David Kushner, GQ giugno 2012, 8 giugno 2012
L’hacker di Hollywood – L’hacker strabuzzò gli occhi mentre l’immagine riempiva lo schermo: aveva davanti, senza trucco, Scarlett Johansson, il suo inconfondibile viso in primo piano, la schiena nuda riflessa nello specchio alle spalle e, in mano, il cellulare che scattava la foto
L’hacker di Hollywood – L’hacker strabuzzò gli occhi mentre l’immagine riempiva lo schermo: aveva davanti, senza trucco, Scarlett Johansson, il suo inconfondibile viso in primo piano, la schiena nuda riflessa nello specchio alle spalle e, in mano, il cellulare che scattava la foto. «Cristo!», pensò. Un gran reperto, persino per lui. Da anni si introduceva di nascosto nelle caselle di posta elettronica dei più imporranti personaggi di Hollywood; aveva accesso a centinaia di messaggi scambiati con manager, avvocati, amici, medici, familiari, agenti, nutrizionisti. .. Aveva accumulato più informazioni riservate di chiunque altro a Los Angeles: relazioni segrete, identità nascoste, film nelle più svariate fasi di sviluppo. Eppure quell’autoritratto privato di una delle star più in vista rappresentava un passo forse più lungo della sua gamba. Chris Chaney avrebbe fatto volentieri a meno della fama da "hacker di Hollywood". All’inizio non era che un 33enne solitario in cerca di qualcosa da fare. Disoccupato da due anni, viveva in una casa diroccata di Jacksonville, Florida. Una sera del 2008, Chaney – calvizie galoppante, 130 chili di peso – stava vagando tra siti web sul cinema quando si imbattè nell’ultimo scandalo: giravano su Internet foro rubate di Miley Cyrus discinta. Chaney si accese una sigaretta indiana e ci pensò su. Non gli importava delle foto di Miley in quanto tali, bensì del tizio che le aveva rubate. Come aveva fatto? Chaney non era un hacker, aveva avuto il suo primo computer a vent’anni e non sapeva niente di programmazione. I rompicapo, però, gli erano sempre piaciuti. «Mi domandavo: quanto può essere difficile se succede così spesso?». Trovare un indirizzo e-mail era solo questione di tentativi ed errori. In un documento Word fece un elenco casuale di celebrità e per ognuna inserì nome e cognome su Gmail finché, dopo qualche giorno, non ne trovò uno valido. Forzare l’account sarebbe stato più difficile, però. Per recuperare le password dimenticate, i siti pongono spesso ai presunti utenti domande di sicurezza. Era risaputo che alcuni hacker, intrufolatisi nel telefono di Paris Hilton, avevano usato come chiave il nome del suo chihuahua. Chaney trovò quel che cercava su Internet Movie Database. Dopo aver risposto con il nome del cane alla domanda di sicurezza, assistette stupefatto all’improvviso afflusso sullo schermo del suo pc delle e-mail private di una certa star. «Fu elettrizzante». Archiviò così le e- mail di tutte le persone di cui riconosceva il nome: attrici, attori, atleti... Quindi, intervenne sull’account delle vittime in modo che gli giungesse copia di ogni e-mail ricevuta, anche dopo eventuali modifiche della password. Chaney con LE SUE PRATICHE, ebbe accesso non solo al mondo segreto delle foto sexy, ma alla vera Hollywood: gli accordi dietro le quinte e il funzionamento quotidiano del business. E a quel punto, fanatico di cinema, decise di andare più a fondo. Per "craccare" altri account di posta si informò sui colori preferiti, sui soprannomi ricevuti alle scuole elementari, sui nume- ri della social security: divenne abilissimo, anche grazie a Classmates.com e Facebook. In breve ebbe accesso alle e-mail di star come Mila Kunis, Busy Phillips, Ali Larter. E, siccome era senza lavoro e viveva grazie all’aiuto della madre e del patrigno, aveva tutto il tempo di leggerne i messaggi. Il nuovo universo di Chaney era un territorio oscuro, quello dell’intimità delle star, battuto da hacker come TrainReq e da blogger ficcanaso come Deep at Sea, anche se a volte le celebrità o certi loro amici ne sono complici. Postare foto rubate, in ogni caso, è un lavoro complicato. Nessuno può farlo, legalmente, senza il permesso del proprietario, e anche quando le star lo concedono, non vogliono che si sappia. Inoltre, quando danno l’assenso, spesso pretendono in cambio dei soldi. Si dice, per esempio, che Kim Kardashian si sia accordata con il gigante del porno Vivid Entertainment per cinque milioni di dollari. Abbastanza frequenti sono anche i caricamenti (upload) illegali su Internet, e Kevin Blatt, della Red Lighr District Video, ha trovato il modo di sfruttarli per crearsi un secondo lavoro. Oggi, le celebrità lo pagano non solo per distribuire i loro video, ma anche per impedirne la diffusione via Internet. Una volta è staro condotto, bendato, in un luogo segreto, dove gli è stato mostrato un filmato di sesso con Colin Farrell, poi ha fatto da intermediario tra gli avvocati di Farrell e i ricattatori per la consegna del video. A un profano, il ruolo di Blatt potrebbe sembrare pregiudicato da un conflitto di interessi, se non dall’ombra dell’estorsione. Le star, però, la pensano diversamente: Blatt svolge un servizio essenziale nell’era digitale. Pur non essendo mai staro un appassionato di gossip, Chaney restò affascinato dalla vita segreta delle sue vittime famose. «Tutti stavano con tutti, prima o poi», dice. E a un certo punto si ritrovò a leggere della separazione di Scarlett Johansson da Ryan Reynoids, ben prima che se ne parlasse sui tabloid. «Discutevano, direi, di come dividersi le cose», ricorda. Mobili, foto, souvenir... Tra le scoperte più sorprendenti ci furono alcune e-mail esplicite inviate da uomini ai loro partner segreti. «Gente che aveva un’immagine pubblica di un certo tipo, ma che in privato era tutta diversa». Chaney vide anche centinaia di immagini proibite: secondo le sue stime, erano al 60% foto di nudi, perlopiù autoscatti con il cellulare. All’inizio di novembre del 2010, mentre curiosava nella posta di Simone Harouche, stilista delle star, inciampò in alcune foto di Christina Aguilera che, in un camerino, indossava poco più di un paio di copri capezzoli d’argento. Chaney scelse un tizio a caso su un forum di fans e gli scrisse dicendo che conosceva "uno" in possesso di foto rubate della cantante. Non è che, magari, voleva dare un’occhiata? Appena spedite le foto, Chaney fu preso dal panico. Che cavolo sto facendo?, pensò. Aveva usato un account di posta fasullo, ma lui non era capace di cancellare le tracce. L’8 dicembre, su TMZ, uscì un titolo: Christina Aguilera: qualcuno ha rubato le mie foto sexy private. Quando Chaney vide le foto on line, «fu come un pugno allo stomaco», ma anche un po’ inebriante. Ricevette, di lì a poco, una mail da un misterioso hacker, TrainReqSucks, che voleva le foto ed era ansioso di metterlo in contatto con degli acquirenti. Chaney all’inizio rifiutò, ma lo sconosciuto lo convinse a dargli un saggio di quel che aveva. Chaney aveva la merce più ambita nel settore: le foto della Johansson, a letto, in topless e altre ancora. Scelse quella che gli pareva la più casta, detta da lui «la foto del culo». Di nuovo, panico all’invio e nodo allo stomaco quando vide on line la foto semi-scarabocchiata con Photoshop. «Le ho scarabocchiare io», gli disse TrainReqSucks. Se quelli di TMZ avessero pagato a sufficienza, lui avrebbe dato loro l’originale. Per la sorpresa e il sollievo di Chaney, la foto fu giudicata un falso. TrainReqSucks lo mise ugualmente in guardia: «Devi imparare a coprirti il culo. Ti sono tutti addosso». Chaney non sapeva se si trattasse di un bluff, ma non riuscì comunque a smettere. Si mise in contatto con il blog Deep at Sea, che pubblicava foto trovate sul web. Sapendo che il blogger aveva un debole per Renee Oisread, ed essendosi imbattuto da poco in una serie di foto dell’attrice in maglietta sotto la doccia, con un vibratore celeste, decise di spedirgliele, raccomandandogli di non pubblicarle. CHANEY DORMIVA LA MATTINA dell’11 febbraio 2011, quando l’Fbi fece irruzione in casa sua. «Sono felice che siate venuti», disse loro. «Da solo, non sarei riuscito a smettere». Gli agenti però non lo arrestarono: gli confiscarono il computer, consigliandogli di aiutarli a prendere i suoi complici. Chaney accettò di collaborare e fu lasciato in pace, ma con il timore che potessero arrestarlo da un momento ali altro. E il momento arrivò a settembre, quando lesse su Internet che i nudi integrali della Johansson erano diventati di pubblico dominio, questa volta senza scarabocchi. Il 14 settembre, un sedicente Mr. Green aveva inviato due nudi dell’attrice a Nik Richie del sito The Dirty: «Era roba da un milione di contatti», dice Richie. Chaney era sconvolto. Lui sostiene di aver spedirò una sola fotografia. Da dove arrivavano le altre? Era convinto, perciò, che presto sarebbero arrivati a portarlo via. Il 12 ottobre, infatti, arrivarono. Corse ad aprire e, non appena fu circondato, la stanza cominciò a girare e a sprofondare nel buio. Chaney svenne e al risveglio si ritrovò famoso a sua volta. Sbirciando da dietro le veneziane, vide i paparazzi accampati davanti casa. Ogni volta che usciva gli sciamavano intorno. «Ha qualcosa da dire a Scarlett?», gli gridavano. In tribunale, il 1° novembre 2011, Chaney, paonazzo, era chiaramente a disagio. «Credo che ora la gente si ricorderà il mio nome, ma io tornerei volentieri indietro». Alla fine, si è dichiarato colpevole di nove reati, rischia 60 anni di prigione e multe per 2,5 milioni di dollari. Ha forzato gli account di posta di 50 celebrità. Da quando Chris è diventato oggetto di pettegolezzi su Internet, il traffico di foto rubare è entrato un po’ in crisi. Dopo un periodo di torpore, però, questa primavera si è saputo di presunte foto rubate di Olivia Munn e di Christina Hendricks. Chaney, intanto, è tornato a Jacksonville, e i suoi familiari si domandano che cosa lo abbia spinto a fare quel che ha fatto. Sua madre non riesce a parlare di lui senza piangere. «Ho il cuore a pezzi, perché non è il mostro che hanno dipinto», dice di fronte a lui. «Un giornalista, alla tv, lo ha descritto come un viscido». Chaney alza gli occhi verso di lei. I paparazzi, in effetti, lo ave- vano beccato in una giornata no. «Non mi radevo da un po’, mamma. Forse sembravo davvero un po’ viscido».