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 2012  giugno 07 Giovedì calendario

UNO TSUNAMI PER SILVIO E ANCHE ALFANO SI RIBELLA "FERMATI, VA TUTTO A ROTOLI"


ROMA - A un passo dalla disgregazione del partito, ieri Angelino Alfano ha finalmente affrontato di petto il Cavaliere. Un faccia a faccia teso, a palazzo Grazioli, durante il quale, riferiscono i pochi che sanno, il segretario ha posto una condizione precisa per proseguire il suo mandato: «Ora basta parlare di liste civiche e di spezzatino del Pdl. Se non vuoi che salti tutto devi fermare immediatamente queste voci».
La situazione è critica, l´esplosione finale è dietro l´angolo. Ed è tanto grave da aver costretto un solitamente prudente Schifani a vergare una lettera accorata contro lo «sfilacciamento» del Pdl e l´ondivagare fra tentazioni grilline, Santanché, ribellismi vari e sostegno imbarazzato a Monti. Un documento in cui si invita il segretario a «guadagnarsi l´autonomia necessaria», che suona come un invito a liberarsi dalla tutela non solo dei vari Verdini e La Russa, ma anche dello stesso Berlusconi. Nel partito sono certi che, alla base dell´iniziativa del presidente del Senato, ci sia anche la preoccupazione crescente del capo dello Stato per il caos del Pdl e i riflessi negativi che questo getta sul governo. Ma dalla presidenza del Senato arriva una netta smentita: «I rapporti fra Schifani e Napolitano sono ottimi, la lettera al Foglio non c´entra nulla».
Nell´ultima settimana la tensione fra il delfino designato e il padre-padrone del partito ha già raggiunto il livello di guardia quando Berlusconi ha proposto l´uscita dell´Italia dall´euro o la stampa di banconote da parte della Zecca. Una proposta «improvvida» per Alfano che ha preteso dal Cavaliere un´immediata smentita. E di fatti la retromarcia c´è stata, seppur tardiva, ma essere stato costretto a smentirsi non è affatto piaciuto all´ex premier. Che, anzi, aveva attentamente calibrato la sua "provocazione" con l´idea di monitorarne l´effetto sull´elettorato di riferimento. «Stavamo avendo un ottimo riscontro - spiega una fonte vicina al Cavaliere - ma poi quella retromarcia imposta dal segretario non è piaciuta a nessuno: sul web è stata una carneficina».
Il fatto è che l´ex premier non ha alcuna intenzione, nonostante le smentite di ieri (non a caso è stato Alfano a comunicare «l´opinione di Berlusconi» circa la sopravvivenza del Pdl in quanto tale), di abbandonare il suo progetto di lista civica. Il "casting" affidato a Maria Rosaria Rossi prosegue, Bertolaso è lanciatissimo nell´organizzazione. Certo anche ieri, nell´incontro con il segretario Berlusconi ha ripetuto che non intende rottamare il partito. «La mia idea - è il ragionamento proposto davanti ad Alfano - è circondare il Pdl di una ghirlanda di liste civiche che possano essere appetibili per chi non ce la fa più a votare un partito. Faremo una federazione dei moderati ma senza Casini». Rassicurazioni che non hanno convinto affatto. Né il segretario né, soprattutto, i vari capicorrente. I quali hanno ormai avvertito la spiacevole sensazione di avere un bersaglio disegnato dietro la schiena. E si muovono di conseguenza immaginando un futuro in proprio nel caso il Pdl dovesse davvero scomparire. Ignazio La Russa e Giorgia Meloni immaginano ad esempio una sorta di rifondazione missina, una "reunion" di destra aperta a Storace. Anzi, si dice che La Russa sia andato proprio da Storace, dopo l´appello di Marcello Veneziani sul Secolo, a sondarne le intenzioni «nel caso che.. ». Di Franco Frattini, una colomba sempre più in sofferenza per le prese di posizioni anti-Monti dei suoi compagni di partito, si dice che stia puntando a fare il segretario generale della Nato. Ieri hanno formalizzato la nascita della loro associazione «Per un´altra Italia» undici deputati del Pdl, pronti a mollare gli ormeggi. Tra loro, oltre ai promotori Stracquadanio e Bertolini, figurano Mariella Bocciardo, ex moglie di Paolo Berlusconi,, Giuseppe Cossiga, Giustina Destro e l´ex avvocato del Cavaliere, Gaetano Pecorella. Giuseppe Pisanu, rimasto «avvilito» per l´uscita sull´euro, nelle prossime ore avrà un ultimo confronto con il Cavaliere per capire anche lui la direzione da prendere.
In questa torre di babele, Alfano sa che ha ormai poco tempo a disposizione per provare a immaginare qualche contromisura prima che tutto deflagri. E in realtà un piano d´emergenza il segretario ce l´avrebbe anche, elaborato negli ultimi giorni insieme a Maurizio Lupi, Luigi Casero, Andrea Augello, Maria Stella Gelmini e pochi altri fidati consiglieri. E lo vorrebbe rendere noto a breve. L´idea è quella di convocare un appuntamento largo di partito, una Direzione o l´assemblea nazionale. In quella sede elaborare e lanciare quattro o cinque condizioni da presentare a Monti per restare in maggioranza. «Un programma degli ultimi 100 giorni», da portare a palazzo Chigi per vincolare il proprio sostegno all´accoglienza o meno di quelle proposte economiche. Oltre a questo, Alfano ormai ha deciso di liberarsi della vecchia guardia. Intende procedere una volta per tutte all´azzeramento di tutti gli incarichi, dai tre coordinatori in giù. Per poi nominare una segreteria snella, composta dagli attuali quarantenni con innesti di giovani e formattatori. Ma i suoi in queste ore gli stanno consigliando di osare, di abbattere davvero tutti i vecchi totem. «Dobbiamo eliminare anche l´inutile e pletorico ufficio di presidenza, che si rivelerebbe un doppione inutile». Un gesto inaudito, perché significherebbe prendere di petto l´unico vero ostacolo alla sua leadership: Silvio Berlusconi.