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 2012  giugno 12 Martedì calendario

PALLADIO, TRA GENERALI E VEI. ECCO I CONTI DELLA CASSAFORTE

Da quando è scesa in campo con il fondo Sator di Matteo Arpe per contendere a Unipol il gruppo assicurativo Fonsai, la Palladio Finanziaria, guidata da Roberto Meneguzzo, non ha ancora rivelato il bilancio 2011 né chi siano i portatori degli strumenti finanziari emessi dalla banca inglese Hsbc. Eppure l’una e l’altra materia sono cruciali per ottenere l’autorizzazione dell’Isvap e dell’Antitrust. Secondo l’ultima loro proposta, Sator e Palladio dovrebbero mettere 560 milioni di tasca propria nella ricapitalizzazione di Fonsai. Ma dove potrà mai prendere 280 milioni, se Palladio ne aveva solo 46 al 31 dicembre 2011? Nonostante la chiusura della finanziaria vicentina, il Corriere ha consultato il bilancio finora segreto. Queste le principali evidenze. Nel 2011, i debiti bancari salgono da 25 a 95 milioni, mentre le disponibilità calano da 210 a 144 milioni. I consiglieri indipendenti di Fonsai, se mai dovessero occuparsene, dovrebbero farsi spiegare bene dall’advisor di turno quale sia la reale consistenza delle disponibilità formate per lo più da quote di piccoli fondi di private equity e da strumenti finanziari di livello 3, la cui liquidabilità non è sempre facile. Dando comunque per ottime le disponibilità, emergono problemi sul fronte delle partecipazioni, che assorbono ben 331 dei 553 milioni di attività totali. Palladio detiene il 24% di Ferak (77 milioni), il veicolo con cui vari investitori veneti hanno comprato azioni Generali. Ora, il calo delle quotazioni del Leone genera una minusvalenza teorica di circa 47 milioni sulla partecipazione Ferak. Palladio non la segnala, ma la si può calcolare in base al bilancio Ferak al 30 giugno 2011. Poi ci sono le scommesse. Attraverso la Vei Capital, una società strategica nell’universo Palladio, Meneguzzo ha comprato un terzo del capitale della Snai, la terza società italiana di giochi e scommesse. La Snai ha debiti pari a oltre 4 volte il margine operativo lordo, ma soprattutto rischia di dover pagare una multa di 210 milioni, comminata dalla Corte dei conti. È lo stesso Roberto Ruozi, presidente del consiglio di amministrazione della Palladio, a farlo presente: il ricorso di Snai in appello blocca l’esecuzione della sentenza, ma, se i giudici ordinari confermassero la linea della Corte dei conti, sarebbe a rischio la continuità aziendale; in altre parole, gli azionisti di Snai dovrebbero mettere mano al portafoglio. Ove si consideri che la liquidità al 31 dicembre è stata poi investita in parte, diciamo 15-20 milioni, nel 5% di Fonsai, e ove si considerino minusvalenze teoriche e rischi, Palladio sembra avere qualche difficoltà a ricavare dalle sue casse i denari con cui mantenere le promesse fatte assieme ad Arpe per Fonsai. Ma l’Isvap dovrebbe richiedere chiarezza sul fronte dell’azionariato di chi poi si trovasse a comandare sulle polizze di milioni di italiani. E qui torna l’enigma della Pfh1, attraverso la quale Meneguzzo governa Palladio. Nel 2007, la Pfh1 aveva varato un aumento di capitale di 460 milioni, dei quali ben 200 sono stati sottoscritti attraverso 64,6 milioni di strumenti finanziari emessi dalla Hsbc per conto di investitori sconosciuti, un servizio raro considerando l’importanza della Hsbc, prima banca europea. Nell’agosto scorso, metà di questi strumenti è stata convertita in azioni da Hsbc subito ricomprate e poi annullate da Pfh1. Restano tre domande: a) chi erano i portatori degli strumenti convertiti; b) come Pfh1, una società di soggetti privati, ha finanziato l’acquisto; c) a chi sono intestati i 32 milioni di strumenti finanziari ancora in circolazione.
Massimo Mucchetti