Maurizio Giannattasio, Corriere della Sera 12/06/2012, 12 giugno 2012
I RITARDI E L’INCHIESTA. ORA L’EVENTO E’ A RISCHIO —
Lo strappo di Giuliano Pisapia arriva alla vigilia dell’assemblea generale del Bureau international des expositions che si terrà questa mattina a Parigi. Milano con l’amministratore delegato di Expo, Giuseppe Sala, il commissario generale Roberto Formigoni e l’ex commissario straordinario Pisapia, dovrà rendere conto dell’avanzamento dei lavori per l’evento del 2015.
«Siamo dentro i tempi prospettati dal Bie» assicurano dalla società Expo. Anche se sono tempi strettissimi. Le lungaggini dei soci per l’acquisizione del terreno hanno per forza di cose compresso il cronoprogramma. Si è al limite. Se dovesse accadere qualche evento straordinario, come una nevicata, c’è il rischio concreto di superare la deadline del primo maggio 2015.
C’è poi l’altro scoglio. Se gli 830 milioni promessi dal governo sembrano ancora al sicuro, all’appello mancano i soldi di due soci: la Provincia di Milano e la Camera di Commercio di Milano. Settanta milioni a testa, per un totale di 140. La Camera di Commercio vorrebbe versarne solo la metà. La Provincia non si sa.
Expo, grande occasione per Milano e per il Paese. Ma anche grande rischio. Millecinquantatre giorni al traguardo, 1.446 milioni di euro di investimenti previsti, 24 milioni di biglietti da staccare, 87 Nazioni già iscritte per illustrare un tema accattivante e modernissimo, quello della nutrizione, si continuano ad addensare le nebbie del dubbio. La società è al lavoro: le ruspe stanno lavorando alla rimozione delle interferenze. E subito c’è stato il primo intoppo. La procura di Milano ha aperto un’inchiesta per turbativa d’asta. I pm Paolo Filippini e Antonio D’Alessio coordinati dall’aggiunto Alfredo Robledo hanno inviato la Guardia di Finanza presso la sede di MM (Metropolitana Milanese Spa) con un decreto di esibizione di documenti relativi all’appalto. La gara è stata aggiudicata alla Cooperativa muratori e cementisti di Ravenna, che sul suo sito il giorno successivo scriveva: «A Cmc il primo appalto per Expo 2015. Sono stati aggiudicati a Cmc di Ravenna i lavori di rimozione delle interferenze nel sito espositivo dell’Expo 2015 a Milano per un totale di circa 65 milioni di euro. I lavori, che rappresentano il primo passo per l’avvio della realizzazione del sito che ospiterà l’Expo, inizieranno a giorni e si concluderanno alla fine del 2013».
Adesso, la situazione è sotto controllo. Le ruspe sono di nuovo al lavoro, mentre ci si prepara al primo grande appalto di Expo, quello che riguarda la piastra, valore 275 milioni di euro (demolizione dei manufatti, creazione dei sottoservizi per l’urbanizzazione dell’area, realizzazioni dei percorsi interni, costruzione delle tensostrutture, del canale d’acqua, dei ponti, definizione della collina, la realizzazione dei tre padiglioni tematici). Il bando verrà aggiudicato entro il 15 luglio. Perché prima bisogna risolvere il problema della proprietà dei terreni. Una storia infinita. Proprietà frazionatissima, problemi sul prezzo, trattative lunghissime. Pochi giorni fa una buona notizia. I periti del Tribunale hanno confermato le stime dell’Agenzia del Territorio. Ok, il prezzo è giusto. Il valore delle aree del Comune di Rho, della Provincia, del Comune di Milano e della Fondazione Fiera è congruo. Venerdì si terrà l’assemblea di Arexpo con il previsto aumento di capitale e l’entrata di tutti i soci pubblici. Fondamentale, altrimenti la società Expo non sarebbe stata in grado di affidare i terreni ai vincitori del bando per la realizzazione della piastra tecnologica. Dopo partiranno gli appalti per altri tre manufatti: l’Expo Center, il Centro giornalisti e l’area service. Nel 2013 le gare per le passerelle, il teatro e la cascina Triulza. I primi padiglioni dei Paesi ospiti arriveranno tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014.
Resta completamente aperta la questione dell’eredità di Expo. Tutta da definire. Anche perché gli esempi del passato non sono incoraggianti: a Siviglia, 15 anni dopo l’esposizione, si fatica a vendere gli edifici che erano stati costruiti in una zona troppo lontana dalla città. E cosa sarà di questi terreni, una volta terminato l’evento? Il progetto della Saxa Rubra del Nord è tramontato. L’idea del grande parco tematico è di difficile attuazione: chi lo gestirebbe? E quali sarebbero le caratteristiche, dopo che è stato abbandonato il progetto dell’orto botanico, firmato dagli architetti Herzog, Boeri e Burdett? Adesso spunta l’ipotesi del grande stadio dell’Inter, una struttura che oltre alla squadra di Moratti potrebbe servire a ospitare concerti e grandi eventi. Ma è ancora una nebulosa dai contorni incertissimi.
Maurizio Giannattasio