Andrea Bonanni, la Repubblica 12/6/2012, 12 giugno 2012
LA SPAGNA PUÒ COSTARCI FINO A 19 MILIARDI
BRUXELLES— Quanto costerà al contribuente italiano il salvataggio delle banche spagnole? Verosimilmente, nulla, assicurano a Bruxelles. Ma tutto dipenderà dalla velocità con cui i parlamenti nazionali ratificheranno il Trattato che istituisce l’ESM (European Stability Mechanism), il nuovo fondo salva stati che prenderà il posto dell’EFSF (European Financial Stability Facility) attualmente operativo. Infatti se, come prevedono a Bruxelles, l’operazione sarà condotta dall’ESM, non ci saranno ricadute contabili sulle finanze dei Paesi impegnati nel salvataggio. Qualora invece l’ESM non fosse ancora operativo per la data in cui il prestito dovrà essere versato, cioè entro luglio, ogni prestatore si vedrebbe contabilizzata sul debito la sua quota parte di garanzie sull’emissione di bond. Per l’Italia, nella peggiore delle ipotesi, questo costituirebbe un aggravio contabile di 19 miliardi che andrebbero ad aggiungersi a quasi duemila del debito attuale. La spiegazione è complessa, come lo sono i meccanismi (differenti) che regolano i due fondi. Vediamo
in dettaglio.
IL SALVATAGGIO
L’Eurogruppo ha messo a disposizione per salvare le banche spagnole fino a 100 miliardi, ma ancora non si sa quale sarà la cifra che dovrà sborsare, anche se risulterà verosimilmente inferiore al tetto. Contrariamente ai precedenti interventi (Grecia, Irlanda, Portogallo) qui non si finanzia un debito pubblico con rate successive, ma si verseranno i soldi in una sola tranche a un fondo di stato spagnolo, che li utilizzerà esclusivamente per ricapitalizzare le banche. La cifra che verrà effettivamente stanziata andrà comunque a gravare sul debito pubblico spagnolo perché sarà lo stato spagnolo a doverne
garantire la restituzione con gli interessi. Sia che intervenga l’E-SM, sia che intervenga l’EFSF, non verrà versato denaro contante, ma verranno conferiti bond emessi dal fondo e quotati con una tripla A. Dal punto di vista pratico, gli effetti non
cambiano. Quello che cambia, da un punto di vista contabile per i paesi che fanno il prestito, è che intervenga l’ESM o l’EFSF.
ESM
Il nuovo fondo salva stati agisce come
un istituto finanziario. Viene capitalizzato dai paesi membri dell’eurozona che ricevono in cambio quote del fondo. In questo caso dunque i soldi conferiti all’ESM non incidono né sul deficit né sul debito pubblico dei Paesi finanziatori. La
quota parte italiana nell’ESM è pari al 17,914%. Quando deve intervenire in operazioni di finanziamento, il Meccanismo di stabilità finanziaria emette titoli garantiti dal proprio capitale, e dunque l’emissione non va a gravare sui conti pubblici dei Paesi che lo hanno finanziato.
EFSF
Il vecchio fondo salva-Stati, tuttora in attività, agisce emettendo titoli (bond), che però sono garantiti volta per volta dai Paesi che ne fanno parte. Anche nel caso in cui toccasse all’EFSF intervenire in aiuto delle banche spagnole, l’Italia non sarà dunque chiamata a versare denaro. Ma dovrà garantire la propria quota parte dell’emissione. E questa garanzia dovrà essere contabilizzata nel debito di ciascuno dei Paesi finanziatori. La quota parte italiana nel fondo è pari al 19,18% del totale: leggermente superiore a quella dell’ESM perché nelle emissioni del-l’EFSF non partecipano Grecia, Irlanda e Portogallo che sono beneficiari dei finanziamenti e dei programmi
del fondo. La Spagna si assumerà la propria quota di finanziamento non essendo questo un intervento di salvataggio di un Paese ma di sostegno al settore bancario di uno stato membro.
Se fosse l’EFSF a intervenire, l’Italia dovrebbe contabilizzare nel proprio debito il 19,18% della somma prestata anche se in pratica non dovrà sborsare un euro. Vale la pena ricordare che finora tutti i Paesi che hanno beneficiato dei prestiti EFSF hanno puntualmente rimborsato le rate del debito contratto. A Bruxelles e a Lussemburgo (dove ha sede il FSFF e dove avrà sede l’ESM) sono comunque convinti che l’operazione spagnola sarà gestita dall’ESM e dunque non graverà neppure formalmente sui conti pubblici dei Paesi. Secondo le stime della Commissione, basterà comunque che il nuovo fondo sia operativo entro la fine di luglio perché si possa far carico del finanziamento delle banche
spagnole.