Fabio Tonacci, La Repubblica, 12.6.2012, 12 giugno 2012
ACEA COLOSSO DA TRE MILIARDI DI EURO
Alemanno nel mirino: "Vuol far cassa prima delle elezioni"
Il Gruppo Acea è il principale operatore nazionale nel settore idrico, con un bacino di utenza di oltre 8 milioni di abitanti.
Con le sue società controllate gestisce acquedotti, fognature, impianti di depurazione non solo a Roma e Frosinone, ma anche a Pisa, Firenze, Perugia, Arezzo, Siena. La quota di maggioranza del capitale, il 51 per cento, è in mano a Roma Capitale. Ad essa si affiancano due privati di peso, l’azienda francese Gdf Suez con l’11,5 per cento e l’imprenditore italiano Francesco Gaetano Caltagirone con il 15 per cento. Negli anni d’oro dal 2004 al 2008 Acea ha pompato utili nelle casse del comune per più di 400 milioni di euro. Oggi con la crisi, gli utili complessivi si sono ridotti a circa 60 milioni.
Con un testo di appena 6 righe, la famigerata delibera 32 che l’opposizione ha definito "incostituzionale" perchè usurpatrice di prerogative consiliari, Alemanno vuole imporre al consiglio comunale la cessione in borsa di parte della quota, attestandosi al 30 per cento. Nei piani di Alemanno c’è l’intenzione di vendere il 21 per cento alla Cassa depositi e prestiti e ricavare 200 milioni di euro, scesi però nelle ultime settimane a circa 170 milioni a causa del crollo del titolo in borsa.
Soldi che al Campidoglio hanno già indirizzato: 160 milioni finanzieranno lavori di ampliamento della metropolitana, 40 sono destinati alla ordinaria manutenzione urbana, come il rifacimento delle strade.
Marco Causi, Pd, "Alemanno ora svende la quota in Acea per racimolare quei milioni che gli serviranno per tirare la volata elettorale del prossimo anno. Un suicidio per le casse del Campidoglio".
E’ una decisione che, se alla fine verrà presa, va in direzione ostinata e contraria a quello che volevano 27 milioni di italiani. I cittadini che il 12 e 13 luglio 2011 hanno votato sì (95,35%) al referendum sulla ripubblicizzazione del servizio idrico integrato. Insomma, perchè l’acqua sia gestita non da privati ma da società pubbliche senza l’obbligo di profitto.