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 2012  giugno 09 Sabato calendario

LA LADY DELLA NUOVA GOVERNANCE BANCARIA

Sul ponte di comando della Banca d’Italia è entrata per volontà di Mario Draghi, succedendo ad Antonio Finocchiaro nel 2008, come prima donna ai vertici di un istituto dalla guida societaria tipicamente maschile. Anna Maria Tarantola ha solide radici lombarde (è nata a Casalpusterlengo sessantasei anni fa), è attualmente vicedirettore generale della Banca d’Italia e tutte le banche italiane conoscono il suo stile di gestione, quasi materno nell’esercitare in modo attento e costante i controlli, ma di quelle mamme alle quali non è il caso di dire di no.
La «signora della Vigilanza» ha un buon curriculum da economista: laurea in Economia al l’Università Cattolica di Milano con il professor Luigi Frey del quale è stata successivamente assistente, e studi post graduate alla London School of Economics. Poi Tarantola è entrata in Banca d’Italia nel 1971, all’ufficio Vigilanza I della sede di Milano ma con l’università ha mantenuto un rapporto costante.
È molto gelosa della sua vita familiare (è sposata, ha due figlie grandi) ma ciò non le ha tuttavia impedito di girovagare come direttore delle varie succursali Bankitalia a Varese, Brescia, Bologna e di svolgere un lungo tratto del proprio percorso professionale come operativo: del resto, come ha spiegato più volte in vari convegni, la presenza delle donne fra i dipendenti della Banca d’Italia (circa il 30%) si caratterizza spesso in settori, come l’auditing e la vigilanza, nei quali sono previsti periodi prolungati di lontananza da casa e dalla famiglia.
Divenuta funzionario generale dall’aprile del 2006, è stata all’area bilancio e controllo con la qualifica di Ragioniere generale e là si è occupata della riforma del bilancio di via Nazionale, dando molto risalto all’obiettivo della trasparenza. Ma soprattutto, la dirigente di via Nazionale è entrata in Direttorio dopo aver gestito in prima linea, da responsabile della Vigilanza, gli inizi di quella crisi finanziaria che seppure in modo attenuato ha investito anche il sistema bancario italiano.
Poco dopo il suo arrivo sul ponte di comando della Banca centrale, Tarantola ha tenuto a battesimo la riforma della corporate governance in campo bancario; una riforma che ha modificato in profondità la vita economica dei gruppi creditizi e finanziari italiani. Probabilmente, proprio la capacità di gestione di un cambiamento delle regole della guida societaria in un settore tanto delicato com’è quello delle banche è il suo atout anche nel nuovo mestiere al quale il presidente del Consiglio Mario Monti l’ha chiamata: è infatti proprio la governance il tasto più delicato e difficile sul quale il nuovo presidente della Rai dovrà intervenire e per questo compito servivano appunto qualità di affidabilità e di neutralità collaudate.
Qualche tempo fa a un dibattito sulle quote rosa nei board italiani (che sono ferme al 6,9%, nonostante l’entrata in vigore della legge) organizzato dalla fondazione Marisa Bellisario, Tarantola sottolineava l’importanza del l’ingresso delle donne nel cerchio dei vertici aziendali: evidentemente Monti ha deciso di dare un seguito simbolico importante a quella richiesta. Del tutto prematuro, dato il fatto che per ora si tratta di una mera designazione, il discorso su chi sarà chiamato a prendere il suo posto nel direttorio Bankitalia: ma tra i funzionari generali di via Nazionale vi sono alcuni collaboratori di Visco, come Franco Passacantando, Daniele Franco, Fabio Panetta, da tempo in odore di «upgrading».