Andrea Morigi, Libero 8/6/2012, 8 giugno 2012
AMORI GAY, APPALTI, INTRIGHI E RICATTI NEL MEMORIALE DI GOTTI TEDESCHI
Ettore Gotti Tedeschi si è calato ormai nel ruolo di «David con fionda e fede,contro Golia con segreteria e malafede», intendendo il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone come il gigante filisteo, abbattuto, contro ogni umana previsione, dal futuro re d’Israele. Anzi, si chiede: «A quando la caduta di Bertone Mubarak?», fino ad auspicare un «Vaticangate» che risistemi gli equilibri dietro il Portone di bronzo. Ecco perché, verosimilmente, il cosiddetto“memoriale” dell’ex presidente dello Ior consisterebbe al massimo in qualche appunto, corredato da un’ampia documentazione,all’unico scopo di chiarire una volta per tutte la propria posizione davanti al Sommo Pontefice.Libero è in grado di anticipare a grandi linee il contenuto di quel dossier,in cui ogni parola, prima di essere rivolta al Vicario di Cristo, è stata meditata e soppesata, anche se per uscire definitivamente dall’imbarazzo, si è reso necessario individuare con precisione chi ha tramato contro l’operazione trasparenza inaugurata da BenedettoXVI. Del resto, già a partire dalla sua defenestrazione dallo Ior il 24 maggio scorso, l’analisi dell’ex banchiere del Papa era stata lucida: «Mi hanno assunto per fare pulizia e riportare la Santa Sede nella white list. Ho preparato una legge, che è stata approvata. Poi, all’improvviso,in corso d’opera, mi hanno cambiato il compito da svolgere.Ed è stata approvata un’altra norma, in contrasto con quella precedente. Basta confrontare i due testi per verificare cosa è avvenuto».Tutto il casus belli, insomma,parte dall’adozione, in un primo tempo di una normativa antiriciclaggio che favorirebbe le buone pratiche, necessarie a far sì che la comunità internazionale riconosca come lecite anche le operazioni finanziarie che si svolgono in Vaticano. Inseguito, con la riduzione dell’efficacia della norma, tutto è stato rimesso in discussione e sarà oggetto di altre approfondite verifiche alla riunione plenaria del Moneyval, che si terrà a Strasburgo il prossimo 4 luglio.In sostanza si trattava soltanto di mettere tutto nero su bianco,per rispondere alle accuse durissime che gli erano state rivolte dal consiglio dei laici dello Ior, ma il dossier era ancora nella fase di progettazione.Avessero pazientato qualche giorno in più, i giudici forse avrebbero trovato qualcosa di più definito. Ora invece tutto sembra consistere in una specie di diario in progress, in cui erano stati annotati pensieri e timori in relazione a quelli che,nell’interrogatorio con gli inquirenti, Gotti Tedeschi ha definito«attacchi» ripetuti alla sua persona, tanto da far pensare che temesse addirittura per la propria vita. Dopo le perquisizioni nell’abitazione e negli uffici dell’economista piacentino, ne sono entrati in possesso i magistrati di Roma, che indagano sull’ipotesi di riciclaggio di denaro a carico dei vertici dello Ior. Mercoledì i magistrati di Roma lo hanno interrogato per ore, chiedendogli particolari del tutto ignoti a chi, dalle posizioni di vertice, non si sofferma certo sul dettaglio dei conti.Inutile dunque tentare di scucirgli nomi e circostanze che non fanno parte dell’in -chiesta. Quel che sa della guerra dei veleni e dei corvi in Vaticano,non lo ha ancora affidato alle carte. Nessuna assicurazione sulla vita, insomma, perché agli amici non ha confidato di temere di fare la fine di Roberto Calvi. Lui ha semplicemente eseguito il mandato che gli era stato conferito, in obbedienza alle direttive del Papa. Con tutta evidenza qualcun altro ha tramato per ostacolarlo, mettendogli i bastoni fra le ruote. A quali nomi corrispondano gli elementi impeditivi, lo si può desumere da alcune confidenze. Ogni riscontro che gli inquirenti intenderanno verificare andrà ricostruito punto per punto. Lo hanno infangato con falsità, abbinandolo al “corvo”?Gliela farà vedere lui, raccontandola verità però. A tremare,ora, sono i suoi avversari storici nel mondo bancario, Cesare Geronzi per primo. Non perché,in un’intervista al Corriere della Sera, avesse definito Gotti Tedeschi «un personaggio ritenuto preparato che si è particolarmente esercitato nella demografia». Piuttosto perché all’ex presidente di Generali, oltre che al cardinale Bertone, farebbe riferimento Marco Simeon, l’attuale capostruttura di Rai-Vaticano, a sua volta in buoni rapporti con il lobbista Luigi Bisignani, che nel novembre scorso ha patteggiato una condanna a un anno e sette mesi di reclusione, per dieci capi di imputazione, tra cui associazione per delinquere, favoreggiamento,rivelazione di segreto e corruzione, nel processo sulla cosiddetta P4. Senza considerare la vicenda in cui si è consumato lo strappo definitivo fra l’ex presidente dello Ior e il segretario di Stato vaticano, il caso San Raffaele, che Bertone intendeva acquisire su consiglio di Giuseppe Profiti. In più, ed è quello che fa indignare il cattolico fervente intenzionato a servire la Chiesa, vi sono le sordide storie di ricatti su sfondo omosessuale, denunciate da monsignor Carlo Maria Viganò, trasferito a Washington come nunzio apostolico su ordine del cardinale Bertone allo scopo di rimuoverlo da segretario generale del governatorato della Città del Vaticano.Far pulizia è rischioso,quando ci si scontra con ex gentiluomini di camera e consultori della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli come Angelo Balducci, giàP rovveditore alle opere pubbliche del Lazio e attualmente agli arresti domiciliari nell’inchiesta sugli appalti truccati del G8.Insomma, se decidesse di togliersi qualche sassolino dalle scarpe, e senza dover indulgere al gossip, Gotti Tedeschi potrebbe far accendere i riflettori su un mondo che ha tutto l’interesse a muoversi nell’ombra dei Sacri Palazzi.Il fatto che abbia scelto un legale dello studio Pisapia, FabioPalazzo, per assisterlo nella vicenda giudiziaria potrebbe far pensare che si è “buttato a sinistra”, oinvolgendo tutti, Sansone e filistei. Invece non è nello stile del personaggio, benché dalla sua parte, oltre ai parlamentari di centro come Luisa Santolini, e di centrodestra come Alfredo Mantovano e Alessandro Pagano, ora si possa annoverare anche un appoggio discreto del Pd, il cui segretario,Pierluigi Bersani, è di Piacenza come Gotti Tedeschi e lo stima come uomo integerrimo. Finora, infatti, ha resistito alle lusinghe di scrittori ed editori che lo inseguono nella speranza di pubblicare un best-seller mondiale, che probabilmente venderebbe più delle fiction di Dan Brown. Non perde facilmente le staffe, anche se il carattere è impetuoso e reattivo. Eppure, se si sentisse troppo incalzato,sotto la pressione della stampa e della magistratura, il suo eccesso di prudenza potrebbe trasformarsi in un’imprudenza, che si rivelerebbe fatale per chi ha tramato contro di lui e gli consentirebbe di tutelarsi. Senza peraltro scegliere di seguire la strategia dello scontro frontale con la Sede Apostolica.