Liana Milella, la Repubblica 8/6/2012, 8 giugno 2012
LA MINA NASCOSTA DELLA NUOVA CONCUSSIONE A MILANO PM IN ALLARME: PROCESSO RUBY KO
ROMA
— A Milano, in procura, sulla nuova concussione la pensano come Antonio Di Pietro. E sono in allarme. Più si avvicina il voto sul ddl anti-corruzione e più si preoccupano. Già vedono in pericolo il processo Ruby. Comunque in balia degli argomenti causidici della coppia Ghedini-Longo, i due avvocati di Berlusconi. Tutta colpa del Pd e di Severino dicono. I Democratici, per primi, ipotizzarono di dividere in due il delitto di concussione. Il Guardasigilli Paola Severino ha fatto il resto, inventando il 319quater del codice penale, l’induzione indebita a dare o promettere
utilità. Severino, in veste di giurista, ne va pure fiera. Cita i colleghi professori — da Carlo Federico Grosso a Emilio Dolcini, da Francesco Palazzo ad Antonio Fiorella — che escludono il colpo di spugna. Di Pietro la pensa all’opposto. E pure in modo tranchant: «Norma criminogena di un governo neo-berlusconiano». Peggio: «Si muovono sulla falsariga di quanto fece Berlusconi nel ’94 per fermare Mani pulite». Nel merito: «Si cancella la concussione e la dazione ambientale, Tangentopoli non sarebbe esistita». Il Pd gli gira le spalle. «Non esiste, lui sbaglia» dice Donatella Ferranti. «Severino è stata più brava di noi, ha scritto una norma che è in continuità con la precedente concussione. C’è solo la pena inferiore, e quindi una prescrizione più bassa, ma il processo va avanti ». Anziché 4-12 anni si passa dai 3 agli 8 e il processo si estingue in dieci invece di 15 anni. E già non è poco. Se riferisci a Milano le tesi del Pd la stroncatura è netta: «Inciucio
Pd-Pdl».
Le motivazioni, invece, assai semplici: un nuovo reato, condotte diverse, doppia punibilità, per chi induce e chi è indotto, quindi una fattispecie che cambia radicalmente. «Non c’è più continuità» dicono a Milano. «C’è sempre» ribattono in via Arenula. Da avvocato, Gian Luigi Pellegrino chiosa: «Il nuovo reato produrrà una battaglia legale senza
precedenti, frenerà il processo, e francamente sono ancora qui a chiedermi il perché di questa inspiegabile modifica. Bastavano due righe in coda al vecchio reato per punire anche l’indotto. Per non parlare delle prescrizioni, così se ne produrrà una marea».
Eppure il Pdl non è ancora soddisfatto. Vuole di più. Non gli basta terremotare il processo, lo
vuole azzerare proprio. Non gli basta la mano tesa di Severino, pretende ancora di più. Per questo ostacola la fiducia. Spera di strappare qualcos’altro. Con un trucco, rendere il più possibile diverso il nuovo reato rispetto al vecchio. Divenuta impossibile la trovata di Francesco Paolo Sisto (concussione solo con denaro o altra utilità «patrimoniale») ecco
che ieri ha fatto il suo ingresso in scena un avverbio. Lo propone al Pd e a Severino il pidiellino Enrico Costa: laddove nel testo è scritto che il pubblico ufficiale induce taluno a dare o promettere «indebitamente » denaro, il deputato di Mondovì chiede di mettere «illecitamente ». Basta questo e il gioco è fatto, visto che nel vecchio testo della concussione c’è l’avverbio «indebitamente». Nessuna continuità tra vecchio e nuovo reato, come sostiene il Pd, quindi processo di Milano da rifare. Costa viene stoppato subito. Dice no il Pd, ma dice no in modo reciso pure Severino. Che nel giorno in cui il Pdl le dà filo da torcere sui magistrati fuori ruolo, decide di
esprimere parere negativo sulla salva-Silvio formulata da Sisto.
In queste ore i berlusconiani stanno valutando la situazione col bilancino. Ragionano intorno al seguente interrogativo: se è meglio ottenere una legge non proprio perfetta, ma comunque spendibile, o se non è preferibile un voto a sorpresa. Basterebbe dire sì alla fiducia, ma poi far mancare i consensi quando arriva la consultazione in aula sul provvedimento. Più di un segnale consente di ipotizzare che la voglia di un agguato si stia materializzando. Troppi i dissensi, anche autorevoli. L’ex legale del Cavaliere Gaetano Pecorella ha già detto che non voterà nemmeno la fiducia. Un altro avvocato, Maurizio Paniz, ha ufficializzato il suo niet sul traffico d’influenze («Non voto una norma generica e non tipizzata »), in tanti mal vedono l’aumento delle pene. Gli ordini di Berlusconi non hanno più la forza di prima, ma contro i giudici coalizzarsi è facile.