PAOLO MASTROLILLI, La Stampa 8/6/2012, 8 giugno 2012
“Volo Parigi-Rio, il capitano era in cabina con l’amante” - Il capitano era in cabina, a dormire, o forse con la sua amante
“Volo Parigi-Rio, il capitano era in cabina con l’amante” - Il capitano era in cabina, a dormire, o forse con la sua amante. Dietro alla tragedia del volo Air France 447, che nella notte tra il 31 maggio e il primo giugno 2009 si schiantò sull’Oceano Atlantico uccidendo tutte le persone a bordo, ci potrebbe essere un caso simile a quello del capitano Francesco Schettino e la nave Costa Concordia. Lo ha rivelato il programma della televisione Abc «Nightline», anche se le autorità di Parigi frenano. L’Airbus A330 era decollato da Rio de Janeiro la sera del 31 maggio. Ai comandi c’erano il capitano Marc Dubois, un veterano che aveva 58 anni, e i due vice David Robert, di 37 anni, e Pierre-Cedric Bonin, di 32. Il volo era diretto a Parigi e trasportava 228 persone. A circa metà del viaggio, il comandante si era alzato per un turno di riposo previsto dal programma. Qualche minuto dopo l’Airbus aveva incontrato una tempesta, che altri aerei prima di lui avevano evitato perché era troppo pericolosa. In pochi minuti i sensori della velocità avevano smesso di funzionare, forse a causa del ghiaccio che si era formato all’esterno. Questo aveva provocato il disingaggio del pilota automatico, restituendo il controllo dell’apparecchio ai piloti. In quel momento ai comandi si trovava Bonin, cioè il meno esperto, con solo 2.900 ore di volo alle spalle. Nel giro di pochi secondi era entrato in crisi, perché non si era mai trovato prima in una situazione del genere. Aveva alzato il naso dell’aereo, provocandone lo stallo, ma non si era nemmeno accorto di quale fosse la situazione. Lui e il collega Robert, in preda al panico, avevano chiamato Dubois, ma il capitano ci aveva messo più di un minuto per tornare ai comandi. Quando era arrivato, la scatola nera aveva registrato questa drammatica conversazione: «Cosa sta succedendo?», aveva chiesto a Bonin. «Non lo so cosa succede», aveva risposto il vice, ormai completamente disorientato. «Abbiamo un problema - aveva detto Dubois - i display non funzionano». A quel punto l’Airbus era in fase di stallo e precipitava pancia in giù, alla velocità di 180 chilometri all’ora. Ai passeggeri era stato solo consigliato di allacciare le cinture di sicurezza. Un minuto prima dell’impatto con l’acqua Robert aveva preso i comandi, ma senza riuscire a fermare lo stallo, interrompere la caduta e recuperare il controllo. Due fonti ora hanno rivelato alla Abc che dietro al ritardo con cui Dubois era tornato in cabina di pilotaggio ci sarebbe un episodio simile a quello di Schettino. Il capitano infatti era con la sua amante, una hostess di nome Veronique Gaignard, con cui era andato a Rio. Da qui il troppo tempo passato per riprendere i comandi, che sarebbe costato la vita a tutti i passeggeri. Le autorità francesi per ora frenano. Il direttore della Bea Jean-Paul Troadec, cioè l’autorità che sta conducendo l’inchiesta, ha detto che la Gaignard non fa parte dell’investigazione, perché l’agenzia «non è interessata alla vita privata del pilota». Troadec però ha aggiunto di ritenere improbabile che la relazione del capitano abbia avuto qualche impatto sull’incidente. La pubblicazione della versione finale dell’inchiesta è attesa per il 5 luglio, e questo sta contribuendo a far aumentare le speculazioni. Ammesso che i risultati delle indagini riusciranno finalmente a chiarire tutti i misteri di questa tragedia.