Corriere della Sera 10/06/2012, 10 giugno 2012
RESCATE SUAVE
Il 12 maggio il premier Mariano Rajoy aveva detto forte e chiaro «Non ci sarà alcun salvataggio (rescate, in spagnolo) per le nostre banche». Ieri, davanti alla montagna europea di 100 miliardi che Madrid ha dovuto chiedere per evitare la bancarotta delle banche, il ministro Luis de Guindos è stato costretto a schivare la parola maledetta come Fernando Alonso in una gimkana. «Non si tratta di rescate», ma di un «finanziamento», un «appoggio», un «prestito a un tasso d’interesse estremamente favorevole». A sentir lui, insomma, quasi un affarone e non oltre dieci punti in più di debito pubblico. Il rescate di Irlanda, Portogallo e Grecia fece schizzare lo spread alle stelle, per questo in settimana Madrid aveva elaborato il concetto di «rescate suave», «salvataggio dolce», senza «uomini in nero» da Bruxelles a guidare i conti dello Stato. De Guindos insiste: «Si imporranno controlli alle banche, non al Paese». Peccato che l’Eurogruppo dica il contrario. Lost in translation? Problemi di interpretazione? Saranno i mercati a decidere qual è la parola più appropriata.