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 2012  giugno 09 Sabato calendario

SI VOTA, ECCO CHI RISCHIA


Se si votasse oggi 234 deputati attualmente in Parlamento si aggiungerebbero all’esercito degli «esodati». Nessuno di loro - la maggiore parte vincitore delle elezioni 2008 - avrebbe la possibilità di tornare a Montecitorio. Il grande ribaltone è certificato dall’applicazione della legge elettorale esistente al più fresco dei sondaggi politici sfornato dalla Swg il 7 giugno scorso (su www.sondaggipoliticoelettorali. it). Se sono veritiere le intenzioni di voto degli italiani, oggi vincerebbe la coalizione della foto di Vasto (Pd+Idv+Sel) e si prenderebbe una sonora bastonata una eventuale coalizione di centrodestra (Pdl+Lega+La Destra). Ce la farebbe a superare - sia pure di poco - la soglia del 10 per cento la coalizione del Terzo Polo (Udc- Fli-Api). Arriverebbe infine al 20 per cento il movimento 5 stelle di Beppe Grillo, che in un solo colpo sarebbe il leader dell’opposizione parlamentare. Non ci sarebbero dubbi sulla vittoria della coalizione di Vasto, perché le distanze fra loro e i secondi sono talmente ampie da risultare incolmabili. Ma il Parlamento risulterebbe assai più frazionato di quel che avvenne nel 2008. All’epoca chi vinse le elezioni (Silvio Berlusconi) ebbe bisogno di un premio di maggioranza di 53 seggi per arrivare ai 340 assegnati al vincitore secondo quanto previsto dal Porcellum, la legge elettorale in vigore. Oggi la differenza fra primo e secondo sarebbe molto più ampia di allora, ma i voti del vincitore assai più ridotti: ad un eventuale Pierluigi Bersani vincitore servirebbe un premio di maggioranza di 85 deputati per arrivare alla stessa necessaria quota di 340 deputati. Sia Pd che Pdl dovrebbero fare i conti con l’effetto del massiccio ingresso di grillini in Parlamento. I primi vincendo meno bene di quel che prevedevano, i secondi avviandosi a una marginalità parlamentare che mai si sarebbero immaginati. Se si votasse oggi infatti il Pd prenderebbe 213 seggi, che sono appena otto in più degli attuali (205), 14 in più se non si considera la piccola (6 deputati) pattuglia dei radicali, che questa volta avrebbero tutta la convenienza di associarsi al trio di Vasto come partito aggiunto alla coalizione (otterrebbe così 15 seggi, 9 in più degli attuali). Per restare ai vincitori il vero affare lo farebbero gli altri due partiti della foto di Vasto. Antonio Di Pietro raggiungerebbe 56 seggi, 35 più di quelli oggi alla Camera (dopo alcuni cambi di casacca dei suoi). Stessi seggi per Nichi Vendola e i suoi, che entrerebbero in Parlamento per la prima volta. Sia Idv che Sel dunque sarebbero determinanti per la maggioranza di sinistra: per fare cadere il governo basterebbe che poco più della metà di uno solo dei loro gruppi si impuntasse su un no a una decisione di politica economica, di politica estera o sulla giustizia. Situazione difficile per chi vince dunque perfino più di quel che capitò a Romano Prodi nel 1996 e nel 2006, ma situazione davvero tragica per gli ex vincitori del 2008. Perderebbero tutti, sia quelli che sono rimasti nel centrodestra che quelli finiti nel Terzo Polo. Ma ad essere travolto un po’ dalle urne un po’ dal contrappasso di quella legge elettorale che si era inventato nel 2005 sarà soprattutto il Pdl. Al momento conquisterebbe 80 seggi alla Camera, perché con l’arrivo di Grillo sarebbe molto affollata la platea dei perdenti destinata a dividersi 278 seggi. Ottanta seggi sono 130 in meno di quelli oggi del gruppo Pdl a Montecitorio. Ma sono 151 in meno se si considera anche il gruppo di Popolo e Territorio che in parte viene dal Pdl in parte pretenderà di essere candidato in quelle fila. Che torni al comando Silvio Berlusconi o resti alla guida Angelino Alfano, cambia poco: nessuno di loro due sarà nemmeno il leader dell’op - posizione. Carica che spetterà invece a Beppe Grillo o a uno dei suoi Pizzarotti portati in parlamento: secondo le attuali previsioni sarebbero in 104. Il particolare non è di poco conto, perché senza quel ruolo il Pdl rischierebbe di essere nella posizione più irrilevante che il centrodestra abbia mai avuto dal 1994: il governo sarebbe in mano alla sinistra e l’opposizione sarebbe in parte interna allo stesso esecutivo (Vendola e Di Pietro), in gran parte monopolizzata da Grillo. Inevitabile la marginalizzazione fino a rischiare la scomparsa dalla scena politica. Stesso discorso per il Terzo Polo, che ha annunciato di sciogliersi senza però ricollocarsi in alcun altro posto (quindi resta ancora in piedi). Pochi danni per l’Udc di Pierferdinando Casini: 35 seggi, 3 meno di oggi. Ai minimi termini Gianfranco Fini: 16 seggi, dieci meno di oggi. Scomparso Francesco Rutelli.