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 2012  giugno 12 Martedì calendario

Anche in Francia la gente non vota Il 43% degli elettori aventi diritto ha disertato le urne – Il primo turno delle elezioni politiche francesi (che, diversamente dalle recenti presidenziali, hanno in buona sostanza lasciata indifferente la stampa di casa nostra) fornisce alcuni eccellenti insegnamenti e analogie per l’Italia

Anche in Francia la gente non vota Il 43% degli elettori aventi diritto ha disertato le urne – Il primo turno delle elezioni politiche francesi (che, diversamente dalle recenti presidenziali, hanno in buona sostanza lasciata indifferente la stampa di casa nostra) fornisce alcuni eccellenti insegnamenti e analogie per l’Italia. Partiamo dall’assenteismo: è andato alle urne soltanto il 57% degli iscritti (fra i votanti, poi, l’1,6% ha votato bianca o nulla). Anche il poco favorevole livello del 2007 (poco più del 60%) è stato abbattuto. È un sintomo dell’antipolitica che domina pure di là delle Alpi. I suffragi si sono concentrati su candidati riconducibili a due grandi schieramenti: socialisti (un po’ più del 29%) e l’Unione per un movimento popolare, fin qui maggioritaria (il 27%). Due i partiti intermedi: il Fronte di sinistra (poco meno del 7%) e il Fronte nazionale (il 13,6%). Oltre un quinto dei voti si è disperso in centinaia di candidati ricondotti alle più varie etichette: di estrema destra, di destra, di centro, di sinistra, di estrema sinistra, regionalisti, ecologisti. La frantumazione non ha nulla da invidiare ai fenomeni che si registrano da noi. Un solo dato: poiché per accedere al ballottaggio occorre superare il 12,5% degli elettori (attenzione: non dei votanti, non dei voti validi, bensì degli iscritti nelle liste), è capitato in più circoscrizioni che nessun candidato raggiungesse la percentuale minima, segno di uno spappolamento di voti incredibile (in questi casi vanno al ballottaggio i primi due). Soprattutto nelle circoscrizioni d’oltremare si leggono esiti quasi sconvolgenti: a Mayotte-1 il primo dei quindici candidati in lista supera di poco l’8% degli iscritti. Sul piano politico, si può rilevare lo scarso spazio del centro francese: le varie sigle nell’insieme non toccano il 6%. È la conferma del seguito debole che trova in Francia il grande amore di Francesco Rutelli, ossia François Bayrou (i suoi risultati, a queste legislative, riecheggiano quelli dell’Api_). Nel centro-destra, come previsto, il quasi 14% conquistato dall’estrema destra (quasi tutto concentrato nei lepenisti) risulterà inutilizzato al secondo turno e determinerà il tracollo della ex maggioranza, riducendola a minoranza. Questo dato dovrebbe far riflettere il centro-destra italiano: solo l’unità consente di vincere. A sinistra questo avviene, a destra no. In Francia. E in Italia?