedicare un’area alla cultura? «Perché è la nostra missione. Vogliamo spiegare alle persone che quello che mettiamo all’interno del nostro corpo è importante tanto quanto un paio di scarpe, se non di più e questo lo si fa solo facendo cultura, raccontando la materia prima».
ABS. «Noi italiani siamo buongustai, ma il cibo non lo conosciamo. Una nostra indagine dice che meno del 35% degli italiani sa la differenza tra il grano tenero e il grano duro, però più del 60% degli italiani sa che cos’è l’ABS. È incredibile» (Oscar Farinetti a Matrix).
Dipendenti. 1.400 i dipendenti di Eataly nel mondo: 600 in Italia, 700 a New York e 100 in Giappone.
Opportunità di lavoro. A Eataly Roma troveranno lavoro fino a 500 persone (area negozio, ristorazione e personale), sia con esperienza ma anche giovani alla prima occupazione. Per candidarsi, inviare il curriculum vitae a selezioniroma@eataly.it e curriculumroma@eataly.it.
Fatturato. 70 milioni di euro è il fatturato di Eataly in Italia, la metà del quale arriva da Torino. (fonte: Repubblica). Fatturato previsto per lo store romano: 50 milioni l’anno.
Perché Eataly ha successo? Farinetti: «Perché è semplice e banale. È un luogo informale, accessibile a tutti che rompe quel collegamento mentale che esiste tra il concetto di qualità e il concetto di “caro” e “snob”. È un posto di cultura dove chiunque si trova a proprio agio, impara in maniera facile e liberamente può decidere di approcciare cose che prima neppure conosceva».