CARLO BERTINI, La Stampa 10/6/2012, 10 giugno 2012
La mossa del segretario Una legge per le coppie gay - Non sono passate neanche 24 ore e la campagna per le primarie già si surriscalda: con un occhio di riguardo verso la vasta comunità gay che vota a sinistra, la prima mossa che fa Bersani, dopo aver annunciato la sua candidatura, è di stampo «zapaterista», per dirla con il ciellino Maurizio Lupi
La mossa del segretario Una legge per le coppie gay - Non sono passate neanche 24 ore e la campagna per le primarie già si surriscalda: con un occhio di riguardo verso la vasta comunità gay che vota a sinistra, la prima mossa che fa Bersani, dopo aver annunciato la sua candidatura, è di stampo «zapaterista», per dirla con il ciellino Maurizio Lupi. «Non è accettabile che in Italia non si sia ancora introdotta una legge che faccia uscire dal far west le convivenze stabili tra omosessuali, conferendo loro dignità sociale e presidio giuridico», dice testuale il segretario del Pd in un messaggio ai promotori del Gay pride 2012 di Bologna. E non c’è da stupirsi se il leader Pd, insieme alla voglia di sbarazzarsi di Di Pietro ormai equiparato al «peggior Grillo», cerchi al contempo di posizionarsi al meglio per le primarie: nella convinzione che «gira la caricatura di un Pd fermo e quindi dobbiamo muoverci e prendere delle iniziative». E si può immaginare come le reazioni a questa uscita del leader Pd scaldino anime e cuori a sinistra. Ignazio Marino subito tira fuori il suo disegno di legge sulle unioni civili, Vendola quasi non crede alle sue orecchie e sfida il Pd a passare dalle parole ai fatti in Parlamento. La Concia in prima fila a Bologna se la sente di promettere che quando il suo partito tornerà a governare, saranno approvate quelle leggi a tutela dei diritti dei gay. E il Pdl, preoccupato dal disegno di Bersani di mollare Di Pietro per stringere un patto di governo con Casini, subito prova a stanare l’Udc. Che se la cava con una voce autorevole come Buttiglione: convinto che non sia necessario esser d’accordo proprio su tutto «per un programma politico di salvezza dell’Italia» e che per l’Udc un valore «non negoziabile» resterà la difesa della famiglia. E’ solo il primo effetto di una campagna che andrà avanti per tutta l’estate: il secondo è più interno al Pd. Dove la previsione di una vittoria di Bersani su Vendola e Renzi (che non mollerà la poltrona di sindaco durante la sfida) mette già in moto le fantasie sul successore per la guida del partito; visto che il vincitore delle primarie dei progressisti in base ai sondaggi è dato pure in planata verso Palazzo Chigi. Meccanismi fisiologici nei partiti e in tutte le organizzazioni verticistiche, ma che nell’era del web subiscono un’accelerazione più marcata. Non a caso il sito nato da poco Retroscena.It, sempre ben informato su tutto ciò che si muove al Nazareno, ieri mattina già riportava scenari suggestivi; che una fonte ben addentro alla stanza dei bottoni, definiva «perfino verosimile, ad oggi». E cioè che se Bersani guiderà l’esecutivo, il suo vice Letta lo potrebbe seguire al governo in un incarico di rilievo, con la Bindi e Franceschini in pole position per la poltrona di segretario, ma alle prese con un peso (diventato a quel punto massimo) come Renzi. Che nel caso ottenesse il 30-35% dei voti alle primarie, oltre a prenotare la successione a Bersani, anche da Firenze potrà gestire un tesoretto di consensi che gli varrà l’ultima voce in capitolo su nomine e cadreghe varie. Tutte fantasie premature di sicuro, ma certamente vive nella testa dei plenipotenziari, che prima di rinunciare a candidarsi alle primarie per aiutare sul campo la vittoria di Bersani, si faranno i loro conti. E se è vero che spesso il web anticipa i tempi, anche nel caso di Di Pietro basta scorrere il coro di voci dei suoi elettori sui siti Idv per capire come la voglia di mollare il Pd per «allearsi con Grillo» sia più che una richiesta, ma quasi un’ingiunzione. Che spiega la vis polemica dell’ex pm, così come la presa d’atto del Pd che «ormai Tonino ha preso un altro abbrivio».