Valerio Cappelli, Corriere della Sera 10/06/2012, 10 giugno 2012
«ALEMANNO SBAGLIA SULL’EREDITA’ E NON ERA L’UNICO AMICO DI DALLA»
«Sono stupito dello sfogo di Marco Alemanno», dice Simone Baroncini, cugino di secondo grado di Lucio Dalla. Al telefono arriva un groviglio di suoni, stanno per cominciare al San Carlo di Napoli le prove di un concerto. Baroncini è il primo corno dell’orchestra napoletana. «Ho appena finito di leggere l’articolo sul Corriere della Sera. Francamente, non me l’aspettavo». Dopo tre mesi di pace, l’eredità di Dalla, in assenza di un testamento e dopo la nomina del curatore da parte del Tribunale, diventa un caso. «Ma l’eredità è bloccata per problemi amministrativi, al momento il proprietario dei beni è il Tribunale. Io continuo a vivere con il mio stipendio che oscilla tra i 2.000 e i 2.500 euro. Neanche noi, che siamo parenti, possiamo entrare in casa di Lucio».
Baroncini si fa interprete della famiglia di Dalla, il giorno dopo lo sfogo di Alemanno, l’attore di 32 anni che dal 2004 era vicino a Dalla, hanno lavorato insieme fino al giorno della scomparsa, lo scorso primo marzo, vivevano nella stessa casa in via D’Azeglio a Bologna. Alemanno ribadirà la sua verità il 27 giugno al Festival di Taormina, dove sarà protagonista di un omaggio a Dalla. Ci aveva detto: «Vivo in un’ala della casa, sono prigioniero, i parenti negano l’evidenza e mi hanno tolto le chiavi della zona in cui viveva Lucio, dove ci sono i miei oggetti, le opere d’arte che mi aveva regalato». Alemanno vi accusa di aver cambiato la serratura. «Non è così, l’hanno cambiata le forze dell’ordine dopo la sua morte, le chiavi le ha il curatore nominato dal Tribunale. Marco deve avere pazienza, la burocrazia è lenta, c’è gente che aspetta anni per un processo». Lei conosce Alemanno? «Io sì, a differenza degli altri parenti. Fa parte degli ultimi otto anni della vita di Lucio. Prima, però, non c’era. Ci ho fatto colazione due-tre volte, al tempo in cui conosceva Lucio solo di vista, ogni tanto lo portavo a casa in motorino. La famiglia non ce l’ha con lui, è anche un bravo attore, non vogliamo togliere niente a nessuno. Io in una riunione con gli altri familiari ho detto: quando arriverà il momento, cerchiamo di far felici tutti. Se c’è una grande eredità e la dividi per cinque o per sei, che cosa cambia? Lucio aveva due figliocci, lui e Stefano Cantaroni, un pittore che ha fatto compagnia a Lucio per vent’anni. Anche lui allora ha dei diritti. Tra l’altro, non si è saputo, ma una settimana fa una delle cinque eredi per legge, zia Luisa, è morta. Stefano c’era. Marco non l’ho visto, però non so se aveva saputo della morte».
Marco è sotto pressione, si deve umanamente capire. «D’accordo, ma è l’unico che è rimasto in una proprietà di Lucio, ha la residenza lì. Mio cugino Daniele alle Tremiti e mia madre in Sicilia, dove sono le altre proprietà immobiliari di Lucio, giorni fa hanno dovuto andare in albergo». Dicono che voi parenti non vedevate mai Lucio. «Io sono musicista e ho conosciuto qualche realtà musicale. Andrea Faccani, che è un altro parente, ha lavorato quarant’anni per Lucio, guidava la macchina, lo accompagnava». Quanto alla storia degli effetti personali, che Alemanno non può riavere indietro, Baroncini dice che «ogni giorno saltano fuori mille cose, Marco ha più il polso della situazione, ha il curatore del Tribunale che abita al piano sotto di lui. Potrei dire che io volevo far accordare il pianoforte di Lucio e non ho potuto».
Come finirà la storia della «Fondazione Dalla»? Voi parenti siete favorevoli a concerti e mostre, Alemanno era d’accordo con Lucio nel cercare attraverso di essa nuovi talenti. «L’Italia è piena di talent scout, chi ha l’orecchio di Lucio per scoprire nuovi talenti? Noi nella Fondazione metteremmo un portale digitale con tutto il possibile dentro, e i progetti un po’ folli, com’era Lucio. Lo sa che curava il design dei bagni?». Ieri Baroncini al San Carlo ha provato la Sinfonia Fantastica e Lélio di Berlioz e con la voce recitante di Toni Servillo. Uno degli artisti, accanto a De Gregori, Mannoia, Battiato e Renato Zero, che sono pronti a schierarsi al fianco di Alemanno. «Non capisco che cosa vuol dire in questa vicenda schierarsi attivamente...». Dalla voleva bene a Marco Alemanno? «Assolutamente sì». Almeno su questo, sono tutti d’accordo.
Valerio Cappelli