varie 12 giugno 2012, 12 giugno 2012
TRE ARTICOLI SUL COMPLEANNO DELLA HACK
Giovanni Caprara, Corriere, 12.6.12
Novant’anni a rimirar le stelle
Il cielo brilla sempre negli occhi di Margherita Hack. A volte nel ricordo lontano di una ricerca, altre per lo stupore che ancora nasce davanti al buio di una notte stellata. Tuttavia c’è sempre il disincanto, il razionale piacere, mai la cieca passione che snatura le cose. Oggi Margherita, «Marghe» per gli amici, compie novant’anni e la sua lunga storia (Nove vite come i gatti, Rizzoli, pp. 133, 16), affidata alla lieve penna di Federico Taddia, appassiona soprattutto perché dalle pagine esce una «scienza della vita» come da lei interpretata e vissuta.
Bambina a Firenze, dai genitori raccoglie principi di correttezza, la scelta vegetariana per amore degli animali ma non lesina un giudizio di stranezza per le loro idee teosofiche. Nelle letture non è attratta dalla fantascienza e all’astronomia ci arriva per caso. Iscritta a Lettere, alla prima lezione ascoltava Giuseppe De Robertis: «Un professorone che scriveva sempre sulla terza pagina del "Corriere della Sera". Parlò per un’ora di Pesci rossi, una raccolta di scritti di Emilio Cecchi. Mi annoiai a morte e capii subito di aver fatto un errore madornale». E ricordandosi della scienza in cui riusciva bene al liceo, studiava fisica. Le stelle caddero sui libri solo alla tesi, quando interessata a una ricerca sulla nascente elettronica si vedeva ordinare un’indagine sulla vecchia, polverosa e ottocentesca elettrostatica. «L’argomento non mi interessa» comunicò al relatore senza lasciargli possibilità di replica.
Così incidentalmente dal momento che «non sono mai stata una di quelle ragazze che si squagliavano di romanticherie sotto il firmamento, preferivo alzare il naso per aria e dare una possibilità a una scienza che fino allora non aveva avuto particolare importanza nella mia vita». Era attratta dalle «splendide anomalie» ed esplorava i segreti delle stelle Cefeidi, orologi cosmici nel loro regolarissimo brillare. Ricorda il professor Abetti, una «mosca bianca tra i baroni» che all’osservatorio di Arcetri le chiedeva con umiltà di spiegargli che cosa stesse studiando. E gli incoraggiamenti a compiere esperienze straniere. Volerà a Parigi e poi lascerà Arcetri lanciando una frecciata al successore di Abetti, Guglielmo Righini «innamorato del dio Sole».
Con Aldo, il compagno di giochi infantili diventato il compagno della vita, si trasferirà all’osservatorio di Merate dove un «barone vero», di cui non scrive neanche il nome, vorrebbe impedirle di compiere nuove esperienze in altri Paesi. Però Margherita va, inesorabilmente. Prima in Olanda, poi negli Stati Uniti, a Berkeley. Qui stringe amicizia con l’astronomo russo Otto Struve fuggito in America dove il suo nome era già noto, durante la rivoluzione bolscevica. Ed è lì che raggiunge la sua scoperta sulla stella Epsilon Aurigae, anomala perché ogni 27 anni dimezzava la luce. Lei ne capirà il perché ma dovrà attendere quasi trent’anni prima che l’intuizione venisse confermata dai satelliti.
La sua seconda impresa è la rinascita dell’Osservatorio di Trieste dopo l’arrivo nel 1964 e «distrutto da un altro vero barone». Da allora il golfo e il mare diventeranno il suo mondo. Un mondo nel quale emergono, al di là del cielo, «la responsabilità sociale delle persone di scienza» e la necessità del raccontare: «Divulgare ha una profonda valenza democratica, poiché prima di tutto vuol dire condividere». Ed è quello che farà con ogni mezzo, articoli, libri, radio, conferenze, senza sosta come se il tempo non passasse. Unico rammarico la forzata rinuncia agli sport amati.
Ma nelle ultime pagine non risparmia una critica nemmeno al presidente Mario Monti sulla monotonia del posto fisso: «Perché ci siamo fatti convincere che la chiave del futuro risiede nella mobilità sfrenata?». E dopo i novant’anni? «Proseguirò il lavoro, parlando di scienza e della mia vita in tutti i suoi aspetti. Non ho paura della morte».
Repubblica 12.6.12
Renzi zucchina, Bersani un carciofo ecco i politici secondo la Hack
FIRENZE — Margherita Hack che oggi compie oggi 90 anni - in un’intervista sul
Corriere fiorentino ha paragonato i politici italiani alle verdure. «Matteo Renzi? È uno zucchino lesso senza condimento» ha detto l’astrofisica. Monti è un asparago bianco: tutto gentile con le sue mossettine. Berlusconi una patata andata a male che è diventata tutta nera. E puzza. Bersani? Una verdura un po’ più rozza, diciamo un carciofo». E ha concluso: «L’Italia? Frutta marcia, con il bel Formigoni o lo schifo del calcio».
Edoardo Semmola, Corriere Fiorentino 10.6.12
«Politica e verdura», il gioco di Margherita. Novant’anni al verde
Alle primarie vedremo battersi, in un pinzimonio all’ultima goccia d’olio, un zucchino lesso fiorentino e un carciofo piacentino. E se essere governati da un asparago bocconiano è meglio di una patata annerita, bisogna stare attenti alle verdure politiche furbastre.
«Formigoni, per esempio, non lo vedete che ‘‘cavolo’’ di personaggio è? — si chiede Margherita Hack — Uno di quelli che si spacciano per cavolfiori, poi vai a vedere dentro e il fiore non c’è. Così è lui: pio, tutto Gesù e Maria, e poi in realtà s’è visto cosa combina».
Non è un delirio da mercato ortofrutticolo. È un gioco — che si potrebbe chiamare la politica vista dall’orto — che l’astrofisica più famosa d’Italia, la fiorentina con il sorriso guascone sempre pronto, si concede per il suo compleanno. Auguri professoressa Hack: martedì compirà 90 anni tondi.
E nel suo libro Perché sono vegetariana (edizioni Altana, già 10 mila copie vendute) spiega che si può godere di buona salute fino a tarda età grazie allo sport e, appunto, a una alimentazione vegetariana.
Margherita Hack, 90 anni e non sognarsi nemmeno di ritirarsi a vita privata...
«Il lavoro è il mio divertimento. E ho ancora molti libri da scrivere, tanta scienza da divulgare, e poi mi chiamano da tutte le parti: se anche è sempre più faticoso, non posso tirarmi indietro».
Troppo facile dire ‘‘mens sana in corpore sano’’...
«Sono nata da genitori vegetariani e non ho mai mangiato carne. È una scelta (loro) che però ho mantenuto per amore degli animali. D’altra parte mangiare carne vuol dire mangiare cadaveri, anzi cadaveri malati, basta guardare come sono tenuti gli allevamenti per accorgersene».
Di 90 anni, quale è stato il più bello?
«Tutta la mia vita è stata bella. Perché la famiglia mi ha lasciato libera, il mio compagno mi ama dal 1943, ho fatto un lavoro che adoro e ho avuto successo. Come faccio a scegliere? Forse potrei scegliere il 1964, l’anno in cui ho vinto la cattedra».
@OREDROB: #ESEMMOLA %@%@BORDERO: #ESEMMOLA %@%E il peggiore?
«Quando ho lasciato Arcetri e mi sono trasferita in Brianza. Era il 1954: l’impatto fu tremendo. Da un ambiente liberale e democratico, da un istituto dove si discuteva di qualunque cose, sono arrivata in un luogo dove sono stata accolta male. Nessuno faceva nulla e io che volevo lavorare ero considerata una rompiscatole. Ricordo che i primi tempi mi sgonfiavano anche le gomme della Giardinetta, tutte le mattine».
Come se la cava in cucina?
«Malissimo. Se devo cucinare io vi accontentate di un uovo fritto, un’insalata. Se va bene una pastasciutta».
Se dovesse immaginare Firenze a forma di verdura, come la vedrebbe?
«Come un peperone. Bello a vedersi, ma indigesto. Noi fiorentini si piglia in giro tutti, e si rimane indigesti».
E l’Italia?
«Una frutta marcia, ma marcia di brutto, più di prima. Quando vedo il pio Formigoni o il calcio che è diventato uno schifo, e quel popò di privilegi che hanno i politici. Che c’è rimasto di buono?»
Monti che verdura è?
«Un asparago bianco: tutto gentile con le sue mossettine, delicato come un asparago, con quei capelli bianchi».
Berlusconi?
«Una patata talmente andata a male che è diventata tutta nera. E puzza».
E Matteo Renzi?
«Uno zucchino lesso, senza condimento però. No, dai, forse unn’è così tanto male. È forse un po’ troppo ‘‘bravo Pierino’’, troppo scolarino a modo, per i miei gusti. Ma a Firenze non sta governando male. Se sfida Bersani alle primarie del Pd fa bene. Vediamo se i giovani si comportano meglio dei vecchi».
Già, Bersani. Lui che verdura è?
«Una verdura un po’ più rozza. Un carciofo».
Sarà una sfida zucchino lesso contro carciofo crudo, dunque. Vinca il più saporito?
«Quello dela politica è un minestrone così insipido, che c’è ben poco da sperare. Se quello di Berlusconi era un minestrone marcio, quello di oggi sa di poco. Per rendere il tutto più gustoso bisognerebbe ritornare alle vecchie ideologie, farebbero tornare a crescere la fiducia in un certo modo di governare. Le due ideologie storicamente a confronto, quella cristiana e quella comunista, hanno fatto progredire il paese».