Franco Adriano, ItaliaOggi 8/6/2012, 8 giugno 2012
VOGLIO BERSANI A PALAZZO CHIGI
Al suo attivo ha 2200 dipendenti assunti nei suoi call center (la Contacta spa, titolare del «1240» e del «892424», che ha lasciato per l’incarico politico a Roma) e guida il secondo partito del Piemonte, «I Moderati»: una lista civica ante litteram che alle recenti amministrative ha sperimentato anche a Piacenza prendendo il 13,5%.
Ecco, perché, il deputato, Giacomo Portas, dal regno delle due sardegne (nato ad Iglesias e naturalizzato piemontese) nel suo piccolo assiste piuttosto divertito a ciò che sta avvenendo nella politica italiana.
Domanda. Si considera un precurosore per aver puntato sulle liste civiche in tempi non sospetti?
Risposta. Con «I moderati per il Piemonte» sono partito nel 2005 ed ora che in tanti teorizzano la riorganizzazione dei moderati e la necessità di formare liste civiche, mi viene da dire che io l’ho già fatto con un certo successo. Tra l’altro usando il web a fini politici. Nelle ultime campagne elettorali ad Asti (5%), Cuneo (7%) e Alessandria (7%) e ancora prima a Torino (10%) abbiamo speso non più di 3-4mila euro per singola campagna elettorale.
D. Mi sembra di capire che non ha sedi, non organizza eventi. In alcune città, come a Piacenza, non conosceva nessuno. Come svolge, allora, la sua attività politica?
R. Monitorando i social network e catturando le mail di persone che possono essere interessate ai problemi di politica locale. Poi, non si fa altro che stimolare il dibattito in termini seri, per esempio la viabilità, il traffico, i servizi. E si finisce con il valutare se c’è l’interesse per un coinvolgimento personale più diretto.
D. Chi è l’interlocutore tipo del suo movimento?
R. È molto varia la tipologia. Ma se si considera che il 25-30% di chi vive in una grande città oggi è single, separato, divorziato o è solo per motivi di lavoro perché la famiglia vive da un’altra parte e la raggiunge per i weekend, allora fra tutte queste persone che arrivano a sera ed accendono il pc ce ne sono tante interessate ad occuparsi seriamente di politica, a partire dal livello locale. A Torino, per esempio, la nostra consigliera comunale è la nipote di Rita Levi Montalcini, Piera che ha iniziato a far politica con noi e sta facendo benissimo.
D. Lei si colloca nel centro-sinistra come l’unico deputato indipendente del Pd.
R. Direi che sono «atipico». L’allora segretario Walter Veltroni mi ha chiesto di candidarmi ed ho chiesto di mantenere l’indipendenza legata al mio movimento. Non mi sento di certo un nominato: non sono iscritto a nessun partito. E deciderò io se tornare o no in parlamento (in tal caso si candiderebbe un altro rappresentante dei Moderati).
D. Lei è a capo di una lista civica, ma parla come un uomo di partito.
R. Noi siamo difensori dei partiti tant’è che ci collaboriamo al governo delle città. Siamo contro il grillismo: ai partiti non c’è alternativa democratica. Ma in fondo anche quella di Beppe Grillo, di cui mi sento avversario, non è anti-politica, ma è politica. Gli italiani non sono stupidi.
D. Da deputato si è mai trovato a disagio?
R. Sì, mi hanno dato del ladro, insieme ai miei colleghi, quando invece su stipendi, benefit, vitalizi non si sono mai fatti tanti tagli come in questa legislatura.
D. Che rapporto ha con il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani?
R. Ho simpatia per lui. È l’unico cui ho visto dire no ad una possibilissima vittoria elettorale perché prima viene il bene dell’Italia. Nelle primarie starei con lui anche se ho un buon rapporto con tutti i rappresentanti delle correnti del Pd. Sì, lo vedrei a palazzo Chigi dopo Mario Monti. Ha già dimostrato di saper fare bene. Chiedo solo che alle primarie ci sia un solo candidato del Pd.
D. È vero che alla Contacta, l’azienda di call center da lei fondata, ci sono 2200 dipendenti tutti a tempo indeterminato?
R. Verissimo. Oggi, io sono rimasto solo come consulente di questa azienda, ma posso dirle che non ho mai firmato un contratto co.co.pro. Lavorano tutti con contrato nazionale a tempo indeterminato.
D. Come giudica la riforma del lavoro del ministro Elsa Fornero?
R. È importantissima per evitare lo sfruttamento dei lavoratori. Non so quanto lo sia per creare posti di lavoro. Comunque non è giusto che in Italia esista la possibilità di avere la stessa mansione di un altro e di guadagnare la metà di quanto guadagna lui. Con una ciotola di riso e una palla attaccata al piede sono tutti capaci a creare lavoro. Ben venga la flessibilità e il lavoro pagato al giusto prezzo. Certi ribassi nelle gare non li vedremo più.