Federico Mello, il Fatto Quotidiano 9/6/2012, 9 giugno 2012
IL MEGAFLOP DEL GOOGLE ITALIANO
Nel gergo di Internet sono in voga due espressioni: “Epic win” ed “Epic fail”. Si usano, in generale, per indicare fatti, prodotti, avvenimenti, comportamenti, che vengono tradotti in epiche vittorie o in umilianti sconfitte. Alla seconda categoria, purtroppo, appartiene la notizia di ieri. Massimo Marchiori informatico e matematico italiano, già tra coloro che contribuirono a realizzare l’algoritmo di Google, getta la spugna. In una lunga lettera pubblicata sul sito del Sole 24 Ore ha fatto sapere con l’amaro in bocca: “Lascio la direzione tecnica di Volunia”, ovvero del motore di ricerca “tutto italiano” che aveva lanciato lo scorso febbraio. Qualcun altro, spiega, “vuole poter decidere tutto, senza di me. E si è quindi sostituito alla mia posizione, intimandomi di farmi da parte. Di fronte a questo io sono rimasto esterrefatto”. Racconta anche dei dissidi con l’amministratore delegato della strart-up che aveva promesso “il Google italiano” e conclude: “Qualcuno ha pensato che dopo tutti questi anni, lavoro e sacrifici, l’infrastruttura del progetto è pronta a partire, ora ci si può sostituire a chi ha ideato e creato questo progetto”. Dissidi interni? Guerre fratricide? Certo, capita in molti “garage”. Eppure tutto il progetto non era cominciato sotto una buona luna. Avendo dalla sua una copertura di stampa rilevante – grazie anche al tifo spontaneo per tutto ciò che rappresenta il “genio creativo” di casa nostra –, fin dal suo debutto “Volunia” non aveva convinto molti. Si proponeva come un motore di ricerca in grado di integrare caratteristiche tipiche del social network (amicizie, reti di interesse, rating, ecc) ma dall’ampollosa presentazione all’Università di Padova era venuto fuori un “motore” con pochissimi siti indicizzati, una grafica anni 90, una strategia comunicativa improvvisata, e metafore criptiche e antipatizzanti per bocca dello stesso Marchiori (per esempio: “Gli utenti web sono come le galline, galline-web in buona parte chiuse dentro gabbie. Volunia vuole aiutare a fare un piccolo volo e guardare il web dall’alto, riducendone la complessità”).
L’ACCESSO al sito, infine, era ristretto a pochi tester, e questa è rimasta la procedura valida fino ai giorni nostri (entro giugno dovrebbe essere aperto a tutti gli utenti). Marchiori, nel suo sfogo di ieri, appare amareggiato per le critiche ricevute, e si fa scappare anche qualche frase infelice: Volunia, spiega, è “un motore a cui ho lavorato usando il poco tempo che mi restava dopo tutti gli altri impegni e, lo ammetto, anche controvoglia: un compromesso per il bene di un progetto. Anche se ero dell’opinione che non c’era il tempo né le risorse per renderlo anche solo comparabile agli altri motori, Google in primis”. Affermazioni che parlano da sole: si è vista raramente nascere un’Apple fatta nei ritagli di tempo. Su Twitter, tranne qualche cuore generoso, per Marchiori è una gogna: “Volunia è il cattivo esempio”, “Ho cancellato il mio account”, “#pagliacci”, “Brutta storia, ma davvero brutta”. Come si direbbe su Internet, una “epic fail” in piena regola”. E, purtroppo, tutta italiana.