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 2012  giugno 08 Venerdì calendario

Un bombarolo con lo yacht che odia il mondo - Non voglio più avere niente a che fare con mio fratello Giovanni

Un bombarolo con lo yacht che odia il mondo - Non voglio più avere niente a che fare con mio fratello Giovanni. Lui è uno che non si è presentato neanche ai funerali di mamma e papà». Uno che tiene quattro bottiglie d’acqua naturale di una sottomarca sul tavolo del giardino e una bandiera italiana, mezza arrotolata, a sventolare storta sulla testa. Uno che passa il tempo a sottolineare articoli di giornale sulla crisi, le banche e le ingiustizie. Come un’ossessione. E taglia, ritaglia, archivia. Uno che, ai bei tempi, aveva tirato fuori un miliardo e 400 milioni di lire per comprarsi una barca a forma di ferro da stiro - 16 metri - con le rifiniture in mogano. Per poi chiamarla Hale Bopp, come la cometa più luminescente e osservata della storia del ventesimo secolo. Solo che a lui, nessuno lo vede. Passa e va. Trasparente. Irriconoscibile. Giovanni Vantaggiato gira per questa terra di gente calorosa, accogliente e impicciona, come una specie di invisibile. Non parla di sé. Non chiede. Racconta niente. Né quando diventa ricco, rubando un’idea a suo padre. Né quando inizia a impoverirsi, per quelle che ritiene «solenni fregature», «ingiustizie», «cose che non devono capitare ai cristiani». Un solitario con lo yacht. Un imprenditore in crisi. Un pazzo che semina morte a casaccio. Chi diavolo è, Giovanni Vantaggiato, il bombarolo? «Siamo nati poveri e cresciuti qui, a Copertino. Quattro fratelli e quattro sorelle. Nostro padre era vivaista e sognava qualcosa di meglio per noi. E’ stato lui, circa trent’anni fa, a lanciare l’idea di buttarci nel settore dei carburanti agricoli. Mio fratello Giovanni ha preso l’idea al volo, si è presentato in prefettura e ha ottenuto la licenza a suo nome. Poi ha escluso papà». Questo racconto arriva da una piccola cucina nel centro storico del paese. Puglia interna, di masserie, strade dissestate, disordine urbanistico e meraviglie dietro l’angolo. Su un piatto appoggiato al tavolo del soggiorno, ci sono resti di melanzane e frutta di stagione. Giuseppe Vantaggiato è il fratello maggiore, «il vecchio di famiglia». Ha 73 anni, professore di matematica in pensione. Giura di sapere così poco del fratello arrestato, da non averlo neppure riconosciuto nel video registrato dalle telecamere del famoso chiosco di Brindisi, la mattina dell’attentato. «E’ pazzesco. Non mi ha neppure sfiorato l’idea che potesse essere Giovanni. Cosa ha combinato...». Forse, ed è questo il vero nodo della storia, non era nemmeno la prima volta. Giovanni Vantaggiato si riteneva truffato, e con qualche buona ragione. Fra marzo e settembre 2007 anticipa 342 mila euro di carburante a una cordata di piccoli imprenditori della zona. Gli danno assegni a garanzia. Un maresciallo dei carabinieri benedice l’accordo. Ma sono assegni scoperti. E Vantaggiato rimane con il cerino in mano. Seguono due fatti strani. Il 24 febbraio 2008, uno degli imprenditori in questione, Cosimo Parato, mentre cammina per le strade del suo paese - Torre Santa Susanna - salta in aria e si ferisce per lo scoppio di una bomba piazzata su una bicicletta. Anche in quel caso: bombole di gas, più telecomando a distanza. Nel 2010 esplode un altro ordigno contro la saracinesca di un garage, ancora di proprietà di Cosimo Parato. Già all’epoca, il nome di Vantaggiato circolava come possibile ipotesi investigativa. Ma non entra mai ufficialmente nelle indagini. Indagini che stanno tutt’ora a zero. Va avanti però il procedimento per truffa, la storia degli assegni scoperti. E si conclude il 19 aprile 2012. Parato viene condannato. Il maresciallo, prosciolto. Vantaggiato, che si era costituito parte civile, non ottiene risarcimento né previsionale, perché il giudice stabilisce che dovrà essere il tribunale civile ad occuparsene. Ora, come si può notare facilmente, la bomba che esplode davanti alla scuola di Brindisi, la bomba che uccide Melissa Bassi e ferisce cinque compagne, esplode il 19 maggio. Esattamente un mese dopo. Forse, solo una suggestione. Ma se chiedete a lui, a Giovanni Vantaggiato in persona, perché l’ha piazzata proprio lì, ecco come vi risponderà: con un’alzata di spalle. Così ha fatto davanti agli investigatori che volevano capire. Silenzio, occhi strabuzzati. E un’alzata di spalle. I silenzi di quest’uomo, in effetti, sembrano caratterizzarlo. Come le assenze. Uno che non va ai funerali e neppure alla cena di Natale con i parenti. «Sta sempre per i fatti suoi - dice il fratello Giuseppe - non dice mai niente. L’unica cosa che ho notato è un certo peggioramento delle sue condizioni economiche. Quando veniva al circolo del paese a giocare a scala quaranta, aveva un’auto di seconda mano». Nella testa del bombarolo c’è un’ossessione per la giustizia ingiusta, il resto è bianco come le pareti della sua villetta. L’ufficio al deposito di carburanti non ha nemmeno un calendario o una fotografia appesa. «Un asociale». «Un introverso». «Uno che può sembrare autistico». Non è facile trovare persone che si sdilinquiscano in sua difesa. La moglie Giuseppina sta barricata in casa, con le figlie Veronica e Serena, con i nipoti. Il fratello Antonio, gestore di un altro deposito di carburanti sulla strada parallela: «Considero mio fratello Giovanni un capitolo chiuso». La sorella Anna, medico a Foggia: «Ora mi vergogno ad uscire di casa». Antonio Leo, il gestore del bar più vicino: «In 12 anni non mi ha mai neppure salutato». Giovanni Vantaggiato è rinchiuso in una cella del carcere femminile di Lecce, in isolamento per motivi di sicurezza. «E’ disorientato», dice l’avvocato Franco Orlando. E però lunedì mattina - quattro giorni fa - si era presentato alla darsena «Puerta del Sol», a Porto Cesareo. Stava al timone con le ciabattine e la camicia sbottonata. Ha attraccato la sua «Hale Bopp» al molo più alto, dopo averla tolta dal rimessaggio. «Era identico a sempre - racconta Pasquale De Braco - silenzioso e apparentemente sereno». Si preparava alla stagione estiva, mentre tutta Italia gli stava dando la caccia.