Roberto Mania, la Repubblica 13/6/2012, 13 giugno 2012
VACILLA L’IMPERO DI MASTRAPASQUA IL DOSSIER È SUL TAVOLO DI MONTI
ROMA — «Il ministro ha un solo modo per liberarsi di Mastrapasqua: accelerare la riforma per la governance dell’Inps». Giuliano Cazzola (Pdl) è il vicepresidente della Commissione Lavoro della Camera. Del mondo della previdenza conosce le norme ma anche le lotte che si combattono per il potere sulle pensioni. Quella tra il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, e Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps dal 2008 per volontà di Silvio Berlusconi e soprattutto sotto l’ala molto protettiva di Gianni Letta, è una di queste. Clamorosamente esplosa dopo la fuga di notizie sui dati dell’Inps relativi agli esodati.
Ieri il titolare del Lavoro ha sostanzialmente chiesto le dimissioni di Mastrapasqua e del direttore generale dell’Istituto, Mauro Nori, manager di area cislina. Ma né uno né l’altro sembrano intenzionati a lasciare il posto. Anche tra loro è in atto da tempo una lotta intestina. Nori difende il suo ruolo contro la tendenza espansionistica e accentratrice del presidente. I due nemmeno si parlano più. Tanto che, su richiesta informale di Mastrapasqua, le Commissioni parlamentari convocano per le audizioni separatamente il presidente e il direttore. Segno anche del potere di influenza del cinquantenne manager romano che colleziona incarichi (oltre una ventina) con benefici non indifferenti sul suo reddito (oltre un milione di euro) e qualche conflitto di interesse sui quali tende a fare spallucce.
L’attacco della Fornero ha costretto il presidente e il direttore a fare fronte comune. E entrambi si sono ritrovati difesi dalla politica e dai sindacati. Il premier Mario Monti ha avuto ieri un breve colloquio con il ministro. La riforma dell’Inps non è tra le sue priorità. Di certo il dossier sta sul tavolo di Palazzo Chigi. Se serve sarà lui a mediare. Anche perché se si tirano i fili partendo da Gianni Letta, passando per Mastrapasqua e Antonio Catricalà, si arriva fino a Vincenzo Fortunato, potente capo di gabinetto del ministero dell’Economia, che sugli “esodandi” (cioè tutti coloro rimasti senza protezione dopo il decreto che ne ha salvaguardati 65 mila) si è ben guardato anche solo di partecipare alle riunioni con i sindacati convocate dal ministro Fornero che, a sua volta, non pare abbia gradito l’assenza. Insomma si ricompone il reticolo di quella tecnostruttura che spesso sembra remare contro il governo.
Ma per far fuori Mastrapasqua anche la Fornero ha bisogno della politica. Ieri tra i deputati del centrodestra girava la voce che il ministro potesse strappare fino al punto di approvare un decreto legge per cambiare il modello di governance dell’Inps, modificata dal “Salva Italia” in un sistema monocratico dove un solo uomo (Mastrapasqua, appunto) si ritrova a guidare il più grande ente previdenziale d’Europa (nell’Inps sono confluiti l’Inpdap e l’Enpals) con un bilancio di 700 miliardi di euro, 35 mila dipendenti e ben 24,5 milioni di iscritti.
Improbabile un decreto, possibile, invece, un disegno di legge sulla base delle proposte di una Commissione presieduta dal bocconiano Giovanni Valotti, docente di Economia delle aziende e delle amministrazioni pubbliche,
e composta da due alti magistrati (uno della Corte dei Conti e uno del Consiglio di Stato), che dovrebbe concludere i suoi lavori entro giugno. «Una commissione autistica, che non parla con nessuno», secondo diversi deputati.
E ieri ci ha messo il carico il presidente della Commissione Lavoro di Montecitorio, l’ex finiano Silvano Moffa, ricordando che Valotti ha un rapporto di consulenza con l’Inps di Mastrapasqua. Alla fine la Fornero dovrà fare i
conti con i partiti. D’altra parte all’inizio di maggio è stata approvata alla Camera una mozione bipartisan per cambiare la governance dell’Inps e reintrodurre, per bilanciare lo strapotere del presidente, il consiglio di amministrazione.
Il timore è che dietro questa proposta possa esserci il desiderio di un ritorno della lottizzazione negli enti previdenziali. E anche i sindacati — rivendicando il fatto che i contributi arrivano dai lavoratori — hanno una loro proposta che vorrebbero condividere con la Confindustria: l’idea è quella di un modello di governance duale con il rafforzamento del compito di controllo del Civ (il consiglio di indirizzo e vigilanza) dove siedono solo sindacalisti. La partita è solo cominciata ed è difficile prevedere come si concluderà. Prima, però, si dovrà trovare una soluzione per i 390 mila destinati a restare senza
lavoro e senza pensione.