Carlos Garcia, ItaliaOggi 13/6/2012, 13 giugno 2012
I bimbi spagnoli iniziano a rinunciare alla mensa – Anche per i bambini arriva l’ora della schiscetta
I bimbi spagnoli iniziano a rinunciare alla mensa – Anche per i bambini arriva l’ora della schiscetta. Colpa, neanche a dirlo, della crisi, che sta strangolando la Spagna. In alcune scuole della Cataluña, gli alunni hanno iniziato a portarsi il pranzo da casa per risparmiare sulla mensa. Una soluzione senza precedenti in Spagna e, per ora, circoscritta a pochi istituti, ma che presto potrebbe allargarsi a macchia d’olio nel resto del paese: in quasi un milione di case si campa con il sussidio di disoccupazione e più di due milioni di bambini, secondo l’Unicef, vivono al di sotto della soglia di povertà. Quanto basta per tagliare dove si può. Secondo dati ufficiali, tra il 15 e il 20% delle famiglie ha già rinunciato alla mensa scolastica e mette nello zainetto del figlio un contenitore con il pranzo da portare, scaldare e consumare a scuola. Così si evitano i 150 euro della mensa, somma impossibile per un disoccupato e troppo pesante per chi vive di un solo stipendio. Come si arriva a quella cifra? Il costo di un pasto giornaliero è di 6,20 euro, ma quello effettivo del cibo è di 1,80 euro. Il resto sono spese di gestione (scodellamento, pulizia ecc.). La scelta della schiscetta ha aperto un complicato dibattito. Prima di tutto, perché si rischia di far mangiare poco e male ai bambini (in Cataluña il 4,4% dei minori soffre di malnutrizione e aumenta il numero di quelli che consumano a scuola il pasto più completo della giornata). Inoltre, questo tipo di scelta comporta un investimento: conservare correttamente il cibo e scaldarlo prima di mangiare presuppone l’acquisto di frigoriferi e forni a microonde, oltre alla necessità di pagare del personale per l’utilizzo degli elettrodomestici nelle scuole primarie. E chi paga? È quello che genitori e governo regionale catalano discuteranno alla fine dell’anno scolastico, che in Spagna si concluderà tra due settimane.