Alberto Costa, Corriere della Sera 12/6/2012, 12 giugno 2012
CRACOVIA —
Quando ha preso parte alla fase conclusiva di un Mondiale o di un Europeo (quasi sempre) la nostra nazionale ha sovente sofferto (grattacapi o semplici patemi d’animo) la seconda partita della fase a gironi. Difficile dire perché questo sia accaduto, però è accaduto. Senza rinculare fino ai tempi di Arrigo Sacchi che a Euro ’96, ad esempio, trovò il modo di complicarsi la vita ribaltando la formazione che al debutto aveva battuto (2-1) la Russia e andando così incontro a una sconfitta (1-2) con la Repubblica Ceca che ci costò una precoce eliminazione, suggeriamo comunque a Cesare Prandelli di toccare ferro. Pur avendo destato una favorevole impressione contro gli spagnoli, è auspicabile infatti che la sua Italia drizzi le antenne perché la sfida di giovedì con la Croazia (a Poznan) è doppiamente rischiosa: da un lato c’è una classifica che, dovendo essere puntellata, non può prescindere da una vittoria e dall’altro un sortilegio che va avanti da 10 anni e di cui per la prima volta si sono avute avvisaglie proprio contro i nostri prossimi avversari.
Dopo avere sconfitto (2-0) l’Ecuador nella gara inaugurale, gli azzurri guidati da Giovanni Trapattoni furono infatti battuti dalla Croazia (1-2) al secondo appuntamento del Mondiale nippo-coreano rovinandosi la classifica e il fegato. Quella partita (8 giugno 2002) vanta tra l’altro lo share più alto della storia del nostro calcio: 90,61%. Due anni dopo, all’Europeo portoghese, il Trap, se possibile, si trovò a vivere una situazione ancora più contorta: squallido pareggio iniziale (0-0) con la Danimarca, passato alla storia soprattutto per lo sputo di Totti a Poulsen sanzionato con 3 turni di squalifica grazie alla prova tv, e confuso 1-1 con la Svezia il 18 giugno 2004: segnò Cassano, poi Ibrahimovic nel finale ci agguantò per il colletto con una rete in acrobazia che Bobo Vieri, appostato accanto al palo, non riuscì a scongiurare. Fu l’inizio della fine perché il successivo 2-1 ai bulgari venne neutralizzato dal pateracchio tra Svezia e Danimarca (2-2 abbondantemente annunciato).
Anche la trionfale marcia al Mondiale di Germania del 2006 subì una leggera frenata alla seconda tappa: 1-1 contro gli Usa (17 giugno 2006) dopo il beneaugurante 2-0 al Ghana. In questo caso non ci furono scossoni perché gli azzurri reagirono prontamente rifilando due reti anche alla Repubblica Ceca. Piuttosto quel pareggio è passato ai posteri per l’unica rete su azione (autogol di Zaccardo) incassata dall’Italia di Lippi nelle magiche giornate tedesche. Finì 1-1 pure la seconda partita di Roberto Donadoni all’Europeo austro-svizzero di quattro anni fa, avversaria la Romania. Era venerdì 13 giugno 2008 e in effetti accadde di tutto attorno ai gol di Mutu e di Panucci: palo di Mutu, rete regolare di Toni annullata, rigore di Mutu parato da Buffon nel finale. Situazione complicata perché nella gara d’esordio gli azzurri erano stati travolti (3-0) dall’Olanda ma alla fine arrivò il 2-0 ai francesi, nella terza sfida del girone, a consentirci di passare il turno.
Quarto 1-1 consecutivo due anni fa, in Sudafrica. La disastrosa spedizione affidata a Marcello Lippi (bis), debuttò infatti a Cape Town con un pari (1-1) di fronte al Paraguay e replicò con l’identico risultato a Nelspruit con la Nuova Zelanda (20 giugno 2010), rasentando uno dei punti più bassi della storia azzurra. La sconfitta di Johannesburg a opera della Slovacchia (2-3) si limitò ad abbassare il sipario su un’epoca. Prandelli, dunque, prenda atto del passato, e si regoli di conseguenza.