Fabrizio Forquet, Il Sole 24 Ore 6/6/2012, 6 giugno 2012
L’AMBIZIONE DA RECUPERARE
Oggi è come se ci fosse un doppio Mario Monti. Lo stimato e attivo mediatore in Europa e oltre Atlantico, capace di far sentire forte la voce dell’Italia al tavolo dei grandi, e un suo alter ego che da Palazzo Chigi fatica, tra le spinte centrifughe della sua strana maggioranza, a tenere in piedi il senso di un disegno strategico per il Paese. L’importanza e l’urgenza di un’azione europea per fronteggiare la crisi non può essere sottovalutata. E il Sole 24 Ore continuerà nei prossimi giorni a tenere alta la pressione sui vertici dell’Europa perché le decisioni non siano ancora una volta rinviate o annacquate. Ma nello stesso tempo non può prevalere a Roma, nelle scelte interne, una sorta di rassegnazione che si traduce in una politica rinunciataria e di corto respiro. Il dato di ieri sulle entrate fiscali, con incassi per lo Stato inferiori di 3 miliardi e mezzo rispetto alle attese, sono l’ennesimo segnale di un quadro complessivo che è sempre più a rischio. Non c’è rigore possibile sui conti se non ci sarà un ritorno alla crescita in tempi brevi. Perciò le anticipazioni sul decreto sviluppo che il governo sta preparando sono preoccupanti. Un provvedimento che nasceva ambizioso è stato, di bozza in bozza, sempre più alleggerito in seguito alle obiezioni della Ragioneria. Come raccontano all’interno Carmine Fotina e Marco Mobili, nell’ultima versione il credito d’imposta per la ricerca è stato limitato alle nuove assunzioni. E soprattutto il ministero dell’Economia sta spingendo per introdurre il cosiddetto rubinetto: chi prima arriva ha diritto al bonus, per tutti gli altri solo una lista d’attesa nella speranza di un rifinanziamento. Niente da fare poi per l’atteso ampliamento della possibilità di compensare i crediti Iva. Sembra resistere, ed è un bene, il rafforzamento degli sgravi sulle ristrutturazioni edilizie. Ma uno stop è arrivato anche sull’estensione delle Srl semplificate. Sugli incentivi, infine, solo un riordino in cui è difficile individuare linfa nuova. Il rischio di un buco nell’acqua è concreto. Come quello di un avvitamento verso il fondo tra bassa crescita e rigore fiscale. Il trend va invertito. E sarà certamente fondamentale in questo senso ottenere dall’Europa quella golden rule che possa dare un po’ di ossigeno agli investimenti. Ma non si può prescindere, se davvero vogliamo recuperare fondi per la crescita, da una coraggiosa azione sul fronte dei tagli alla spesa pubblica. Ieri la Corte dei Conti ha rilanciato l’allarme della Banca d’Italia sul livello della pressione tributaria ormai incompatibile con qualunque strategia di sviluppo. E ha anche rammentato al Governo la promessa di spostare il peso fiscale dal lavoro e dalle imprese ai patrimoni. Non può bastare perciò una spending review che dovesse limitarsi, come appare dalle dichiarazioni di autorevoli esponenti di governo, a scongiurare il già previsto aumento dell’Iva. Serve di più. Lo ha detto il Governatore, lo hanno ribadito i magistrati contabili: bisogna liberare risorse per avviare un credibile percorso di riduzione della pressione fiscale. È vero: non ci sono ricchezze nella pubblica amministrazione da recuperare con facilità. Ma se la spesa corrente è aumentata nell’ultimo decennio di 200 miliardi, passando – dati Istat – da 518 miliardi a oltre 700, uno spazio di intervento non banale evidentemente c’è. Non c’è crescita possibile con la cattiva spesa pubblica. Un bel grafico pubblicato da lavoce.info fa vedere come i Paesi europei in cui più è cresciuta la spesa nell’ultimo decennio sono proprio quelli che oggi conoscono la recessione peggiore. Il ministro Giarda ha fatto un gran lavoro di approfondimento sulle dinamiche della spesa italiana, ora però tocca a Monti la responsabilità politica di scelte forti per recuperare le risorse da investire in crescita. Ascolti coloro di cui si fida, ascolti il Governatore Visco, ascolti la Corte dei Conti e si scuota dal torpore in cui sembra caduto. C’è in Italia una partita ancora tutta da giocare. È fatta di riduzioni di spesa, alleggerimenti fiscali, misure per la crescita. Il decreto per lo sviluppo e la spending review sono carte che non vanno sprecate.