Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  giugno 08 Venerdì calendario

ELEONORA

DUSE–

Lei Un metro e 58, girovita 62, gambe lunghe che D’Annunzio apprezzava (per D’Annunzio alle gambe delle donne mancavano sempre sette centimetri)

Lui D’Annunzio nel settembre 1894: stempiato, pizzetto, baffi all’insù, denti guasti, alto uno e 65, Mefistofele dal mento sfuggente.

Boito Lei stava con D’Annunzio, ma continuava a vedere Arrigo Boito.

Fragile Boito, che all’inizio non trovava qualcosa di abbastanza fragile da regalarle.

Inchiostri «All’infuori dei baci, nulla è dicibile tra di noi. Non mi rimane dunque che ripigliare in groppa me stessa» (la Duse lascia Arrigo Boito, lettera in tre colori diversi, ciascun inchiostro alludendo a un’emozione).

Tebaldo Per umiliare Tebaldo Cecchi, marito e padre di sua figlia Enrichetta, tirò fuori il seno in scena.

Flavio Andò Flavio Andò, altro attore e amante: «Bello. Per il resto, un cretino».

Wolkoff Wolkoff, ex amante, che si faceva trovare addormentato davanti alla porta.

Media Niente gioielli, niente cerone («fiamma tinta, fiamma spenta»), niente ritratti, niente interviste («di notte lavoro, di giorno riposo»), niente prove con i colleghi («costruisco il mio personaggio col pensiero»), nessuna rivelazione sulla sua vita privata («a che pro mostrare i fili della marionetta?»), niente specchi né in casa né in albergo, adopera nella vita gli abiti di scena, i vestiti le cascano però sempre o di qua o di là, «cappelli di traverso, mantelli larghi, veli lenti, bluse male abbottonate, gonne male agganciate, un guanto su e uno giù» (Ugo Ojetti), benché alla fine spenda parecchio, per esempio i mantelli viola prugna con maniche a pipistrello e tuniche in crespo bianco ricamate d’argento disegnati da Mariano Fortuny o della Maison Worth oppure nel 1904 un mantello di scena da duemila lire (duemila lire = settemila euro), ecc. Abbandono nel 1909 (menopausa), ritorno a 62 anni, teatro Balbo di Torino con La donna del mare di Ibsen, viso stanco, capelli bianchi, rughe («Se mi vogliono così…, se no ritornerò nel silenzio»).

Bianco In casa solo satin bianco, dalle linee morbide.

Nero D’Annunzio pretese che sotto portasse rasi neri lunghi fini al ginocchio, fatti cucire apposta da lui.

Azzurro Un giorno pretese «un mantello… color del lago di Pallanza alle 4 del pomeriggio». Il costumista si portò effettivamente sul lago di Pallanza e manipolò fino a raggiungere il punto d’azzuro richiesto.

Tecnica La tecnica della Duse, che «non mi consente semplicemente di recitare le parti, ma che mi costringe, del tutto contro la mia volontà, a soffrire insieme agli esseri che rappresento».

Copioni «Cupa dentro», «Triste in sé» (annotazioni della Duse sui copioni teatrali).

Fuoco «È necessario! Il fuoco! Il fuoco! Subito!» (la Duse tenta di incendiare la casa di D’Annunzio dopo aver trovato sul letto le forcine della nuova amante di lui Alessandra Carlotti Di Rudinì).

Lui «Le sofferenze che le procuro aumentano la sua bellezza morale» (D’Annunzio sulla Duse).

Lui «L’infedeltà fugace dà all’amore una novità inebriante» (D’Annunzio sulla Duse).

Arte «Quelli che pretendono di capire l’arte, non capiscono nulla».