Gianni Clerici, la Repubblica 12/6/2012, 12 giugno 2012
NADAL VIAGGIA NEL TEMPO SULLA TERRA MEGLIO DI BORG
PARIGI
Era scritto.
Era scritto che gli dei si sarebbero schierati con Rafa Nadal nel superare il primato del mondiale su terra detenuto con sette vittorie da Borg, che, diversamente dallo scorso anno, ha preferito dichiararsi occupato. Era scritto perché il Djokovic in cattiva forma, il Djokovic in ritardo di due set con Seppi, e quello sopravvissuto a quattro match point contro Tsonga, aveva ricominciato a trovare la palla domenica sera nel terzo e quarto set, dopo valanghe di errori gratuiti. In quella, sul campo ridotto a tratturo dalla pioggia, mentre Rafa accorciava sempre di più i suoi tricche-tracche, Nole aveva finalmente preso il pallino, e prevaleva alfine negli scambi in accelerazione, sebbene rimanesse lontano dalla rete, dove onestamente non va più nessuno, causa i passanti consentiti delle nuove
racchette e le prese chiuse su volée indegne dei Becker e degli Edberg.
Conosciuto in tutto il mondo per l’inclinazione all’errore, sono pronto a ripetere quanto dichiarai iersera a Pascal Coville Équipe, e a Neil Herman del Times: se non si rovescia di nuovo il cielo, Nole arriva al quinto e Rafa non vince. Venti minuti prima, Djoko aveva realizzato un parziale di 8 games risalendo da 0-2 nel terzo a 6-2 e 2-1 nel quarto, con una striscia di 36 punti a 13: proprio grazie a simile striscia, avevo pensato di lasciarmi andare ad una predizione, puntualmente contraddetta dalla realtà.
Quella di oggi è stata un’altra partita, tale da farmi pensare se sia giusta una prosecuzione con un campo secco e palle diverse dalle spugne di domenica. Non voglio dire affatto che Nadal non l’avrebbe vinta, una nuova partita, perché, dopo la sosta notturna, aveva ripreso con lo stesso piglio dell’avvio di domenica, e soprattutto ritrovato la smarrita lunghezza e l’esplosività di palla. Simili considerazioni non devono far pensare al lettore avvelenato dal calcio che il vecchio Clerici sia partigiano: non sono mai stato vittima dell’atroce contagio detto tifo, ma, sempre, ho apprezzato la sportività e la bellezza
del gioco, prima delle bandiere, anche se fossero le mie. E devo, ancor prima che battere la mani a Rafa Nadal, inchinarmi ai due avversari sportivi che hanno più di una volta evitato la decisione arbitrale. Devo, anche, ricordare rapidamente
il break che ha riapparigliato il punteggio a due pari, e l’altro, l’ultimo, quello del gioco decisivo, suggellato da un doppio errore finale, simbolo sul quale la psichiatra del tennis, Marcella Marcone, potrebbe illuminarci.
Non sarebbe, oggi, onesto dimenticare le sette prodezze di Nadal, che hanno superato quelle di Borg, anche se Rafa non ha eguagliato l’altro record dello stesso Borg (1978 e ’81) e di Nastase (1973), capaci di vincere il Roland Garros senza smarrire un solo set. Va anche ricordato che Rafa aveva perduto le ultime tre finali Slam contro lo stesso Nole, Wimbledon, U.S. Open e Australia, e quindi sui tre terreni veloci che meglio si confanno al serbo. Infine, va preso nota dell’opinione del computer, che mantiene Nadal secondo, dietro a Djokovic. Vedremo se Wimbledon lo confermerà.