Andrea Cangioli, GQ giugno 2012/2012, 2 dicembre 2012
Secondo Dustin Hoffman la sua più grande fortuna fu fare Il laureato: «In quel momento ero disperato, avrei fatto qualsiasi cosa, non trovavo lavoro come attore
Secondo Dustin Hoffman la sua più grande fortuna fu fare Il laureato: «In quel momento ero disperato, avrei fatto qualsiasi cosa, non trovavo lavoro come attore. Cercavano un ventunenne biondo, alto, occhi azzurri, un tipo alla Robert Redford, e vanno a prendere me, uno sfigato trentenne, bassino, inesperto. Quando il regista mi ha scelto, gli dicevano tutti che era impazzito...». Non si pente di aver rifiutato il ruolo di Gandhi (che poi ha dato invece grande popolarità a Ben Kingsley): «L’idea in sé era ridicola. Richard Attenborough aveva bisogno di me per attirare finanziamenti, me lo disse apertamente. Gli chiesi: “Quindi io dovrei essere l’unico con la faccia dipinta di marrone in una folla di veri indiani, mentre giriamo in India?”. Lui disse: “Esatto”. Risposi solo “Arrivederci”».