Antonello Caporale, la Repubblica 12/6/2012, 12 giugno 2012
PIZZAROTTI E LA GIUNTA SLOW “MI MANCANO ANCORA 4 NOMI NON SO SE CE LA FARÒ PER IL 14”
DAL NOSTRO INVIATO
PARMA— La città, larga come una donna di Botero, si è scelta un sindaco brevilineo, piuttosto magro, piuttosto pallido. La fisiognomica grillina riproduce il fisico asciutto e senza tracce di abbronzatura di Federico Pizzarotti. Finora siamo a tre assessori, e l’uno sembra simile all’altro. Il presidente del consiglio comunale sarà con tutta probabilità un ballerino di tango, con stivali stile caballeros e un bel camicione svasato. Dovrebbe sorridere alla vita, ma appare contrito. Ecco, colpisce la severità degli sguardi di tutti questi corpi in jeans. «Chi ce lo doveva dire che avremmo vinto?», sibila Mauro Nuzzo sotto la statua di Garibaldi, nella piazza che si apre al municipio, luogo sbarrato alle visite dei giornalisti che, se vogliono, aspettano in strada. La sorte ha voluto assegnargli l’incarico di capogruppo, «e anche oggi continuano gli incontri per formare la giunta, proprio non ho tempo per parlarle».
Mancano quattro nomi per dire completa la lista «ma non è detto che giovedì la presenti tutta, chissà», comunica il sindaco. Finora assegnate le deleghe all’Ambiente, e vanno proprio a chi ha guidato la protesta contro la costruzione dell’inceneritore, alle Attività produttive e al Bilancio. Manca però l’Urbanistica, assessorato pesante, in dirittura d’arrivo quella alla Cultura.
A Parma ride chi dovrebbe piangere. Coloro che hanno prodotto un debito mostruoso, siamo
a 848 milioni di euro se i conti risultano esatti, attendono che Pizzarotti faccia un buco nell’acqua. Si incarti con le cambiali, si strangoli con i derivati tossici, si pieghi ai crediti che i costruttori
espongono nei decreti ingiuntivi. Insomma: attendono che si azzoppi da solo e tra un annetto, svanita l’ubriacatura movimentista, tutti di nuovo alle urne e tutto di nuovo in ordine. Qui comanda l’Unione degli industriali che seleziona
il candidato e lo offre, attraverso la Gazzetta, il giornale che invade tutti i tinelli di Parma, ai concittadini.
Sulla tonicità del suo simbolo Beppe Grillo indaga attraverso la posta elettronica. Così Pizzarotti: «Ci scambiamo mail e mi chiede se tengo il ritmo». A vederlo non si direbbe, però l’impressione è che il sindaco abbia più forza di quel che mostra, sia più decisionista di come appare, meno dimesso dei suoi jeans. «Bisogna trovare il modo per amministrare Parma con creatività - sostiene - e non far pagare alla città le colpe di altri». Ieri è andato a trovare per la seconda volta in due settimane gli industriali. Incontri di cortesia, ma l’uomo capisce dove soffia il vento. Dopodomani si presenta in consiglio. Con la giunta al completo?
«Non lo so, forse». Un po’ si diverte, un po’ non comprende tutta questa attenzione agli assessori.
«Se non capiscono una cosa chiedono di rispiegarla», certifica
Loretta Napoleoni, l’economista consulente esterno. L’incarico è gratuito. A lei e agli altri tre colleghi che dovrebbero sostenere lo sforzo creativo di amministrare una città totalmente devastata nel portafogli. Hanno iniziato
con la scuola. Sessioni serali di diritto amministrativo per i venti consiglieri totalmente sconosciuti, senza studi legali alle spalle e zii e papà commercialisti, notai, avvocati, banchieri o industriali. «La città aspetta con fiducia questo Pizzarotti», garantisce Giorgio Pagliari, l’esponente del Pd disarcionato a un passo dalla candidatura, forse vincente. La scelta di Bersani ed Errani, il presidente della Regione, cadde infatti sulla proposta degli industriali e della Gazzetta: meglio Bernasconi, «meglio l’usato sicuro che il salto nel buio».
I parmigiani hanno scelto per il salto nel buio, e ne sembrano contenti, convinti delle loro buone ragioni. Due signore al bar. Bracciali d’oro e buon appetito. Ines: «Non l’ho votato però mi
sembra una brava persona». Letizia: «Io sì, più coglione di quegli altri non potrà mai essere». Più di quegli altri. Più di quel che hanno fatto chi mai avrebbe potuto osare? A Parma lo spreco è stato così ostentato, ossessivo, reiterato da trasformarsi in sostituto funzionale dell’apparato dei partiti. Si è proceduto ad appaltare la città agli architetti più arrischiati, a sotterrare per esempio il mercato centrale, e adesso persino la cicoria si deve acquistare sostando sulle scale mobili. Lo spreco è stato così macroscopico che il torrente Parma ha subìto in un punto in cui scorreva tranquillo e desolato una cura d’acciao tubolare, un passaggio stellare chiamato ponte a Nord. Un modo per spendere.
Infatti hanno speso tantissimo e i diciassette arrestati nel 2011 impongono ulteriori aspettative e altri possibili ingressi in carcere. La città svuotata dei suoi averi, è stata depredata e ridotta in povertà. «Sconvocata, sconvocata», diceva l’assessore al suo fido. Il passaggio di tangenti era definito, per deviare i sospetti, come una conferenza stampa. Se l’incontro era disdetto, si sconvocava. Le trascrizioni dei colloqui telefonici intercettati sono esilaranti, ma mezza città ora si è trovata convocata di fronte ai suoi peccati.
Una scarpa perfetta per il piede di Grillo che quando è giunto a Parma ha riempito il pratone di piazza della Pace non una ma due volte e consegnato al signor Pizzarotti, bancario informatico al Credem, il pingue bottino.