Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  giugno 13 Mercoledì calendario

“GAY IN NAZIONALE? MEGLIO DI NO” COSÌ CASSANO FA UN AUTOGOL


«SONO froci? Problemi loro...». Richiesto di un parere su una risoluta valutazione contabile resa da Cecchi Paone a proposito dei presunti gay in maglia azzurra, ma un po’ anche sentendosi legittimamente elevato al rango di opinion maker, il calciatore- showman Antonio Cassano ha fatto ricorso alla diplomazia e dopo essersi preso la testa fra le mani, con il più allegro dei sorrisi ha insistito: «Sono froci,
se la vedessero loro...».
Ora, la conta dei gay nel governo, in Parlamento, nelle arti, in Vaticano e nello sport è ormai una pratica piuttosto diffusa e ricorrente nell’immaginario mediatico e chiacchieristico di questi tempi. Ma la formula scelta da Cassano, che già sgorgava ambigua nella sua ruspante e conclamata astuzia («me la sbrigo così, sennò mi attaccano da tutte le parti»), avrebbe dovuto tenere insieme un atavico disprezzo («froci ») e un giudizio a suo modo modernizzante e molto a suo modo perfino liberale («problemi loro
»). Nessuno d’altra parte poteva aspettarsi che l’attaccante della Nazionale aprisse al
politically correct
o che al contrario si richiamasse all’omosessualità come al peccato impuro contro natura che grida vendetta al cospetto di Dio.
Sta di fatto che la sua selvatica mediazione non è bastata, come stanno a dimostrare le immediate proteste dei movimenti gay. Uno dei quali, tuttavia, l’Arcigay, ha invocato e prenotato un Cassano a farsi in futuro testimonial contro l’omofobia — il che pare francamente impossibile, se non eccessivo, almeno considerata la conclusione: «Froci in squadra?
Speriamo di no».
Ma nelle condizioni date altre davvero erano le priorità, per lo più spettacolari; e quindi le polemiche dei movimenti, le successive confessioni di Cecchi Paone (a tratti ingiustamente confuso con Cecchi Gori) sui suoi amori calcistici e soprattutto l’exploit di Cassano si bruceranno rapidamente sull’altare delle visioni a distanza, anche grazie a uno straordinario video in cui con aria perfettamente consapevole e luccicanti orecchini, ripetuti anelli e ritti capelli di gel, egli si fa teatro e ride, ammicca e gesticola tra gli sghignazzi della invisibile platea. Salvo poi emettere un asettico comunicato: non volevo offendere. Cinquant’anni orsono, quando girava la sua inchiesta sugli italiani e il sesso uscita nel 1963 con il titolo «
Comizi d’amore
», Pier Paolo Pasolini volle intervistare sull’argomento i calciatori del Bologna. Sono immagini in bianco e nero (http://video. repubblica. it/copertina/bulgarelli-e-pasolini/ 29397/29951) che mettendo in scena le timidezze, i timori, le ritrosie e i silenzi di quei giovanotti dicono molto sul passato dell’Italia, ma forse altrettanto sul suo presente. Ieri oppressione, oggi sgangherato tripudio, in mezzo le attese, le fatiche e i dubbi di ciascuno.
Come spesso accade, anche se è inutile e a volte pure retorico, viene da chiedersi cosa avrebbe pensato Pasolini di quel video in cui Cassano parlava avendo sulla testa, a fianco e dietro le spalle la più fitta galleria di marchi di aziende e davanti, sul monitor luminoso, pure le stesse immagini intermittenti. Un uomo assediato dai segni del consumo — e non è caso di dire «se la vedesse lui», perché questo in realtà riguarda tutti, a prescindere dai goal e dai
gusti sessuali.