S. Bel., Il Sole 24 Ore 12/6/2012, 12 giugno 2012
SI TROVA IN AFRICA ORIENTALE LA NUOVA FRONTIERA DEL GAS
Anadarko ha fatto di nuovo centro. La compagnia statunitense – uno dei principali protagonisti, insieme all’Eni, delle esplorazioni al largo del Mozambico – ha annunciato un’ulteriore scoperta di gas, che potrebbe elevare il potenziale complessivo dell’Area offshore 1, quella di cui è operatore, ad oltre 2.800 miliardi di metri cubi: in parole povere, abbastanza gas da soddisfare per una decina d’anni i consumi di Italia, Francia, Germania e Gran Bretagna. E quindi, a maggior ragione, per giustificare gli investimenti miliardari necessari a costruire impianti di liquefazione che consentano di esportare il gas sotto forma di Gnl verso i vicini mercati asiatici (l’India è ad appena 4 giorni di nave, il Giappone a 9 giorni).
Nemmeno un mese fa, anche San Donato aveva registrato un nuovo «importante» successo esplorativo in un’area adiacente a quella di Anadarko, l’Area 4, che aveva elevato il potenziale di quella zona a 1.330-1.471 miliardi di mc di gas. Poco prima, al largo della Tanzania, c’erano state altre trivellazioni "fortunate", ad opera di Bg Group. Più a nord, invece, in Uganda e in Kenya, le esplorazioni hanno identificato ricchi depositi di petrolio.
La nuova scoperta annunciata ieri da Anadarko non solo rafforza il ruolo dell’Africa Orientale come nuova frontiera degli idrocarburi, ma promette di accendere ulteriormente la sfida tra la thailandese Ptt e Royal Dutch Shell per la conquista di Cove Energy, il cui asset più appetibile è una quota dell’8,5% proprio nell’Area offshore 1. La società, quotata a Londra, da mesi viene contesa a colpi di rilanci: l’ultima offerta, dei thailandesi, la valuta 1,9 miliardi di dollari e ha ricevuto l’appoggio del board (si veda il Sole 24 Ore del 24 maggio). Ma tra oggi e domani Shell potrebbe farsi avanti, alzando ulteriormente la posta. Ipotesi che a questo punto diventa ancora più verosimile.
La partita è tutt’altro che chiusa, anche perché il Governo del Mozambico non ha preferenze per uno dei due contendenti: finora Maputo non ha concesso ufficialmente il suo appoggio né a Ptt, né a Shell, chiarisce al Sole 24 Ore Galileo Pozzoli, managing partner della filiale milanese dello studio legale americano Curtis, Mallet-Prevost, Colt & Mosle, che assiste il Mozambico nelle relazioni con le compagnie straniere. «La proprietà di Cove importa poco, perché la società possiede una quota minore nell’area esplorativa in questione e comunque l’operatore resterà Anadarko», ricorda l’avvocato italiano, che è appena rientrato da un viaggio in Mozambico, dove ha incontrato il ministro delle Risorse naturali Esperança Bias.
Che sia Shell o Ptt ad aggiudicarsi Cove, l’importante per il Governo mozambicano è ottenere la tassa del 12,8% sul capital gain risultante dalla transazione. «Solo in questo modo – spiega Pozzoli – il Mozambico può ottenere una remunerazione dallo sfruttamento delle sue risorse, non essendoci per ora alcuna produzione». Il fatto che tutto proceda senza intoppi, né tanto meno contenziosi legali, è particolarmente importante in vista di nuovi, probabili trasferimenti di asset nel Paese. Tra questi potrebbe esserci anche la cessione di una parte degli interessi di Eni, che ora controlla il 70% dell’Area 4, ma ha già anticipato di non escludere l’ipotesi di una riduzione della quota.