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 2012  giugno 13 Mercoledì calendario

Il caro leader, ai partiti, porta via tutto, compresa la Rai Avete presente quei politici e quelle politiche (in particolare quelle politiche, soprattutto di sinistra) che da una parola in su dicono di tastare il polso della pubblica opinione «girando per mercati» con la borsa della spesa come «persone comuni»? Incogniti, non visti, travestiti come califfi delle Mille e una notte, e non come travestiti o viados, si capisce, costoro gironzolano tra i banchetti, comprano una maglietta tarocca, due carciofi, tre cipolle, una carota, qualche mela e intanto ascoltano umilmente la vox populi

Il caro leader, ai partiti, porta via tutto, compresa la Rai Avete presente quei politici e quelle politiche (in particolare quelle politiche, soprattutto di sinistra) che da una parola in su dicono di tastare il polso della pubblica opinione «girando per mercati» con la borsa della spesa come «persone comuni»? Incogniti, non visti, travestiti come califfi delle Mille e una notte, e non come travestiti o viados, si capisce, costoro gironzolano tra i banchetti, comprano una maglietta tarocca, due carciofi, tre cipolle, una carota, qualche mela e intanto ascoltano umilmente la vox populi. Ci credereste? Ogni volta, immancabilmente, la vox populi dà ragione a loro e torto ai loro nemici (se sono presenti, stesso giorno, stesso mercato, anche i loro nemici... ebbene, la vox populi dà ragione, contemporaneamente, ai loro nemici e a loro, misterioso fenomeno oggi indagato dalla fisica dei quanta). Immagino che anche a Beppe Grillo, non meno demagogo di politici e politiche, esattamente come le politiche e i politici non sono meno comici di lui, sia capitato di girare incognito per mercatini. Dunque sarà toccato anche a lui d’ascoltare l’opinione oggi più gettonata: «Perdìo e perlamadonna, la prossima volta voto Beppe Grillo, e al diavolo tutti». È un’intenzione di voto forte e chiara, non vaga e discutibile come quelle vantate dai politici, che interpretano ogni mugugno contro il governo in carica, e così pure ogni slurp alla vista delle grazie di Nicole Minetti, come un voto a loro favore definitivamente acquisito. Più che un voto per il Movimento Cinque Stelle, come forse piacerebbe al gran califfo del blog, anzi dei «social network», come li chiama lui con l’aria d’averli inventati, è un voto contro tutti gli altri. Contro il Caro Leader e il suo rigore merkeliano (anzi «crucco e assassino» come la notte di Francesco De Gregorio). Contro la Buonanima e la sua rivoluzione liberale fasulla (con bunga bunga ed elogio della Russia putiniana a piè di lista). Contro il centrosinistra ideologico e fighetto. Contro le tasse scellerate, contro i tagli iniqui. Contro qualsiasi cosa: l’IVA, l’IMU, lo SPREAD, il DEFAULT, le agenzie di rating. È il voto di chi (come l’attentatore psicopatico di Brindisi) «ce l’ha con tutto il mondo». Una parte consistente della nazione (è anche la sola cosa in «crescita») s’appresta a fare esplodere una o due bombe a gas contro il sistema politico. È un voto a favore del nulla, dunque di Beppe Grillo. Com’è che queste voci, che ho sentito persino io, pur frequentando pochissimo i mercati, non arrivano mai alle orecchie dei frequentatori professionali di mercati, i politici e in particolare le politiche, specie di sinistra? Persino il Caro Leader, che non gira per mercati ma frequenta «i mercati», quelli finanziari, ha sentito la vox populi e ne approfitta per ricattare e mettere con le spalle al muro i partiti, ai quali sta portando via tutto, persino la Rai, anche le comparsate nei talk show. Com’è che se qualcuno, al mercato, comprando un etto di gorgonzola oppure un servizio di piatti leggermente scheggiati ma a prezzo di realizzo, pronuncia la parola «Grillo» oppure dice «basta con i bugiardi e i ladri» loro capiscono sempre tutt’altro, per esempio «Bersani For President» e «morte a Papi» o viceversa? Beppe Grillo, un populista da suk cyberspaziale, modernista nel raccogliere consenso e praticamente un baluba in fatto di cure per il cancro e di ricette economiche e politiche per salvare le nazioni dalla crisi globale, da Angela Merkel e dalle banche, oggi è onorato dall’attenzione della vox populi come Giovanna D’Arco, ai tempi suoi, da quella delle «voci» celesti. E i partiti? Be’, i partiti pensano alle primarie, a tenersi stretti i rimborsi elettorali, a scambiarsi ceffoni mentre governano insieme, al matrimonio gay (e mica per arruffianarsi i gay_ no, per arruffianarsi Nichi Vendola). Da Beppe Grillo nessuno spera niente (neppure i suoi elettori, e tanto meno i suoi candidati, che lui cerca di comandare a bacchetta, ma quelli conoscono l’arte del «vaffa» e così il boss deve sorridere e trangugiare rospi). Ma tutti s’aspettano (giustamente) il peggio dai politici di professione. Quindi è bene che i politici e le politiche (soprattutto le politiche, in particolare di sinistra) continuino a girare per mercati rigorosamente in incognito e fingendo di capire fischi per fiaschi. Potrebbe mettersi male se qualcuno li riconoscesse.