Marco Vitale, il Fatto Quotidiano 7/6/2012, 7 giugno 2012
UMILIATI DAL FORMIGONISMO
La richiesta di dimissioni di Formigoni è patetica. Essa sembra trasmettere il messaggio che, una volta cambiato Formigoni, con un presidente un po’ meno sbarazzino, tutto andrebbe a posto. E invece no. La nostra Regione sta soffocando, stretta da una morsa di malaffare dalle radici profonde, radicate, diffuse, organizzate.
Ma la misura è colma. Non è più possibile tirare di fioretto, dove si usa la lupara. A lupara,
lupara. Il popolo lombardo deve smetterla di farsi prendere in giro. E cosa è se non una presa in giro, un presidente della Regione che dice: dimostratemi che Daccò e altri intermediari abbiano tratto indebiti vantaggi dalla mia conoscenza? Ma come: questi “brasseurs d’affaires”, personaggi del tutto inutili in una amministrazione pubblica corretta, hanno guadagnato decine di milioni di euro; dalla fondazione Maugeri sono stati pompati fuori, attraverso consulenze assurde e comunque in-giustificate, oltre 50 milioni di euro; il San Raffaele fallisce; un operatore privato che, sulla sanità lombarda ha costruito in pochi anni un impero, se lo aggiudica con un rilancio che ha lasciato esterrefatti tutti gli esperti, e Lei, presidente Formigoni, chiede ulteriori prove, di una mala gestione globale? Questa è pura e semplice presa in giro. Come presa in giro è anche affermare che la sanità lombarda è la migliore. È vero. Per ora è migliore di quella calabrese, siciliana, campana. Ma solo perché ha dietro le spalle cinquecento anni di buona sanità, senza il gioco delle tessere CL. Ma andando avanti così, finiremo come le nostre sventurate regioni meridionali, in tempi più brevi di quanto pensiamo. Andiamo sul concreto. L’ospedale civile di Brescia, quindici anni fa, era un gioiello. Dal Policlinico di Milano si guardava a esso come a un modello. Oggi, dopo investimenti colossali e, per molti, sospetti si è grandemente svuotato di eccellenze mediche. Nel frattempo si sono moltiplicati i presidi sanitari e i pronti soccorso privati in città, in misura che esperti giudicano esagerata e in-giustificata. Mentre nel reparto di Ortopedia del Civile i muri sono stati ripetutamente oggetto di queste scritte: “Piana e Jaquet – Associazione a delinquere – Abuso in atti d’ufficio – Falso ideologico – Peculato”. I destinatari di questa scritta (primario di ortopedia e direttore sanitario, nonché moglie del suddetto) hanno doverosamente denunciato la cosa ai carabinieri. Auguriamoci che questi facciano sollecitamente luce sugli aspetti penali. Nel frattempo, però, se c’è ancora una qualche forma di ministero della Sanità (cosa di cui è lecito dubitare) chiediamo un’indagine amministrativa sulla sanità bresciana e su come e perché si è arrivati a queste forme di esasperazione.
Sempre a Brescia ha sede la A2A, frutto di una fusione tra due società che erano, forse, le principali società lombarde. Negli ultimi anni essa è stata oggetto di una distruzione di valore di oltre 2 miliardi di euro, ha accumulato un debito non sostenibile di 5 miliardi di euro; eppure si sta procedendo come se nulla fosse e i responsabili di questo disastro sono, sembra, confermati ai loro posti, anzi rafforzati. Non so se c’è qualcuno in grado farlo, ma se c’è, promuova un “audit” serio su A2A e soprattutto sull’affare Montenegro, dove è stato sperperato un miliardo per “vendere energia a pastori morosi e ad aziende insolventi in uno di quegli Stati che la rivista Linus ha definito “Stati mafia”” (Tedeschi). Questo non c’entra direttamente con la Regione. Ma c’entra con CL che ha, nella Regione, il suo nefasto centro di potere politico. L’attuale CL, almeno quella che si è impadronita della sanità e di altre attività economiche fondamentali e che coincide, che lo si voglia o no, con il formigonismo, è disastrosa per Milano e per la Lombardia, come lo furono, secoli fa, gli Umiliati nella parte finale della loro parabola. O mettiamo seriamente ordine in queste cose, o rassegniamoci a finire come la Calabria o come Gela. Altro che “spending review” e simili baggianate.