Giampaolo Visetti, la Repubblica 7/6/2012, 7 giugno 2012
IL RISCHIO CRAC DELLA GRECIA SPAVENTA LA CINA UN PIANO DI EMERGENZA PER REGGERE IL COLPO
dal nostro corrispondente
PECHINO - La Grecia spaventa anche la Cina: ma dietro ad Atene, Pechino vede profilarsi l´ombra di Usa e Giappone. La seconda economia del mondo, dopo giorni di smentite, ha ammesso che sta preparando un piano d´emergenza per assorbire l´uscita dalla zona euro della Grecia. A spaventare il Dragone non è però solo la crisi della Ue e il possibile default greco: pesa prima di tutto «l´effetto a catena», il contagio, che dall´Europa comincia ad arrivare negli Stati Uniti, a Tokyo e in tutta l´Asia. Di questo hanno discusso ieri al telefono il responsabile dell´Economia cinese Wang Qishan e il segretario al Tesoro americano Timothy Geithner, decisi ad unire le forze delle prime due economie del pianeta per fare pressing su Bruxelles, Francoforte e Berlino. Colloquio tanto più importante, nonostante il momento nero delle relazioni politiche tra le due sponde del Pacifico, perché successivo all´incontro del presidente Hu Jintao e del premier Wen Jiabao con il leader russo Vladimir Putin, nella capitale cinese per il vertice tra i Paesi asiatici e per sancire l´asse energetico Mosca-Pechino. L´annuncio shock del «piano B» cinese, per resistere ad un euro senza Atene, è stato dato dalla Commissione nazionale per lo sviluppo. «Stiamo lavorando - ha detto il direttore Wang Haifeng - allo scenario peggiore di una Grecia fuori dall´euro entro fine anno». I media di Stato hanno definito le conseguenze «pesanti e imprevedibili». Nei mesi scorsi Pechino è corsa in aiuto di Atene, tentando di prevenire il disastro. Ha acquistato il porto del Pireo e prestato montagne di yuan per salvare banche e imprese. Le elezioni del 17 giugno sono considerate l´ultimo appello anche in Oriente: se il voto greco non contribuirà ad allontanare l´euro dal baratro, la Cina varerà «piani straordinari di salvataggio» ben più consistenti dell´annunciato «stimolo alla crescita». Per Pechino l´euro vale il 20% delle riserve in valuta straniera e la Ue è il primo partner commerciale.
Fino ad oggi la crisi dei debiti sovrani, con lo stop alla crescita, ha causato la frenata dell´export cinese e il raffreddamento del Pil, che nel 2012 non supererà il più 8%. Una zona euro amputata, prima la Grecia, poi magari non solo la Spagna, secondo Pechino potrebbe accelerare un´altra stretta del credito, il default dei fondi sovrani e la svalutazione della moneta unica. Wang Qishan e Geithner hanno così convenuto ieri che una Ue senza prospettive di crescita stopperebbe la fragile ripresa Usa e affonderebbe il Giappone, dissaguando i primi partner d´affari della Cina dopo l´Europa. Anche per Pechino però l´effetto sarebbe peggiore del crac Lehman Brothers del 2008: la banche cinesi dovrebbero aprire i rubinetti e riaccumulare debiti, il governo sarebbe costretto a rivedere il pacchetto salva-Stato e lo yuan subirebbe un pericoloso apprezzamento.
«La Grecia è un pesce piccolo - ha commentato il Quotidiano del Popolo - ma se manca può far morire di fame la balena». Pechino teme che uno yuan rafforzato su euro, dollaro e yen, indotto da una zona euro in asfissia, sia il virus più pericoloso per la sua economia fondata sull´export, capace di moltiplicare poi «l´effetto-rimbalzo della crisi in Occidente». L´esposizione cinese con la Grecia è limitata, ma veder fallire il tentativo di salvataggio induce scetticismo su operazioni in altri Paesi Ue, Italia compresa, ed espone il governo di Pechino a critiche interne senza precedenti. Mercati e grandi gruppi privati accusano il partito di aver buttato soldi all´estero, come in Portogallo e in Spagna, invece di concentrarsi sull´espansione dei consumi interni. Anche Hong Kong si prepara all´uscita greca dall´euro: e le Borse asiatiche, alla ricerca di capitali, già scommettono «su un rapido deterioramento del contesto macroeconomico scatenato da Atene».