Francesco Viviano; Carlo Bonini, la Repubblica 7/6/2012, 7 giugno 2012
PRESO IL KILLER DI BRINDISI
(due articoli)
«Quel bastardo, l´abbiamo preso. Gli abbiamo dato la caccia per giorni e giorni e finalmente ora l´abbiamo scovato. È lui, è lo stesso uomo del filmato, a casa gli abbiamo trovato gli stessi occhiali da vista che indossava quella mattina quando ha premuto il telecomando per far esplodere le tre bombole che hanno ucciso Melissa».
«All´inizio ha negato, ma contro di lui ci sono prove schiaccianti». Non nasconde la sua soddisfazione e quella di tutti gli altri colleghi (poliziotti, carabinieri, della squadra mobile di Brindisi, del Reparto operativo dei carabinieri, dello Sco e dei Ros) l´investigatore che ieri mattina ha bussato alla porta di Giovanni Vantaggiato, 68 anni, titolare di un deposito di carburanti a Copertino paese a una trentina di chilometri da Lecce. «Che volete? Io non ho fatto niente», ha detto al poliziotto e al carabiniere che erano andati a prelevarlo per portarlo in questura. A Lecce, lontano da Brindisi, per motivi di sicurezza. Poi, quando da persona informata dei fatti diventa indagato e viene chiamato il suo avvocato, Giovanni Vantaggiato infine confessa: «Sì sono stato io».
Non aveva detto nulla, fino a tarda sera, continuava a negare, ma poco dopo le 23 il procuratore di Lecce Cataldo Motta e i sostituti Di Nozza e Cataldi, firmano un provvedimento di fermo con l´accusa di strage, per avere ammazzato Melissa Bassi, studentessa di 16 anni, e sfregiato a vita altre due ragazzine. Erano le 7.42 del 19 maggio quando esplosero le tre bombole a gas piazzate davanti alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi. Ora, quasi venti giorni dopo, Vantaggiato è davanti agli inquirenti che lo incalzano per ore. E alla fine, quando loro interrompono l´interrogatorio per interrogarlo nuovamente alla presenza del suo avvocato, Giovanni Vantaggiato crolla e fa le prime ammissioni: «Sono stato io».
La svolta che ha portato all´individuazione dello stragista è arrivata ieri mattina, poco dopo le 11. Sono state le sue automobili a tradirlo. Una Fiat Punto di colore bianco che era stata filmata dalle telecamere di via Palmiro Togliatti, viale Aldo Moro e via Galanti alcuni giorni prima della strage, e una Hyundai Sonica azzurra. La prima, la Fiat Punto, è stata utilizzata per un sopralluogo. C´è chi dice anche la notte del 18 maggio, per trasportare le tre bombole di gas e l´innesco. Lui nega pure questo: «Non vado a Brindisi da mesi, non ci metto piede da moltissimo tempo. Quella mattina ero qui, a Copertino nel mio deposito di carburante». Non sa ancora però che la sua auto è stata intercettata dai filmati delle telecamere nella vie adiacenti alla scuola. Mentre la mattina dell´attentato le telecamere riprendono la Hyundai azzurra. Entrambe le macchine sono della sua famiglia. La prima usa prevalentemente la moglie, l´altra lui.
Ma Vantaggiato continua a negare. Poi i magistrati gli fanno notare che le immagini, quelle delle telecamere del chiosco davanti la scuola che lo riprendono mentre fa avanti e indietro e mentre schiaccia il pulsante della morte diffuso da tv e siti internet il giorno dopo l´attentato, corrispondono ai suoi tratti somatici. «Sì, mi somiglia molto, ma quell´uomo non sono io», dice balbettando Giovanni Vantaggiato. «Non sono io, io non ho fatto nulla», continua a ripetere. Ma per chi indaga quel filmato lo inchioda alle sue responsabilità. «L´abbiamo visionato e radiografato decine e decine di volte e stamattina (ieri per chi legge, ndr) quando siamo andati a prelevarlo siamo rimasti sconcertati. Era lui. Tutto corrisponde, anche il tipo di occhiali da vista che indossava quella mattina e che oggi, quando lo abbiamo invitato in questura, ha tentato di nascondere. Un tentativo quasi automatico che però non è servito a nulla. Non solo tutto corrispondeva, altezza e peso per esempio, ma anche l´andatura, la sua camminata particolare con quel braccio destro che tirava sempre i pantaloni in su e lo ha fatto anche mentre lo interrogavamo».
Ma c´è di più, ci sono alcune intercettazioni ambientali e telefoniche che hanno confermato i sospetti degli investigatori, alcune conversazioni con la moglie di Giovanni Vantaggiato dove si intuisce che anche lei sapeva. E c´è un precedente: l´uomo era già stato sospettato di essere il responsabile di un attentato . Il 25 febbraio del 2008 era finito nel mirino degli inquirenti perché ritenuto responsabile di aver piazzato esplosivi sul cestino della bicicletta di Cosimo Parato, a Torre Santa Susanna, vicino Francavilla Fontana. Insomma per gli inquirenti il caso è chiuso e se si sono sbilanciati fino a questo punto vuol dire che non hanno più dubbi su chi sia il responsabile della strage il 19 maggio scorso. A tarda notte, stremato dagli interrogatori e dalle prove schiaccianti nei suoi confronti, Giovanni Vantaggiato dopo aver confessato inizia a raccontare. In realtà non avrebbe voluto colpire la scuola, ma il non lontano Tribunale, per via di un vecchio processo vissuto come un affronto: forse una truffa subita da 300mila euro per una fornitura di carburante.
Francesco Viviano
DICIOTTO giorni di caccia all´uomo finiscono come erano cominciati. Con le immagini in bianco e nero di telecamere a circuito chiuso. Quelle che avevamo mandato a memoria, mostravano il lupo schiacciare il pulsante dell´inferno al riparo di un chiosco. Quelle che, ieri, gli hanno dato un nome, mostrano due macchine in movimento. Una Fiat Punto e una Hyundai.
SONO le auto su cui ha viaggiato questo benzinaio di 68 anni da Cupertino (Lecce), che di nome fa Giovanni Vantaggiato. La notte del 18 maggio per trasportare il suo carico di morte, le tre bombole di gas armate con un congegno a distanza. La mattina del 19, per tornare sul marciapiede della strage e finire il suo lavoro di morte.
È andata insomma come gli investigatori avevano immaginato. Ci sarebbero voluti del tempo e la pazienza di sfinirsi in un lavoro di verifica certosino (14 mila gli accertamenti conclusi fino a ieri) per arrivare al dettaglio che avrebbe tradito il lupo. E quel dettaglio, appunto, è arrivato ancora una volta da telecamere fisse di sorveglianza. Questa volta quelle in servizio per il controllo della viabilità cittadina in un quadrante urbano adiacente alla scuola Morvillo-Falcone. La notte del 18 maggio - in un orario compatibile con le due testimonianze che ricorderanno un uomo vestito con abiti scuri e un cappello armeggiare con un bidoncino di plastica trasparente intorno alla scuola - le telecamere catturano l´immagine di una Fiat Punto che si dirige verso la zona della scuola. Della macchina sono riconoscibili il numero di targa e una caratteristica della carrozzeria che la rende inconfondibile. Poco dopo, una terza telecamera di un esercizio commerciale in una via adiacente alla scuola, mostra quella stessa Fiat parcheggiata. Non si legge la targa, ma la macchina, grazie al dettaglio della carrozzeria, è la stessa. La Punto, intorno alle 3 del mattino, è di nuovo catturata dalle telecamere della viabilità. Marcia in senso inverso, per ritornare dalla direzione da cui proveniva.
È un dato, di per sé non decisivo. Ma che diventa cruciale con altre immagini. Quelle di un´altra macchina. Una Hyundai. Ripresa ancora una volta dalle telecamere della viabilità cittadina intorno alle 7 del mattino, proviene dalla stessa direttrice percorsa la notte prima dalla Fiat Punto. E dopo le 8 (la strage è delle 7.42), percorre la strada in senso inverso. Alla verifica degli investigatori appare immediatamente chiaro che non è una macchina qualunque. Perché la Hyundai e la Fiat sono legate da un dettaglio decisivo. La prima è intestata a Giovanni Vantaggiato, 68 anni all´anagrafe, di mestiere distributore di carburanti anche per uso agricolo in quel di Copertino, provincia di Lecce. La Fiat è intestata o comunque in uso alla moglie, una donna di 65 anni.
Non c´è evidentemente spiegazione logica alternativa alla presenza di quelle due macchine, e per giunta in quegli orari decisamente particolari del 18 e del 19 maggio, che non la considerazione che siano legate a quanto accade sul marciapiede che guarda la scuola. Non c´è ipotesi che possa giustificare un motivo plausibile per cui una coppia di anziani coniugi dovrebbe con il loro "parco auto" domestico aggirarsi nel cuore della notte del venerdì e all´alba del sabato, in una città - Brindisi - lontana dalla campagna del leccese in cui vivono. E per giunta, in un quartiere di scuole e tribunali. La sola spiegazione - concludono gli investigatori - è che Giovanni Vantaggiato sia il lupo che cercano. E che quel cambio di auto sia servito come tentativo di non lasciare traccia evidente della sua presenza sulla scena del crimine.
Afferrato dunque il filo decisivo, come in ogni matassa da sbrogliare, il resto viene da sé. E con una sequenza di evidenze che appaiono subito cruciali. A cominciare dalle celle telefoniche che nei giorni prima della strage collocano il cellulare dell´uomo nella zona della scuola. Per non dire delle sue fattezze. Che per età, altezza (1 metro e 60), modo di camminare, lineamenti, paiono subito collimare con ragionevole certezza con le immagini mostrate dalle riprese della telecamera del chiosco al momento della strage. Anche il suo mestiere dice qualcosa: distributore di carburanti. Una circostanza che spiega il perché della scelta rudimentale delle bombole di gas quale ordigno. Infine, l´ultimo dettaglio. Quando, ieri, polizia e carabinieri bussano alla sua porta, prova goffamente a nascondere il paio di occhiali che aveva sul volto la mattina della strage. Anche quelli fissati dalle immagini della telecamera del chiosco.
Il resto è cronaca della notte. Di un interrogatorio cominciato dopo le 23, con le prime confuse ammissioni che - riferiscono fonti investigative qualificate - sembrerebbe essere il preludio di una confessione.
Carlo Bonini