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 2012  giugno 08 Venerdì calendario

Lo strazio di Mamma Rita il suo silenzio è un ergastolo - È solo un gran rumore di paro­le lontane

Lo strazio di Mamma Rita il suo silenzio è un ergastolo - È solo un gran rumore di paro­le lontane. Il marito è lì, a portata di sguardo. È lui che parla, gestico­la, sospira, risponde, muove le lab­bra. Rita non parla e non guarda mai nessuno, il dolore offusca tut­to. Intorno sono solo parole, suo­ni che non hanno più significato in un mondo che ha perso senso quando Melissa è morta un saba­to mattina andando a scuola. Me­lissa non c’è più. È questa l’unica cosa che rimane. Il resto è soffe­renza che non si può nemmeno mostrare. La faccia di Rita Bassi non si ve­de mai. Eppure,il giorno dopo l’ar­resto dell’uomo che ha ucciso la sua bambina con una bomba in un cassonetto, lei c’è. Con uno sforzo sovrumano partecipa an­che lei alla conferenza stampa or­ganizzata nella sala del comune di Mesagne. Quando entra in sala per prendere posto fa impressio­ne. Non dirà mai niente, occhiali scuri che non la coprono quanto vorrebbe, i capelli neri, lunghi la­sciati cadere davanti al viso, una camicia nera. Il lutto è lei, è l’abis­so, il nero cupo. Il dolore che si por­ta addosso si sente e commuove le madri, i figli, il marito Massimo, che la guarda e dice: «L’amo. Non l’ho mai amata così tanto.Solo gra­zie a lei posso andare avanti. Con lei e con il ricordo di Melissa che guai quando ci vedeva litigare». Lei che non era mai apparsa pri­ma. Non ce l’aveva fatta a esserci Rita,nemmeno il giorno del fune­ral­e e Massimo se l’era dovuta por­tata dietro dentro una fotografia. Ora è diverso, lo dice anche lui. «Un pochino abbiamo ricostrui­to ». Il coraggio di Rita è tutto lì, da­vanti agli occhi di tutti. Resta sedu­ta, inchiodata a quella maledetta sedia, lei che vorrebbe essere a mi­lioni di chilometri di distanza, lon­tano da tutti, dal rumore insoppor­tabile dei flash, delle voci, dei mi­crofoni che fischiano striduli, dal­le domande che non sente nem­meno, eppure è lì. Ferma, immobi­le, le mani nascoste sotto al tavo­lo, una bottiglia d’acqua che rima­ne chiusa, lo sguardo che non si al­za neppure una volta. Sembra una bambina Rita.Eppure c’è;a di­mostrare gratitudine perché giu­stizia è resa, un grazie immenso e silenzioso che si esprime senza bi­sogno di fare niente. Non ha altro adesso, questa madre. Non può parlare. Non ha più parole. Non ha più lacrime. Resta così, fissa e presente. Ogni tanto si volta verso Massimo, la sua realtà. Sa che nep­pure per le altre amiche di Melissa il destino è stato generoso. Veroni­ca, la sua amichetta del cuore, è quella messa peggio, ricoverata a Pisa in gravissime condizioni,l’al­tro giorno l’hanno operata per la terza volta. Le altre amiche do­vranno lottare per tutta la vita con un aspetto che non è più il loro, con pelle e capelli bruciati. Facce e corpi da rifare. «Quella persona che ha fatto tutto questo, per me non esiste, dice Massimo. So che ha figli, nipoti. Ma non può essere un padre di famiglia. Ha spezzato la mia famiglia e la sua famiglia e quella di tutti gli altri ragazzi coin­volti in questa terribile esperien­za ». E poi ancora: «Appena posso, dice il papà di Melissa, andrò a tro­vare Maurizio, il padre di Veroni­ca. Siamo amici. Lo abbraccio». Vittime bambine che con il ranco­re di quell’uomo non c’entravano niente. E sembra ancora tutto più crudele, irreale. Insensato. Quando la conferenza finisce, Rita prende congedo. Massimo è lì, è ancora la sua ancora, bastano pochi passi, lui le prende la mano, se la tira a sè. Rita è così piccola che davvero sembra una bambi­na. E il rumore si spegne.