Lucrezia Dell’Arti, Io donna, 8 giugno 2012
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IRÉNE NEMIROVKY
Bolscevichi Arrivati i bolscevichi al potere (1917) gli ebrei Némirovsky furono costretti a lasciare la casa al numero 18 della Prospettiva degli Inglesi a Pietroburgo, e a fuggire in Finlandia, poi in Svezia, poi a Parigi. Irma Irina aveva 14 anni. Nel nuovo appartamento al 115 di rue de la Pompe gli ebrei Némirovsky cambiarono nome: la madre Anna divenne Fanny, il padre Leonard Léon, la figlia Irma Irina Irène. Nazisti Di conseguenza Irène fu sempre una convinta anticomunista, una donna di destra, persino un poco fascista, sul nazismo appena perplessa, nei suoi romanzi popolati di ebrei costoro risultavano sempre avidi, avari, gretti. Giornali antisemiti, come “Candide” e “Gringoire”, la facevano ben volentieri collaborare, lei stessa potrebbe essere definita antisemita, un’ebrea antisemita, non era l’unica in quel momento e comunque nel ‘39 si fece battezzare. Il critico Brasillach – poi fucilato per aver collaborato con Hitler – la esaltava. Come immaginare che nel ’42, giunti i tedeschi in Francia, sarebbe stata costretta a confezionare con le sue mani la stella gialla, e a cucirsela in petto? Come credere che un mattino sarebbero venuti ad arrestarla? Auschwitz Morta di tifo ad Auschwitz, 17 luglio 1942, in età di 39 anni. Il marito gassato pochi mesi dopo. Avevano due figlie, scampate per miracolo al massacro. Figlie A queste figlie, di nome Denise ed Elizabeth, era rimasto un valigione, e dentro il valigione un quaderno che le due donne non osarono aprire fino all’anno 2003. Allora scoprirono, scritto in una calligrafia azzurra talmente minuta che bisognò leggerla con la lente, il romanzo Suite francese, storia delle miserie di un popolo in fuga dai nazisti, «un’opera maestra, una delle testimonianze più straordinarie che la letteratura del XX secolo abbia mai prodotto sulle tragedie della guerra e le meschinità, le infamie, le tenerezze e le grandezze che quell’esperienza catastrofica ha generato in coloro che l’hanno sofferta» (Vargas Llosa) Ragazzi «Come tu sai, ho per i ragazzi un’inclinazione da donna molto più vecchia di me» (Irène giovane a un’amica). Stupro Ed ecco come diventò scrittrice: nell’appartamento ammobiliato al 24 di rue Boissière, dove l’aveva sistemata il padre, uno di quei ragazzi la stupra. Irène cambia vita, si laurea in Letteratura comparata alla Sorbona, scrive. Moglie «Mio marito lavora in banca, si dà da fare come tutti gli uomini, mattina e pomeriggio. Che cosa fa una donna in quelle ore? Passa da un negozio all’altro, si sottopone a prove d’abito, insegue la moda. Io, invece, scrivo. Qual è la differenza in termini di perdita di tempo? Nessuna. Mio marito rincasa. Io interrompo il mio lavoro; da quel momento sono una moglie e basta… Grazie a questa combinazione fra il tempo in cui lavoro e quello in cui faccio la moglie, arrivo a un equilibrio perfetto» (anni Venti). Penne «All’inizio [di ogni manoscritto] c’era la scelta della penna stilografica... Ricordo ancora benissimo mamma seduta alla poltrona verde mentre scriveva con la sua famosa penna Bel Azur e il suo inchiostro preferito “azzurro dei Mari del Sud”. Riusciva a scrivere solo con quell’inchiostro! Ho saputo dai suoi biografi che in un primo tempo scriveva con un inchiostro nero. [...] Era mio padre che le regalava le penne stilografiche, e ciascuna aveva il suo nome» (testimonianza della figlia Denise). Lingue Sette lingue, e sognava in francese. Campagna Per Suite francese andava a scrivere in campagna, standosene tutto il giorno rannicchiata sotto un albero. La calligrafia microscopica è dovuta alla penuria di carta. Posteri «Non dimenticare mai che la guerra finirà e che tutta la parte storica sbiadirà. Cercare di mettere insieme il maggior numero di cose, di argomenti… che possano interessare la gente nel 1952 o nel 2052» (annotazioni del 1942).