Diego Gabutti, ItaliaOggi 8/6/2012, 8 giugno 2012
UN SOLO POLITICO TEDESCO GUADAGNA 25 MILA EURO AL MESE
Edward Luttwack a Ballarò: «Un solo politico tedesco al mondo guadagna più di 25 mila euro al mese: il presidente della Provincia di Bolzano».
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«Battilocchio (canta con l’impeto d’una stella del varietà, accompagnato da colpi di grancassa e piatti) Io sono il professore / di greco e di latin, / insegno a tutte l’ore / le regole ai bambin. / Son detto anche il terrore / di tutti i ragazzin, / ma sono il professore / di greco e di latin. / Laureato / diplomato / son di scienza un pozzo profondo / l’erudito più profondo / che si sia veduto al mondo» (Achille Campanile, Autoritratto, Aragno 2008).
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Un tempo si temeva che, causa l’età della tecnica, presto gli uomini avrebbero smesso di governarsi da soli e sarebbero stati soggiogati dalle macchine, come nei romanzi di fantascienza. Ma poi è venuta l’età dei tecnici (fin troppo umani) e non c’è neanche più questa speranza.
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Fidarsi dei politici, che promettono di metterci al riparo dalle piaghe bibliche che sono state provocate dalla politica, è come mettersi comodi e schiacciare un pisolino nel salotto di Hannibal The Cannibal all’ora di cena.
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Una cosa sono i politici, altra cosa i tecnici, dicono gli ottimisti (sempre che ce ne sia ancora qualcuno, a parte i parenti stretti e gli sponsor dei bocconiani, si capisce, che sono ottimisti per convenienza o per spirito di clan). Un tecnico, dicono, specie un professore, e tanto più un bocconiano, per quanto affamato, non divorerebbe mai un contribuente. Ben detto. S’è visto.
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Naturalmente tra i tecnici e i politici non c’è differenza alcuna: la politica non si lascia modellare come cera dal primo tizio che passa. È la politica, al contrario, che plasma gl’incauti (e gli avidi) che se ne lasciano tentare.
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Per gl’interventi d’emergenza, pontificano i soloni dei talk show, non c’è che ricorrere alle tasse. No, mica tagliare subito la spesa corrente, come predicano i gonzi, ma aumentare per lungo e per largo le tasse. Allo stesso modo, immagino, quando gli affari vanno male, le entrate diminuiscono, la recessione avanza, ma non si ha voglia di rinunciare non diciamo al Suv, alla settimana bianca, al caviale beluga ma al vizio di pagare le bollette, per un padre di famiglia responsabile l’unica è uscire di casa e rapinare un passante.
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Quel che i politici si propongono, oltre a tassare i contribuenti a più non posso, è di suscitare (l’ho sentito con queste orecchie) una «nuova generazione» che creda finalmente in se stessa, sissignore; una generazione che sia contenta di vincere, sicuro, ma felicissima anche soltanto di partecipare. Proprio così. «Vi à piaciato?» (come diceva, ai tempi, il grande Petrolini). È la nouvelle philosophie dei talk show d’età bocconiana.
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«Ritengo la politica una maniera eccellente di risolvere i problemi seri della vita perlomeno quanto lo è il gioco dei tarocchi. E siccome c’è gente che vive del gioco dei tarocchi, non vedo perché non debba esistere anche la professione di politico. Tanto più che costui guadagna sempre a spese di chi non gioca. Ma è giusto che chi assiste alla partita giocata dai politici debba pur pagare qualcosa, se la sua paziente osservazione rappresenta il contenuto della sua esistenza. Se la politica non esistesse, al borghese non resterebbe altro che la sua vita interiore, vale a dire nulla che lo possa tenere occupato» (Karl Kraus, Essere uomini è uno sbaglio. Aforismi e pensieri, Einaudi 2012).
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Nonno Mario esulta con Famiglia cristiana perché «le aziende che producono carta per gli scontrini di cassa stanno lavorando a pieno regime». Signori, la crescita. Sia lodato Gesù Cristo.
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Fateci caso: la crescita, quando c’è, non è mai una crescita produttiva, materiale, ma sempre e soltanto morale o culturale. Cresce il senso della disciplina degl’italiani, cresce la loro paura d’essere «beccati», cresce il rispetto delle istituzioni internazionali per il governo tecnico, cresce di conseguenza la boria dei ministri in carica, cresce la soddisfazione delle persone (e delle gazzette) «oneste», cresce il consenso per il Movimento Cinque Stelle e, peggio di tutto, cresce la megalomania di San Saviano. Tutto il resto cala (per esempio il PIL, presto anche il sipario, sebbene non calino le arie di Concita De Gregorio). Precipita, nei sondaggi, anche la fiducia del paese nel tocco salvifico del Caro Leder, la cui longilinea figura, anzi, è sempre meno popolare. Ma aumentano (questo sì, non si può negare) i prezzi. E cresce lo spread.
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«Per noi l’epoca delle ideologie o delle religioni secolari è culminata in una scuola della disillusione: il privilegio maniacale della grande filosofia della storia consistente nella volontà d’orientare il movimento del mondo basandosi unicamente sulla bussola di ragione e libertà si è infranto contro la forza delle circostanze» (Peter Sloterdijk, Fichte, in P. Sloterdijk, Caratteri filosofici, Da Platone a Foucault, Raffaello Cortina Editore 2011).