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 2012  giugno 13 Mercoledì calendario

GLI ITALIANI RISCOPRONO MUSEI E CINEMA SPESI PER LA CULTURA 71 MILIARDI NEL 2011


ROMA — Le energie ci sono, basta liberarle. C’è un potenziale d’offerta enorme e — nonostante i tempi di crisi — c’è pure una domanda in aumento da parte delle famiglie. Ripartire, dunque, si può, e uno dei trampolini di lancio per uscire dalle sabbie mobili e approdare ad un nuovo modello di sviluppo è dato proprio dalla cultura. E’ il messaggio che Federculture, l’associazione delle imprese pubbliche e private che operano nel settore, ha voluto dare presentando i suoi dati economici.
«Siamo davanti ad un bivio» ha precisato il presidente Roberto Grossi «ma la cultura non è un sistema decotto, anzi le famiglie ne hanno potenziato il consumo ». Di fatto, spiega il rapporto, il settore ha un forte valore economico: cultura e turismo garantiscono assieme il 15% del Pil. A dispetto della recessione la spesa delle famiglie in attività culturali ha sfiorato, nel 2011, i 71 miliardi di euro, in crescita del 2,6% rispetto al 2010. E nel periodo più nero — fra il 2008 e il 2011 — l’incremento ha segnato in tutto un netto 7,2%: una forma di sopravvivenza alla quale le famiglie
non vogliono rinunciare. Poi certo nelle varie tipologie di spesa c’è chi ha visto incrementare i consumi e chi li ha visti scendere: nel 2011, per esempio, è diminuita
la fruizione teatrale (meno 2,7%) e quella dei concerti classici (meno 3,8), dei siti archeologici e dei monumenti (meno 1,3). Ma i visitatori dei musei statali
hanno superato i 40 milioni, in aumento del 7,5% rispetto al 2010. Il tutto a fronte di investimenti pubblici e privati in caduta libera: in rapporto al bilancio totale dello Stato lo stanziamento per la cultura rappresenta solo lo 0,19%, appena lo 0,11 del Pil». Una ricerca condotta da Federculture su un campione di 15 grandi città dimostra come tra il 2008 e il 2011 la spesa culturale delle amministrazioni comuna-li, sia diminuita mediamente del 35%. In dieci anni i finanziamenti del ministero dei Beni culturali sono diminuiti del 36,4%, fermandosi nel 2011 a 1.425 milioni di euro. Stessa tendenza per le sponsorizzazioni private, meno 25,8% dal 2008. La conclusione è chiara: servono soldi, ma serve anche una politica pubblica, una «rivoluzione culturale» che decida di puntare su quello che resta uno dei centri d’attrazione dell’economia del Paese. E che i problemi da affrontare siano tanti lo ha dimostrato ieri anche la protesta dei lavoratori del settore in attesa da tre anni di un
rinnovo contrattuale.
(l. gr.)